L’origine del guscio delle tartarughe
Un fossile risalente a 260 milioni di anni fa illustra le prime fasi dell’evoluzione del guscio delle tartarughe
Tartarughe e testuggini (Ordine Testudines) sono tra i rettili di origine più antica ancora esistenti e oggi se ne contano oltre 200 specie suddivise in 74 generi. A parte rarissime eccezioni, tutte le specie sono accomunate dal possesso di un guscio, uno scudo protettivo composto da due parti, una nella regione dorsale del corpo, il carapace, e un’altra appiattita in quella ventrale, chiamata piastrone. Queste strutture sono poi tenute insieme da un ponte osseo e ricoperte da placche cornee chiamate scuti.
L’origine di una così complessa struttura anatomica, frutto di decine di milioni di anni di evoluzione, è da sempre stato un rebus per i biologi evoluzionisti di tutto il mondo perché coinvolge una serie di importanti ossa del corpo, quali costole, vertebre toraciche, clavicole e interclavicole, che si sono lentamente modificate nel corso del tempo. Fino al decennio scorso, i resti fossili più antichi degli antenati delle odierne tartarughe risalivano a circa 210 milioni di anni fa e appartenevano a Proganochelys quenstedti, una specie che presentava una spessa corazza, sia dorsale che ventrale, a protezione degli organi interni. Un fossile dunque importante ma poco informativo sulle traiettorie evolutive intraprese dal guscio di questi rettili.
Solo nel 2008, con la scoperta di Odontochelys semitestacea, di alcuni milioni di anni più antica, si è andato oltre nella nostra conoscenza sull’origine di questa novità evolutiva: tale specie, infatti, presenta un piastrone completo e solo un abbozzo del carapace dorsale. I ricercatori erano però consapevoli che questa non potesse essere la “prima tartaruga” e che il record fossile fosse ancora piuttosto incompleto.
Dalle pagine della rivista Current Biology, viene ora descritto un altro fossile, che rappresenta un ulteriore passo indietro nella storia evolutiva di questo gruppo di vertebrati: si tratta di Eunotosaurus africanus, una specie vissuta 260 milioni di anni fa nell’odierno Sudafrica. Questo organismo non possiede né carapace né piastrone, ma presenta alcune caratteristiche che sarebbero diventate fondamentali nel corso dell’evoluzione delle tartarughe, tra cui l’allargamento delle costole, l’assenza dei muscoli intercostali e la riorganizzazione dell’apparato respiratorio nella regione ventrale.
Tali caratteristiche, concludono i ricercatori, sono in linea con quanto atteso sulla base di un modello di evoluzione graduale di questa struttura e riconciliano le informazioni ricavate dal record fossile con quelle ottenute da analisi molecolari, da cui emergeva un inizio della trasformazione della struttura corporea proprio nel Permiano Medio.
Andrea Romano, da Oggiscienza
Riferimenti:
L’origine di una così complessa struttura anatomica, frutto di decine di milioni di anni di evoluzione, è da sempre stato un rebus per i biologi evoluzionisti di tutto il mondo perché coinvolge una serie di importanti ossa del corpo, quali costole, vertebre toraciche, clavicole e interclavicole, che si sono lentamente modificate nel corso del tempo. Fino al decennio scorso, i resti fossili più antichi degli antenati delle odierne tartarughe risalivano a circa 210 milioni di anni fa e appartenevano a Proganochelys quenstedti, una specie che presentava una spessa corazza, sia dorsale che ventrale, a protezione degli organi interni. Un fossile dunque importante ma poco informativo sulle traiettorie evolutive intraprese dal guscio di questi rettili.
Solo nel 2008, con la scoperta di Odontochelys semitestacea, di alcuni milioni di anni più antica, si è andato oltre nella nostra conoscenza sull’origine di questa novità evolutiva: tale specie, infatti, presenta un piastrone completo e solo un abbozzo del carapace dorsale. I ricercatori erano però consapevoli che questa non potesse essere la “prima tartaruga” e che il record fossile fosse ancora piuttosto incompleto.
Dalle pagine della rivista Current Biology, viene ora descritto un altro fossile, che rappresenta un ulteriore passo indietro nella storia evolutiva di questo gruppo di vertebrati: si tratta di Eunotosaurus africanus, una specie vissuta 260 milioni di anni fa nell’odierno Sudafrica. Questo organismo non possiede né carapace né piastrone, ma presenta alcune caratteristiche che sarebbero diventate fondamentali nel corso dell’evoluzione delle tartarughe, tra cui l’allargamento delle costole, l’assenza dei muscoli intercostali e la riorganizzazione dell’apparato respiratorio nella regione ventrale.
Tali caratteristiche, concludono i ricercatori, sono in linea con quanto atteso sulla base di un modello di evoluzione graduale di questa struttura e riconciliano le informazioni ricavate dal record fossile con quelle ottenute da analisi molecolari, da cui emergeva un inizio della trasformazione della struttura corporea proprio nel Permiano Medio.
Andrea Romano, da Oggiscienza
Riferimenti:
Tyler R. Lyson, Gabe S. Bever, Torsten M. Scheyer, Allison Y. Hsiang, Jacques A. Gauthier. Evolutionary Origin of the Turtle Shell. Current Biology, 2013; DOI: 10.1016/j.cub.2013.05.003
Crediti immagine: Guy Haimovitch, Wikimedia Commons. Link
Crediti immagine: Guy Haimovitch, Wikimedia Commons. Link
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.