La nascita ‘prematura’ degli umani
La nostra diversità con gli altri primati si manifesta anche in fattori che influenzano la durata della gravidanza: il tempo di gestazione nell’uomo è infatti ridotto rispetto a quello dei parenti non umani, probabilmente come risposta all’aumento della taglia del cervello che entra in contrasto con le modificazioni del bacino per facilitare il bipedismo, adattamenti unici della nostra specie. Queste […]
La nostra diversità con gli altri primati si manifesta anche in fattori che influenzano la durata della gravidanza: il tempo di gestazione nell’uomo è infatti ridotto rispetto a quello dei parenti non umani, probabilmente come risposta all’aumento della taglia del cervello che entra in contrasto con le modificazioni del bacino per facilitare il bipedismo, adattamenti unici della nostra specie. Queste sono le conclusioni di uno studio condotto da un’équipe di ricercatori delle Università di Vanderbilt, Washington e Helsinki che ha comparato il tempo di gestazione negli esseri umani e nei primati non umani, mostrando che questo è diminuito lungo la nostra linea evolutiva.
Sfruttando un’analisi allometrica, comparando cioè il periodo di gestazione in relazione alle grandezze del cervello e del corpo negli esseri umani e negli altri primati, i ricercatori hanno confermato che proprio negli esseri umani questo è inferiore rispetto a quanto previsto dal confronto. Ciò suggerisce l’esistenza di una traccia nel genoma umano capace di confermare l’accelerazione evolutiva, che ha favorito questo processo. L’identificazione di geni “accelerati” è stata compiuta mediante l’analisi dell’alterazione amminoacidica delle proteine codificate dai geni coinvolti nella riproduzione nell’albero evolutivo umano e in quello di altri sei mammiferi. Lo studio ha, quindi, fornito testimonianza di un'”accelerazione evolutiva”, che coinvolge anche diverse regioni non codificanti del genoma. I risultati, pubblicati su PloS Genetics, hanno confermato l’esistenza di circa 400 geni accelerati, portando a 150 il numero di geni nell’uomo presumibilmente coinvolti in modo attivo durante la gravidanza.
Solo successivamente il team di ricerca ha deciso di analizzare più di 8400 polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) nei 150 geni individuati precedentemente, su un campione di 165 future mamme finlandesi con il rischio di un parto prematuro. Ciò ha portato alla luce un dato decisamente rilevante: 8 dei 10 più significativi SNPs sono stati rintracciati nel gene FSHR, gene per il recettore dell’ormone follicolo-stimolante FSH. Il dato è stato ulteriormente confermato anche su un campione di mamme afro-americane, suggerendo come questo gene sia, probabilmente più di altri, associato al rischio delle nascite premature.
Tutto questo apre la strada a nuovi studi per sviluppare eventuali nuove misure preventive o terapeutiche.
Stefania Stivanin
Riferimenti:
Jevon Plunkett, Scott Doniger, Guilherme Orabona, Thomas Morgan, Ritva Haataja, Mikko Hallman, Hilkka Puttonen, Ramkumar Menon, Edward Kuczynski, Errol Norwitz, Victoria Snegovskikh, Aarno Palotie, Leena Peltonen, Vineta Fellman, Emily A. DeFranco, Bimal P. Chaudhari, Tracy L. McGregor, Jude J. McElroy, Matthew T. Oetjens, Kari Teramo, Ingrid Borecki, Justin Fay, Louis Muglia; An Evolutionary Genomic Approach to Identify Genes Involved in Human Birth Timing; PLoS Genetics 10.1371/journal.pgen.1001365