La sopravvivenza del più furbo: contro l’Intelligent Design vale più uno slogan che cento dati scientifici
I sostenitori dell’Intelligent Design (ID), quando non del puro e semplice creazionismo, vedono aumentare costantemente il loro potere, grazie ad una sapiente strategia di marketing, che non ha niente a che vedere con il dibattito scientifico. Per difendere la scienza e la ragione, abili “PR” e scaltri oratori saranno più utili dei buoni scienziati. Il numero del 9 Luglio della […]
I sostenitori dell’Intelligent Design (ID), quando non del puro e semplice creazionismo, vedono aumentare costantemente il loro potere, grazie ad una sapiente strategia di marketing, che non ha niente a che vedere con il dibattito scientifico. Per difendere la scienza e la ragione, abili “PR” e scaltri oratori saranno più utili dei buoni scienziati. Il numero del 9 Luglio della rivista New Scientist dedica uno speciale di alcune pagine a creazionismo e Intelligent Design, in cui vengono forniti numerosi dati intorno alla diffusione di questi movimenti, che mirano a screditare la teoria dell’evoluzione, proponendo una “alternativa” di ispirazione puramente religiosa e non verificabile scientificamente. Il fenomeno è in crescita costante non solo negli USA, ma anche in Europa e in altri paesi. Nel Regno Unito, ci sono alcune scuole che, essendo finanziate da danarosi credenti, hanno incorporato l’ID nei loro programmi di scienza. In Olanda il creazionismo è regolarmente insegnato in alcune scuole. La Serbia aveva, per qualche tempo, eliminato l’insegnamento dell’evoluzione a scuola, tornando sui suoi passi solo in seguito alle critiche dei vescovi ortodossi (!). In Turchia, il creazionismo è parte dei testi scolastici, e i professori che insegnano la teoria dell’evoluzione vengono minacciati pesantemente. In Brasile, il creazionismo è insegnato durante l’ora di religione, nonostante le vive proteste degli scienziati. In Pakistan l’evoluzione non è più insegnata nelle Università. Contro una simile ingerenza di movimenti anti-scientifici nella scuola e nella cultura, è doveroso attivarsi, e battersi ad armi pari. Ma queste armi non sono solo quelle della discussione razionale. Come spiega, infatti, al New Scientist Lawrence Krauss, fisico teorico di fama internazionale ed attivista contro il movimento dell’ID, “Quando ho preso per la prima volta le difese della scienza nel mio stato, l’Ohio, pensavo che quelli che attaccavano l’evoluzione fossero ben-intenzionati, anche se scientificamente in errore. Ma la mia esperienza nel Marzo 2002 ad un “dibattito” su evoluzione contro ID, sponsorizzato dalla direzione della scuola statale in Columbus, mi ha fatto cambiare idea. Durante il dibattito, divenne chiaro che io ero in competizione con una ben organizzata macchina di marketing”. Krauss spiega come la richiesta di “insegnare la controversia” nelle scuole sia una brillante manovra propagandistica, perché instilla nella gente l’idea che esista davvero una controversia scientifica intorno alla teoria dell’evoluzione! “La maggior parte degli americani” dice Krauss “crede che la teoria dell’evoluzione darwniana sia controversa, più che non, ad esempio, la relatività o la meccanica quantistica. Tuttavia, l’ID non è una teoria ben definita, e non è mai discussa nella letteratura scientifica. Ma chi potrebbe disapprovare la correttezza e l’apertura mentale? Queste qualità sono vitali per l’istruzione e per la scienza. Questo non è però il reale scopo del movimento dell’ID”. Dunque, i sostenitori dell’ID intendono utilizzare il principio di onestà intellettuale, che è alla base della vera scienza, per diffondere un punto di vista che di scientifico non ha niente. Krauss sottolinea che “Le idee scientifiche che sono diventate abbastanza importanti da essere insegnate ai licei, sono sopravvissute ad una serie di test rigorosissimi”. Quando uno studio viene pubblicato, infatti, è sottoposto ad una critica peer-review, in cui altri scienziati valutano la qualità del lavoro, approvandone o meno la pubblicazione. Se poi, dopo la pubblicazione, l’idea è tanto rilevante da stimolare altre ricerche, e se quest’idea sopravvive alle evidenze sperimentali per almeno 20 anni, allora essa può entrare a far parte di un testo scolastico. “Coloro che propongono l’ID intendono saltare questi difficili passaggi, ed entrare direttamente nelle classi” dice Krauss, che si raccomanda “gli scienziati devono imparare che combattere una lobby non è come discutere un’ipotesi scientifica su una rivista. Nella scienza, le idee sbagliate verranno alla fine eliminate. Ma in una società dove il marketing è re, la comunità scientifica dovrà imparare ad usare le armi delle frasi ad effetto e degli argomenti emotivi. In breve, dobbiamo dispiegare tutti gli strumenti che sono oggi impiegati per vendere auto, farmaci dietetici, e l’Intelligent Design”. (vedi New Scientist 9 Luglio 2005, pag. 8-12). Daniele Fanelli