L’ “Historical sketch” ne “L’Origine delle Specie”

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Tra il 1859 e il 1872 L’Origine delle Specie vide sei edizioni, nel corso delle quali vennero introdotti significativi cambiamenti, tra cui lo Historical sketch (1861), in cui Darwin fornisce una concisa discussione delle teorie evoluzionistiche precedenti alla sua

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“1959), The Origin of Species: a Variorum Text, pp. 816Ursillo, L. (2018), La vita di Erasmus Darwin, Mimesis, pp.216Francesco PiccardiConsegue la laurea triennale in Antropologia evoluzionistica presso l’Università di Liverpool (2020) e magistrale in Filosofia della biologia e delle scienze cogn…”


A partire dalla terza edizione de L’Origine (1861), Darwin insersce un Historical Sketch, immediatamente precedente la Prefazione, in cui il naturalista inglese fornisce una concisa discussione delle teorie evoluzionistiche precedenti alla sua, dalla metà del XVIII secolo circa. Lo Sketch si caratterizza dunque come un’introduzione, per il lettore non specialista, alla recente storia del pensiero biologico.

Lo Sketch venne modificato nel corso delle edizioni successive. La traduzione dei passi, a cura dell’autore di questo articolo, fa riferimento all’originale in The Origin of Species: a Variorum Text (Peckham, 1959). Il Variorum è un testo che raccoglie e compara fra loro le sei edizioni de L’Origine (pubblicate fra il 1859 e il 1872), elaborato da Morse Peckham (1914-1993), Distinguished Professor di Inglese e Letteratura Comparata presso l’Università della Carolina del Sud. Il saggio permette così al lettore di cogliere le numerose aggiunte e delezioni che l’opera ha subito. Le nuove scoperte paleontologiche, le risposte alle numerose obiezioni e i luoghi che testimoniano un crescente consenso verso la teoria darwiniana nel corso degli anni, sono solo alcuni dei mutamenti chiaramente apprezzabili, che emergono dalla comparazione testuale.

In apertura, lo Sketch reca il seguente titolo: Un accenno sulla storia (An historical sketch) del progresso dell’opinione sull’origine delle specie. Dopo aver brevemente citato Buffon e Aristotele (quest’ultimo, a parere di Darwin, aveva ‘abbozzato’ il principio della selezione naturale anche se non lo aveva compreso adeguatamente; p. 60), Darwin dedica considerevole spazio a Lamarck, il quale nel 1809 prima, e 1815 poi, pubblica rispettivamente la Philosophie Zoologique e la Histoire Naturelle des Animaux sans Vertèbres. Darwin dà merito a Lamarck di aver formulato una teoria della trasmutazione e del cambiamento dovuta a leggi (fra queste, l’influenza delle condizioni ambientali, l’ibridazione e l’uso/disuso degli organi) e non ad un intervento miracoloso (miracolous interposition, frasi 8-9, p. 60). Sostenitore della teoria della generazione spontanea, Lamarck riteneva che gli organismi progredissero verso forme più complesse (si veda anche su questo punto Barsanti, 2005; cap. VIII, in particolare pp.144-145). L’autore de L’Origine cita persino il nonno Erasmus (Pikaia ne ha parlato qui), Goethe e Geoffroy Saint Hilaire, i quali ‘pervennero alle stesse conclusioni sull’origine delle specie, negli anni 1794-5 (p.60). Quest’ultimo pubblicò le sue teorie nel 1828 secondo cui gli organismi hanno subito modificazioni, a causa di influenze ambientali (una degenerazione dallo stesso tipo; p.60. Cfr Barsanti, 2005 cap. VI per una discussione dell’accezione in cui è usato il termine degenerazione: non va inteso in senso negativo, ma in quanto ‘graduale allontanamento dal tipo originario’ p.97), anche se ciò non può applicarsi alle specie attuali.

Nel 1813 era stato invece W.C. Wells a riconoscere, secondo Darwin, il principio della selezione naturale, anche se applicabile solo alle ‘razze umane’ e ad alcuni caratteri (p.61; 17.1-7:d (terza edizione); nel testo di Peckham, i numeri appena citati indicano la posizione della frase, mentre le lettere l’edizione corrispondente. Ognuna delle sei è stata associata alle prime sei lettere dell’alfabeto;  Barsanti, 2005; pp.246-247). In particolare, Wells sosteneva che gli abitanti delle regioni più calde e più fredde col tempo avrebbero acquisito rispettivamente pigmentazioni più scure e più chiare (p.61; 17.8-9:d). Successivamente, nel 1822 e 1826, anche W. Herbert e Robert Grant (Barsanti, 2005; pp. 194-195), professore di Darwin ad Edimburgo, avevano dichiarato la convinzione che le specie fossero soggette a modificazione.

Celebre è poi il caso di Patrick Matthew (Barsanti, 2005; pp.195-197) che, nel 1831, avrebbe riconosciuto l’importanza delle condizioni di esistenza e la ‘piena importanza del principio di selezione naturale (28; p.63)’. Matthew, in seguito alla pubblicazione de L’Origine avrebbe sostenuto che ‘Il signor Darwin sembra avere più merito di me nella scoperta’ lavorando ‘per induzione, lentamente e con le dovute cautele sinteticamente, progredendo fatto dopo fatto, mentre per me è stata una visione generale dello schema della Natura che mi ha permesso di ritenere questa produzione selettiva come un fatto riconoscibile a priori…’(29-30; p.63).

In seguito ad alcune brevi cenni ad autori ‘trasmutazionisti’ (Von Buch, 30.1:d; Rafinesque, 31; Haldeman, 31.1:f e Barsanti, 2005; pp.201-202), Darwin giunge alla discusione delle Vestiges of Creation (1844). Pubblicate sotto anonimato, il saggio ebbe un forte successo popolare, ma fu criticato pesantemente dagli accademici più conservatori. Nel trattato, l’autore (che poi si scoprì essere l’editore Robert Chambers; Barsanti 2005, pp.202-205) avanza l’esistenza di due principi generali: il primo, connesso all’avanzamento progressivo delle forme organiche (si veda anche Schaaffhausen, 1853; p.69), per mano di Dio; il secondo relativo alla modificazione dei viventi a causa dell’effetto delle condizioni esterne. ‘L’autore -prosegue Darwin- sembra credere che l’organizzazione progredisca per salti improvvisi, ma che gli effetti prodotti dalle condizioni di vita siano graduali (34; p. 64) […] secondo me, ha reso un grande servigio nel richiamare l’attenzione in questo paese sull’argomento, nel rimuovere i pregiudizi, e così nel paventare la via per la ricezione di visioni analoghe (38; p.64).

Un paragrafo significativo è dedicato alle idee di Richard Owen, illustre anatomo-comparato e oppositore di Darwin. Owen fu fervente sostenitore della teoria degli archetipi, e dell’idea che una Causa Prima avrebbe operato reiteratamente nel corso della storia. Successivamente al 1859, Owen espresse la convizione che le specie non fossero immutabili, e che non fossero state create separatamente. E’ curioso – nota Darwin- che Owen avrebbe rivendicato la paternità della teoria della selezione naturale sin dal 1850, nonostante egli si fosse opposto ferocemente a Darwin. Come questi nota, la teoria oweniana fa riferimento alla ‘preservazione e sterminio degli animali, e in alcun modo alla loro graduale modificazione, origine o alla selezione naturale (45.1-7:d; p.66): per la verità il paragrafo in questione è poco chiaro, sia perchè nella quinta edizione (45.8-13) Darwin ammette di aver avuto convinzioni errate in merito al pensiero oweniano, sia perché gli scritti di Owen parvero così poco chiari al naturalista inglese che egli lamentava la mancanza di precise posizioni su cui esprimersi.

Negli anni Cinquanta seguono poi Freke (1851; tutti gli esseri organici discendono da qualche forma primordiale), Spencer (1852; contrasto alla teoria delle creazione e sostegno alla modificazione graduale delle specie e dei loro poteri mentali), Naudin (1852; formazione delle specie simile al processo che mofica le forme allo stato domestico, e azione di un principio finalistico; 56:e, p.67), Unger (1852; sviluppo e modificazione delle specie), cui si aggiunge una breve citazione di altri autori minori che ammettono la continua produzione delle specie.

Il 1858 (1° luglio ) è poi l’anno della comunicazione congiunta di Darwin e Wallace alla Linnean Society.

Nel 1859 l’embriologo Von Baer esprime la convinzione che le forme attuali siano discese da una singola forma ancestrale; nel giugno dello stesso anno, pochi mesi prima che l’opera darwiniana venisse pubblicata, Thomas Huxley tiene una lezione sui ‘Persistent Types of Animal Life’. In essa egli esclude l’intervento divino nell’origine delle specie e ammette la modificazione graduale da specie pre-esistenti. Infine, nel dicembre del 1859, Hooker pubblica Introduzione alla flora Australiana, opera in cui ammette la discendenza con modificazione delle specie.

Per quanto mancante di un’indagine storiografica non elaborata come quelle successive (ad es. si veda Barsanti, 2005), lo Sketch offre al lettore la possibilità di guardare con gli occhi di Darwin lo sviluppo del pensiero biologico dei settant’anni precedenti al 1859.

Concludo questo breve articolo con una frase che, seppur posta all’inizio dello Sketch, è efficace nel rendere il mutamento di idee apportate da L’Origine in un decennio. Nel 1861 Darwin scrive: ‘la gran maggioranza dei naturalisti crede che le specie siano produzioni immutabili, e che siano state create indipendentemente’. Significativamente, nel 1869 (quinta edizione), la frase appare così: ‘Fino a poco tempo fa, la gran parte dei naturalisti credeva che le specie fossero immutabili, e che fossero state create indipendentemente. Solamente venticinque anni prima, la reazione al trattato di Chambers lo aveva indotto a non rendere pubbliche le sue idee ancora per molto. Da quel 1859 invece, la storia della scienza, la filosofia e la biologia avrebbero subito trasformazioni radicali, che tutt’oggi danno di che discutere di tematiche estremamente attuali ed interessanti.


Bibliografia:

Barsanti, G. (2005), Una lunga pazienza cieca, Einaudi, pp. 424

Peckham, M. ((1959), The Origin of Species: a Variorum Text, pp. 816

Ursillo, L. (2018), La vita di Erasmus Darwin, Mimesis, pp.216