La funzione e l’evoluzione dei colori dei pesci pagliaccio
Definita la storia evolutiva dei colori del pesce pagliaccio, assieme alla loro principale funzione biologica: il riconoscimento specifico
I colori dei pesci delle barriere coralline sono noti per la loro varietà e vivacità ma, nonostante ciò, il loro significato ecologico è in molti casi ancora sconosciuto. BMC Biology ha di recente pubblicato un lavoro sui pesci pagliaccio (genere Amphiprion), che ricostruisce l’evoluzione della loro colorazione, ipotizzando, anche, che per il gruppo in questione la principale funzione biologica di questo tratto sia legata al riconoscimento tra individui della stessa specie, evitando così l’ibridazione interspecifica.
Tra i pesci pagliaccio si trovano una trentina di specie caratterizzate dalla presenza (o assenza) di strisce verticali bianche sul dorso e da una gamma di colori sgargianti, che va dal giallo al rosso all’arancione, passando per il nero. Negli adulti le striature possono essere assenti o essere presenti in numero variabile, fino ad un massimo di 3 strisce, presentando per anche un discreto grado di polimorfismo specifico.
I ricercatori hanno osservato che le striature compaiono una alla volta durante gli stadi giovanili, hanno origine dalla regione cefalica e si allargano nel tempo in direzione della coda. Queste strisce sono inoltre presenti nei giovani di tutte le specie, quindi anche in quelle i cui adulti non presentano strisce verticali o ne hanno un numero ridotto; in tal caso la perdita di queste strisce avviene in età adulta seguendo il percorso inverso, dalla coda al capo.
Incrociando questo dato con la ricostruzione dell’albero filogenetico del gruppo, si nota che la riduzione delle striature nell’ontogenesi (ovvero durante la maturazione dell’individuo) corrisponde alla perdita di striature nel corso dell’evoluzione. Quindi, dal momento che nelle fasi giovanili, le diverse specie hanno colorazioni simili, la diversificazione dei pesci pagliaccio è -anche- legata a cambiamenti durante lo sviluppo individuale.
In sintesi, il predecessore di tutti i pesci pagliaccio odierni possedeva tre strisce bianche verticali, e la differenziazione durante lo sviluppo spiega perché non esistano pesci pagliaccio con striature solo sulla coda o solo sul tronco.
Sciolto il nodo sulla genesi della colorazione, restava da capirne il significato. Nonostante i pesci pagliaccio siano legati a diverse specie di anemoni, mostrando delle preferenze specifiche per diverse condizioni ecologiche, non sono questi fattori a fornire la spiegazione più robusta del fenomeno. Piuttosto, è il riconoscimento specifico che sembra giocare un ruolo chiave nella determinazione dei pattern di colorazione. Questi pesci si trovano a condividere lo stesso ambiente con numerose altre specie strettamente imparentate (con cui potrebbero quindi potenzialmente ibridarsi) e le analisi statistiche, condotte su diverse comunità, mostrano che la distribuzione delle striature non è casuale, ma sembra orientata dai pattern di colori delle specie vicine. In altre parole, le specie appartenenti ad una comunità, condividendo gli spazi vitali, tendono a mostrare colorazioni differenti, supportando l’ipotesi del riconoscimento specifico, mentre è più facile osservare pattern di colorazioni simili tra specie che non condividono lo stesso ambiente, anche se potenzialmente non strettamente imparentate.
Riferimenti
Salis P. et al., 2018, Ontogenetic and phylogenetic simplification during white stripe evolution in clownfishes. BMC Biology; 16 (1)
Immagine: By Vincent Kruger [CC0], via Wikimedia Commons