La caccia ingegnosa delle formiche

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Le piante cosiddette mirmecofile sono vegetali che vivono in associazione con colonie di formiche arboricole provvedendo a fornire loro riparo, zone per nidificare e nettare extra floreale. Dal canto loro le formiche offrono alla pianta, con cui instaurano una relazione simbiotica, protezione da altri animali fitofagi (cioè che si nutrono di foglie).Tuttavia, le specie di formiche arboricole non possono sopravvivere […]

Le piante cosiddette mirmecofile sono vegetali che vivono in associazione con colonie di formiche arboricole provvedendo a fornire loro riparo, zone per nidificare e nettare extra floreale. Dal canto loro le formiche offrono alla pianta, con cui instaurano una relazione simbiotica, protezione da altri animali fitofagi (cioè che si nutrono di foglie).

Tuttavia, le specie di formiche arboricole non possono sopravvivere utilizzando come unica fonte di cibo il nettare offerto dalla pianta e in alcuni casi la “melata” ricavata dagli afidi: necessitano, infatti, anche di una fonte di azoto non disponibile in questi alimenti. Ecco che quindi queste formiche si trovano a dover escogitare tecniche di caccia particolari per ovviare a questa carenza proteica, cercando di procurasi cibo di origine animale.

Il gruppo di ricerca condotto da Alain Dejean del Laboratoire Ecologie des Forêts de Guyane ha scoperto di recente che la specie di formica Azteca andreae ha adottato una tecnica di caccia molto particolare e interessante tanto da guadagnarsi uno spazio sulla rivista PlosOne.

La formica arboricola in questione ha una stretta relazione mutualistica con la mirmecofila della specie Cecropia obtusa, una pianta originaria dell’America Centrale. Non potendo nutrirsi dei soli alimenti offerti dalla pianta, queste formiche predano altri insetti con l’aiuto della particolare conformazione delle foglie della pianta su cui vivono. E’ stato osservato infatti che la superficie inferiore delle foglie (per intenderci, quella rivolta verso il basso), è costituita da una sorta di peluria che consente alla formiche di aggrapparsi attraverso la parte terminale dei loro arti che hanno una forma di uncino. Gli autori della ricerca hanno paragonato questo tipo di legame tra l’arto della formica e la peluria della pianta al meccanismo del Velcro che risulta essere costituito da due componenti, uno dotato di piccoli uncini mentre l’altro formato da tessuto peloso. Le formiche operaie si allineano in gruppo e si fissano sul margine inferiore delle foglie della pianta nel modo appena descritto attendendo, con le mandibole spalancate, l’arrivo di un eventuale preda dalla superficie superiore della foglia stessa (come si può vedere nell’immagine, tratta dall’articolo originale).

Grazie a questo principio “Velcro” una formica è in grado di supportare un peso pari a 5.000 volte il proprio peso corporeo. E’ stato anche calcolato che un  gruppo di operaie è capace di catturare prede molto grandi, come per esempio una locusta del peso di 18,61 grammi, che corrisponde a 13.350 volte il peso medio di una formica operaia. Una volta adescata la preda, altre formiche provvederanno a frazionare e trasportare la preda catturata.

Per le formiche della specie Azteca andreae, quindi, la relazione simbiontica non solo permette di ottenere la componente principale del cibo costituita dal nettare offerto dalla pianta, ma rende anche possibile, grazie alla particolare struttura delle foglie della mirmecofila, l’acquisizione dell’apporto proteico necessario a questi insetti.

Insomma, pare che per queste formiche arboricole l’associazione con Cecropia obtuse sia proprio un toccasana!

Daniel Patelli


Riferimenti:
Alain Dejean, Céline Leroy, Bruno Corbara, Olivier Roux, Régis Céréghino, Jérôme Orivel, Raphaël Boulay, Anna Dornhaus. Arboreal Ants Use the ‘Velcro® Principle’ to Capture Very Large Prey. PLoS ONE, 2010; 5 (6): e11331 DOI: 10.1371/journal.pone.0011331