La frammentazione dei Neanderthal
I Neanderthal formavano una popolazione omogenea, al cui interno era presente un elevato flusso di individui, oppure costituivano alune sottopopolazioni adattate alle diverse condizioni climatiche ed ecologiche vigenti nelle diverse parti del suo areale? Questa domanda ha tormentato i paleoantropologi per decenni, anche se alcune evidenze derivanti da analisi morfometriche avevano suggerito che la seconda ipotesi poteva essere la più […]
L’uomo di Neanderthal fu una specie ampiamente diffusa in tutta l’Europa, in Asia occidentale e Medio Oriente, regioni in cui sia l’ambiente che il clima differivano notevolmente, soprattutto nel periodo delle glaciazioni. Oggi, uno studio pubblicato sulla rivista ad accesso libero PLoS One, ha fornito ulteriori prove in favore dell’ipotesi della frammentazione in gruppi distinti su base regionale delle popolazioni di questo nostro cugino estinto.
Un gruppo di ricercatori del CNRS e dell’Università di Marsiglia ha analizzato il materiale genetico di numerosi individui per valutare alcuni diversi scenari riguardanti la distribuzione degli uomini di Neanderthal sul loro areale: 1. una sola popolazione omogenea; 2. due popolazioni derivate da un’unica più antica, con un gradiente morfologico (e forse genetico) est-ovest; 3. tre diverse popolazioni derivate da un’unica e diversificatesi in contesti ambientali diversi; 4. un sola popolazione eterogenea in cui era presente un elevato flusso migratorio.
Le analisi hanno tracciato la diversità genetica prendendo come base il DNA mitocondriale (mtDNA) ricavato da alcuni individui di Neanderthal rinvenuti in passato e si sono concentrate sulla valutazione della diversità degli aplotipi, la diversità a livello nucleotidico e le differenze nelle sequenze codificanti. Combinando questi dati con quelli di provenienza dei reperti, i ricercatori hanno potuto concludere che gli uomini di Neanderthal non vivevano all’interno di un’unica popolazione, ma erano fortemente frammentati. Dai risultati, infatti, emerge la presenza di almeno tre gruppi distinti, distribuiti come è mostrato nell’immagine in alto, tratta dall’articolo originale. Non ci sono, invece, abbastanza indicazioni per ritenere l’esistenza di quarto gruppo mediorentale, anche se tale ipotesi non deve essere esclusa.
Questo esito è dunque in accordo con i precedenti studi morfologici e indica un adattamento e un differenziamento come risposta alle diverse condizioni ambientali a livello locale.
Le singole popolazioni, tuttavia, non rimasero perennemente isolate, ma mantennero un flusso migratorio in tutte le direzioni tale da impedire che la divergenza diventasse tale da portare alla speciazione.
Andrea Romano
Riferimenti:
Fabre et al. Genetic Evidence of Geographical Groups among Neanderthals. PLoS ONE, 2009; 4 (4): e5151 DOI: 10.1371/journal.pone.0005151
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.