La fattoria degli Umani
Uno studio genetico dimostra che, molto prima di domesticare cani e animali da fattoria, la nostra specie avrebbe fatto pratica su se stessa, tramite un processo di selezione naturale simile a un’auto-domesticazione
La domesticazione degli animali è stata un passo fondamentale per l’evoluzione della nostra specie. A nostra insaputa quello che abbiamo messo in atto con cani, capre e pecore potrebbe essere solo il proseguimento di un processo messo in atto sulla nostra stessa specie quando la nostra linea evolutiva si è separata da quella dei nostri parenti estinti. A suggerirlo è un’equipe di scienziati che, in uno studio pubblicato su Science Advance, mostra come la specie umana moderna si sia sottoposta da sola a un processo di domesticazione.
Il processo di domesticazione consiste in tutta una serie di cambiamenti genetici, che si traducono in alterazioni fisiche e comportamentali, che sorgono quando in una specie vengono selezionati comportamenti meno aggressivi. Per esempio nei cani questo significa denti e crani più piccoli rispetto ai lupi, oltre ad un carattere più amichevole. Tutti questi cambiamenti sono dovuti ad un tipo di cellule staminali, le cellule staminali della cresta neurale, presenti in quantità minore nelle forme domestiche rispetto a quelle selvatiche.
Negli umani moderni possono essere riscontrati cambiamenti, rispetto ai suoi antenati, in maniera simile. Fisicamente il nostro cranio è molto diverso, sviluppato più in verticale che in orizzontale, un volto alquanto appiattito con tratti meno marcati e privo di rigonfiamenti ossei sopra le orbite. Inoltre riusciamo a cooperare con i nostri simili ad un livello che i nostri antenati probabilmente non erano in grado di raggiungere.
Se consideriamo questi aspetti sale spontanea una domanda: ci siamo auto-domesticati?
La risposta potrebbe essere trovata nel nostro DNA. Un gene in particolare, noto come BAZ1B, ha un ruolo importante nell’organizzazione delle cellule staminali della cresta neurale. Un’alterazione di questo gene è presente nelle persone con la Sindrome di Williams-Beuren, una rara malattia che, tra i suoi sintomi, comporta anche un’alterazione dei lineamenti.
Nello studio sperimentale svolto è stato constatato che modifiche al gene BAZ1B vanno ad influenzare a catena centinaia di altri geni coinvolti nello sviluppo del cranio e dei lineamenti.
Quando poi i ricercatori hanno fatto un confronto di quei geni tra la nostra specie, due campioni di Neanderthal e uno di Denisova, hanno scoperto che nella nostra specie c’era stata una lunga serie di mutazioni. La deduzione è stata che la selezione naturale fosse coinvolta e, dato che gli stessi geni subiscono una selezione durante il processo di domesticazione, la conclusione è che anche la nostra specie ha subito un processo di domesticazione.
I risultati, benché stupefacenti, sono però ancora preliminari. Ci sono ancora molti geni da studiare che potrebbero avere un grande peso nel processo di domesticazione, inoltre è impossibile fare un parallelo veramente preciso tra il processo di auto-domesticazione umana e la domesticazione degli animali da noi praticata.
Riferimenti:
Matteo Zanella, Alessandro Vitriolo, Alejandro Andirko, Pedro Tiago Martins, Stefanie Sturm, Thomas O’Rourke, Magdalena Laugsch, Natascia Malerba, Adrianos Skaros, Sebastiano Trattaro, Pierre-Luc Germain, Marija Mihailovic, Giuseppe Merla, Alvaro Rada-Iglesias, Cedric Boeckx, Giuseppe Testa. Dosage analysis of the 7q11.23 Williams region identifies BAZ1B as a major human gene patterning the modern human face and underlying self-domestication. Science Advances, 2019 DOI: 10.1126/sciadv.aaw7908
Riferimenti Immagine: Didier Descouens [CC-BY-SA-4.0] via Wikimedia Commons
Dopo la laurea magistrale in Quaternario, Preistoria e Archeologia, conseguita presso l’Università di Ferrara, si iscrive al master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza, grazie al quale inizia a collaborare con Pikaia. Con l’intenzione di continuare la divulgazione della scienza, in particolare della paleontologia, ha partecipato alla fondazione dell’associazione La Lampada delle Scienze.