La biogeografia insulare modificata dall’uomo

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Evidenze che le forze antropiche agiscono sulla ridistribuzione nello spazio e nel tempo degli organismi viventi

Un team di studiosi olandesi e americani ha elaborato un set di dati riguardanti 34 popolazioni autoctone ed esotiche di piccoli sauri conosciuti con nome di anolidi (Anolis) distribuite tra 39 lingue di terra nei Caraibi. Le isole caraibiche sono state scelte come area di studio poiché rappresentano una scala adeguata per gli obiettivi prefissi dagli studiosi, ovvero dimostrare l’effetto dell’introduzione da parte dell’uomo di specie alloctone sui tassi di speciazione nelle isole. Secondo la teoria della biogeografia insulare, isole di grandi dimensioni hanno più specie di quelle di dimensioni inferiori: presentano, infatti, tassi di estinzione più bassi e livelli di colonizzazione più elevati, poiché offrono una maggiore diversità di tipi di habitat e quindi maggiori opportunità per una divergenza allopatrica. 
Per verificare l’effetto dell’uomo sul popolamento delle specie selvatiche sulle isole, in questo studio dovrebbero essere soddisfatte tre ipotesi: gli anolidi esotici dovrebbero stabilirsi prevalentemente in lingue impoverite di specie autoctone, l’aumento della colonizzazione da parte di anolidi esotici dovrebbe offuscare l’evidenza di speciazione avvenuta nel passato nelle lingue di terra in esame e rispetto al passato, l’attuale indice SAR (rapporto specie-area) relativo agli anolidi dovrebbe essersi rafforzato mentre l’attuale indice SIR (rapporto specie-isolamento) indebolito.
In effetti, i risultati dello studio pubblicato su Nature confermano che gli anolidi esotici si sono stabiliti nelle zone geograficamente più lontane rispetto a quella di saturazione e che effettivamente la colonizzazione da parte di specie esotiche è risultata in una sorta di mascheramento della speciazione avvenuta nel passato. Nei secoli passati è stato osservato che, in un’isola maggiormente isolata è più probabile che vi siano specie discendenti da pochi coloni e provenienti dalla stessa zona di origine, piuttosto che più coloni provenienti da molteplici aree di origine, situazione invece più probabile per isole prossime. Relazioni negative tra diversità filogenetica e isolamento sono attese nei casi in cui le isole più isolate contengano un piccolo numero di specie strettamente imparentate. Questo tipo di relazione esisteva in passato nei Caraibi mentre oggi, al contrario, le popolazioni di anolidi sono filogeneticamente più casuali perché le specie esotiche, introdotte volontariamente o casualmente dall’uomo, hanno colonizzato tutti i Caraibi. Inoltre, stando alla teoria della biogeografia insulare ci si aspetta che la speciazione in situ sia una funzione non lineare dell’area geografica, derivante da una zona di soglia sotto la quale la speciazione non si verifica. In passato, l’indice SAR relativo agli anolidi mostrava questo andamento, ma il modello è ormai cambiato e l’attuale indice SAR risulta essere invece positivo. 
Quindi ora il parametro area, rispetto al paramentro isolamento, spiega di più la biodiversità delle specie di anolidi? In effetti, i dati dello studio dimostrano che l’indice relativo all’isolamento si è indebolito mentre quello relativo all’area si è rafforzato. Questo cambiamento è dovuto al fatto che l’isolamento ora correla positivamente con la ricchezza di nuove specie colonizzanti, ed incide di meno sulla biodiversità, rispetto all’area geografica.
I risultati presentati in questo studio supportano la teoria per cui l’influenza dell’area geografica e l’isolamento a lungo termine sono i parametri che favoriscono i processi che fondamentalmente determinano la biodiversità in un’isola. Tuttavia, i dati mostrano anche che la ricchezza di specie delle isole maggiormente isolate sta aumentando. Gli anolidi caraibici infatti non sono attualmente in equilibrio e l’isolamento non inibisce più la colonizzazione da parte di nuove specie. Tutto ciò è dovuto fondamentalmente all’impatto antropico. Nel mondo moderno, gli anolidi colonizzanti arrivano alle loro nuove destinazioni, principalmente come “clandestini” a bordo delle navi cargo, ridefinendo di fatto il contesto di isolamento dell’area in esame. 
Gli effetti umani, non solo in questo frangente, risultano così pervasivi che è stata proposta l’identificazione di nuova epoca: l’Antropocene. I fautori di questa classificazione sostengono che sia necessario capire quali sono le influenze antropiche sui meccanismi attuali e futuri del sistema Terra. Ad esempio nello studio riportato, i ricercatori hanno evidenziato un andamento caratteristico nella colonizzazione degli anolidi esotici; la curva che traccia il loro insediarsi nelle nuove aree mostra incrementi prima della seconda guerra mondiale e dopo la fine della Guerra Fredda, quando il trasporto globale marittimo è di fatto raddoppiato. 
Ilaria Pietrini
Riferimenti:
Helmus MR, Mahler DL, Losos JB (2014).Island biogeography of the Anthropocene. Nature, 513(7519): 543-6. Doi: 10.1038/nature13739