Kadanuumuu: il nonno di Lucy
La rivista PNAS pubblica la descrizione del recente ritrovamento di un individuo fossile appartenente alla specie Australopithecus afarensis, quella a cui appartiene la celeberrima Lucy (nella foto), conservata al Museum of Natural History di New York. Questa volta si tratta di individuo di sesso maschile, battezzato Kadanuumuu che nella lingua Afar dell’Etiopia, nazione in cui è stato ritrovato (allo stesso […]
La rivista PNAS pubblica la descrizione del recente ritrovamento di un individuo fossile appartenente alla specie Australopithecus afarensis, quella a cui appartiene la celeberrima Lucy (nella foto), conservata al Museum of Natural History di New York.
Questa volta si tratta di individuo di sesso maschile, battezzato Kadanuumuu che nella lingua Afar dell’Etiopia, nazione in cui è stato ritrovato (allo stesso modo di Lucy), significa “grande uomo”. Il nome deriva dalla caratteristica che più marcatamente lo distingue dall’illustre parente, la taglia corporea: se Lucy, infatti, superava appena il metro di altezza, Kadanuumuu aveva un altezza compresa tra 152 e 167 centimetri, indicando che in questa specie era presente un accentuato dimorfismo sessuale.
Il nuovo fossile risale a circa 3,6 milioni di anni fa, circa 400.000 anni più antico di Lucy, tanto da essersi meritato il nomignolo di “nonno di Lucy”, e fornisce alcune importanti informazioni che non potevano essere ricavate dagli altri resti fossili attribuiti a questa specie. Tra tutte, la caratteristica senz’altro più interessante che apparteneva ad Australopithecus afarensis era la capacità di muoversi con agilità mediante un’andatura bipede. Questo suo importante tratto, che nel corso dell’evoluzione si è mantenuto diventando distintivo del genere Homo, è stato compreso grazie ad un’analisi sulle proporzioni degli arti e sulla forma e le dimensioni del bacino. Anche in passato si era ipotizzato che questo ominide potesse camminare quasi come l’uomo moderno, ma si credeva che la sua deambulazione bipede fosse precaria e non, come scrivono gli autori “bipedality in Australopithecus was highly evolved”. Non era infatti stato possibile trarre simili conclusioni sulla base della sola Lucy date le piccole dimensioni delle sue gambe.
Il fossile di Kadanuumuu è composto da numerose ossa che integrano quelle di Lucy nella determinazione dell’aspetto e delle caratteristiche morfologiche di questa specie di nostri antenati. Ad esempio, oggi abbiamo per la prima volta informazioni sulla conformazione delle scapole e delle clavicole di Australopithecus afarensis e ulteriori prove (come la conformazione della cassa toracica), oltre all’andatura bipede, che questa specie era morfologicamente molto differente dalle scimmie antropomorfe, come gorilla e scimpanzè, considerate filogeneticamente molto affini.
Non sono solo i ritrovamenti fossili di nuove specie che ci forniscono importanti informazioni sulla nostra storia evolutiva, andando a tappare buchi di conoscenza dovuti alla limitatezza delle testimonianze del passato, ma anche nuovi fossili di specie note da tempo possono essere fondamentali per colmare alcune lacune fondamentali sulla morfologia e i comportamenti degli antenati di Homo sapiens.
Andrea Romano
Riferimenti:
Selassie Y, et al. An Early Australopithecus afarensis Postcranium from Woranso-Mille, Ethiopia. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2010; DOI: 10.1073/pnas.1004527107
Foto di Andrea Romano
Questa volta si tratta di individuo di sesso maschile, battezzato Kadanuumuu che nella lingua Afar dell’Etiopia, nazione in cui è stato ritrovato (allo stesso modo di Lucy), significa “grande uomo”. Il nome deriva dalla caratteristica che più marcatamente lo distingue dall’illustre parente, la taglia corporea: se Lucy, infatti, superava appena il metro di altezza, Kadanuumuu aveva un altezza compresa tra 152 e 167 centimetri, indicando che in questa specie era presente un accentuato dimorfismo sessuale.
Il nuovo fossile risale a circa 3,6 milioni di anni fa, circa 400.000 anni più antico di Lucy, tanto da essersi meritato il nomignolo di “nonno di Lucy”, e fornisce alcune importanti informazioni che non potevano essere ricavate dagli altri resti fossili attribuiti a questa specie. Tra tutte, la caratteristica senz’altro più interessante che apparteneva ad Australopithecus afarensis era la capacità di muoversi con agilità mediante un’andatura bipede. Questo suo importante tratto, che nel corso dell’evoluzione si è mantenuto diventando distintivo del genere Homo, è stato compreso grazie ad un’analisi sulle proporzioni degli arti e sulla forma e le dimensioni del bacino. Anche in passato si era ipotizzato che questo ominide potesse camminare quasi come l’uomo moderno, ma si credeva che la sua deambulazione bipede fosse precaria e non, come scrivono gli autori “bipedality in Australopithecus was highly evolved”. Non era infatti stato possibile trarre simili conclusioni sulla base della sola Lucy date le piccole dimensioni delle sue gambe.
Il fossile di Kadanuumuu è composto da numerose ossa che integrano quelle di Lucy nella determinazione dell’aspetto e delle caratteristiche morfologiche di questa specie di nostri antenati. Ad esempio, oggi abbiamo per la prima volta informazioni sulla conformazione delle scapole e delle clavicole di Australopithecus afarensis e ulteriori prove (come la conformazione della cassa toracica), oltre all’andatura bipede, che questa specie era morfologicamente molto differente dalle scimmie antropomorfe, come gorilla e scimpanzè, considerate filogeneticamente molto affini.
Non sono solo i ritrovamenti fossili di nuove specie che ci forniscono importanti informazioni sulla nostra storia evolutiva, andando a tappare buchi di conoscenza dovuti alla limitatezza delle testimonianze del passato, ma anche nuovi fossili di specie note da tempo possono essere fondamentali per colmare alcune lacune fondamentali sulla morfologia e i comportamenti degli antenati di Homo sapiens.
Andrea Romano
Riferimenti:
Selassie Y, et al. An Early Australopithecus afarensis Postcranium from Woranso-Mille, Ethiopia. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2010; DOI: 10.1073/pnas.1004527107
Foto di Andrea Romano
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.