L’estinzione del Triassico superiore non fu così globale

Abrotocrinus sp Macrocrinus mundulus Sarocrinus nitidus

L’impatto dell’estinzione di massa che caratterizzò il passaggio da periodo Triassico a Giurassico potrebbe non essere stata globale come le estinzioni di massa precedenti

L’estinzione del Tardo Triassico, avvenuta circa 200 milioni di anni fa, potrebbe non aver avuto lo stesso impatto sulla biodiversità marina globale dell’estinzione di massa del Permiano che la precedette. A rivelarlo, un team guidato da Alexander Dunhill dell’Università di Leeds, i cui risultati sono stati pubblicati su Paleontology.

Secondo i ricercatori, gli studi condotti finora attribuirebbero a una aumentata concentrazione di anidride carbonica, conseguenza delle ripetute eruzioni a livello della Provincia Magmatica dell’Atlantico Centrale, la causa fondamentale dell’estinzione del Triassico superiore. L’aumento di anidride carbonica sarebbe stata responsabile di una combinazione tra incremento della temperatura, anossia e acidificazione dei mari, che avrebbe portato all’estinzione di una quota di biodiversità marina che oscilla tra il 40% e il 70% del registro fossile conosciuto.

Tuttavia, chiariscono gli autori, l’incompletezza della documentazione fossile e la quantità inferiore di analisi condotte su questa estinzione rispetto alle altre non permettono di chiarirne tanto l’entità quanto i meccanismi, né di evidenziare quali gruppi sarebbero stati più vulnerabili. Per questa ragione, il gruppo di ricerca si è concentrato sulla biodiversità marina colpita da questa estinzione, attraverso un’analisi statistica su un gruppo di dati molto ampio dall’archivio della rivista Paleontology (oltre 50000 dati per più di 2500 generi).

Il modello della ricerca è stato costruito in modo da includere i dati paleolongitudinali e paleolatitudinali, la crono e litostratgrafia del record fossile considerato, i dati ecologici estrapolabili e le modalità di vita delle specie fossili analizzate. La ricerca è stata impostata in modo da verificare se la perdita di biodiversità marina fu tanto vasta e irreversibile quanto quella del Permiano, se afflisse soprattutto i filtratori sospensivori e se l’estinzione si propagò a tutte le latitudini.

I risultati sono stati piuttosto articolati. La frammentarietà del record fossile, per quanto vasto il set di dati analizzati, non permette di stabilire una percentuale definitiva di perdita di biodiversità marina, che la ricerca conferma tra il 43% e il 73%. Tuttavia, l’analisi mostra come scomparvero prevalentemente, tra il Triassico Superiore e il Giurassico inferiore, organismi pelagici filtratori dotati di parziale mobilità e filtratori sospensivori bentonici. Non sarebbe invece emersa nuova biodiversità, con l’eccezione di una famiglia di gasteropodi filtratori semi-bentonici, la Nerellidae.

L’estinzione del Triassico superiore si concentrò prevalentemente sulle latitudini tropicali, dove le barriere coralline sarebbero stati gli organismi più colpiti: oltre il 90% della biodiversità dei reef perduta, un record fossile che non sarebbe più riemerso fino al Medio Giurassico (tra i 175 e i 105 milioni di anni fa). Al contrario, nelle medie latitudini la ricerca non mostra una spiccata né irreversibile perdita di biodiversità. In altre parole, nonostante il grande impatto di questa estinzione, i dati non mostrano un’entità simile a quella della precedente estinzione del Permiano.

I ricercatori sottolineano inoltre che i dati disponibili confermano una maggiore esposizione all’estinzione degli organismi con porzioni calcaree maggiori, un dato in linea con quanto avvenuto anche nella precedente estinzione del Permiano. Tuttavia, l’analisi non è in grado di stabilire con certezza quale fattore abbia prevalso tra acidificazione, progressiva anossia e aumentata temperatura nell’estinzione di questi organismi.

Il team conclude l’analisi con uno spunto di stretta attualità. Lo studio di queste estinzioni, condizionate dall’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera e nei mari, potrebbe dirci molto sulle conseguenze dell’opera dell’uomo nei cambiamenti climatici a cui siamo già soggetti e a cui ne saremo ancor più nel prossimo futuro.


Riferimenti:

Dunhill, A; Foster, W; Sciberras, J; Twitchett, R. Impact of the Late Triassic mass extinction on functional diversity and composition of marine ecosystems. Palaeontology, 2017 DOI: 10.1111/pala/12332

Immagine: di dominio pubblico (da Wikimedia Commons)