La difficoltà di prevedere le invasioni

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Poter effettuare delle previsioni sulla velocità di diffusione delle specie invasive in un nuovo ambiente sarebbe di grande importanza al fine di migliorare la gestione di un territorio. La variabilità che si osserva in questo fenomeno può essere spiegata sia da fattori estrinseci quali le variabili ambientali e la loro variazione nel corso del tempo nell’habitat in cui avviene la […]

Poter effettuare delle previsioni sulla velocità di diffusione delle specie invasive in un nuovo ambiente sarebbe di grande importanza al fine di migliorare la gestione di un territorio. La variabilità che si osserva in questo fenomeno può essere spiegata sia da fattori estrinseci quali le variabili ambientali e la loro variazione nel corso del tempo nell’habitat in cui avviene la diffusione che da fattori intrinseci dovuti alla varibilità individuale che si riscontra in ciascuna specie: ad esempio, esistono differenze intraspecifiche nella capacità di sopravvivenza, riproduzione e dispersione. Quest’ultimo aspetto, decisamente importante nel determinare la variabilità complessiva osservata nella velocità di diffusione di una specie in un nuovo ambiente, è stato tuttavia poco studiato.

In uno studio pubblicato sull’ultimo numero di Science condotto da Alan Hastings della Davis University of Colorado, è stato investigato tale aspetto: in un microcosmo di laboratorio, dove si annulla la componente di variabilità legata a fattori estrinseci, sono stati analizzati i meccanismi e le velocità di diffusione di una specie di coleottero,  Tribolium castaneum. Nell’ambiente creato e strettamente controllato sono stati immessi 20 individui e sono state valutate le distanze percorse da questi, ripetendo l’esperimento per trenta volte. La variabilità che si è osservata nella velocità di diffusione e nelle distanze percorse è spiegabile solo dalle differenze genetiche individuali.

Tale esperimento mostra come i fattori intrinseci siano di primaria importanza per analizzare i meccanismi di invasione di certi organismi. Questa variabilità, puramente stocastica, pone ulteriori problemi nella costruzione di modelli matematici che possano prevedere le invasioni. Infatti, anche un modello che consideri le molteplici variabili ambientali che agiscono sulla diffusione di una specie in un ambiente naturale, non può prevedere le differenze stocastiche dovute alla varianza genetica tra individui.

Federico Ossi


Riferimenti
Brett a. Melbourne e Alan Hastings. Highly Variable Spread Rates in Replicated Biological Invasions: Fundamental Limits to Predictability, Science 325: 1536 – 1539