L’uomo di Neanderthal e i gioielli

D. Radovčić, A. Oros Sršen, J. Radovčić, D. W. Frayer (2015). Evidence for Neandertal Jewelry: Modified White-Tailed Eagle Claws at Krapina. PLOS ONE, pp.1-14 Marzo. 2015 DOI:10.1371/journal.pone.0119802 Credit image: Luka Mjeda, Zagreb; CC-BY

Evidenze di ornamenti per i neandertaliani suggeriscono che avessero abilità tecniche e una cultura simbolica molto più sviluppate di quanto ritenuto

Possibile che già l’uomo di Neanderthal sentisse l’esigenza di sfoggiare gioielli? Ornamenti di questo tipo sono comunemente associati a fossili di Homo sapiens e si è sempre pensato che rappresentassero capacità cognitive speciali e capacità simboliche degli esseri umani moderni. Recentemente, alcuni studi hanno invece evidenziato che presso i neandertaliani era in uso la produzione di arte e di oggetti simbolici, quali piume, gusci modificati, ocra e, seppur, sporadicamente artigli rapaci, costituiti di elementi singoli, presumibilmente utilizzati come pendenti (Pikaia ne ha parlato qui, qui e qui), oltre che sepolture di cadavere (Pikaia ne ha parlato qui). In questo filone, si inserisce il ritrovamento di otto artigli dell’aquila dalla coda bianca, o aquila di mare (Haliaetus albicilla), nel sito Krapina, collocato nell’attuale Croazia e risalente a circa 130 000 anni fa. Gli artigli in oggetto presentano manipolazioni che suggeriscono che fossero assemblati in gioielli, probabilmente montati su collane o bracciali. Il sito è noto per essere abitato da Homo neanderthalensis, in quanto l’uomo moderno sarebbe arrivato in Europa circa 80.000 anni dopo.

In precedenza, gli artigli dell’aquila erano stati descritti isolatamente in siti risalenti a circa 100.000 mila anni a Pech de l’Azé (Francia) e a circa 44 mila anni a Fumane Cave (Italia). Altri esempi di ossa d’aquila dalla coda bianca, o di altri rapaci, appaiono nel Paleolitico superiore europeo e in siti successivi, ma di norma sono sporadici e raramente coinvolgono più di un elemento del piede. La presenza contemporanea di otto artigli nel sito di Krapina è testimoniata da un team di ricercatori americani e polacchi e le evidenze di segni di taglio che suggeriscono la disarticolazione attraverso il taglio dei tendini in almeno quattro di questi, sono state pubblicate con un articolo su PLOS ONE. I tagli presenti mostrano un livellamento dei bordi e sono riscontrabili sfaccettature lucide e tacche lucidate in posizione mediale e laterale. Tutte queste manipolazioni sono ragionevolmente dovute ad azioni di separazione delle ossa del piede e il collegamento dell’artiglio a stringhe probabilmente realizzate con tendini per creare collane o qualche altro tipo di gioielli. La presenza di tagli e segni in diversi punti dell’artiglio, ma mai sulla superficie plantare, testimonia la conoscenza di numerosi approcci da parte dell’uomo di Neanderthal per recidere le ossa e montarle in un pezzo di gioielleria.

Alla luce di tutti questi indizi, i ricercatori ipotizzano che, molto probabilmente, la cattura delle aquile di mare da parte dell’uomo di Neanderthal prevedeva una pianificazione ed una cerimonia. Inoltre, gli studiosi sostengono che sia ragionevole pensare che la raccolta di artigli da almeno tre esemplari diversi di aquila, come nel caso testimoniato da questo ritrovamento, potesse rappresentare una prova per la collettività della cattura dei rapaci. In ogni caso, qualunque sia la reale spiegazione, il trattamento degli artigli fornisce nuovi orizzonti circa le abilità e la raffinatezza culturale dell’uomo di Neanderthal. Rappresentano, infatti, una delle prime testimonianze inequivocabili che i neandertaliani possedevano una cultura simbolica molto prima dell’arrivo, in Europa, delle forme più moderne di umani, estendendo queste due attività nel periodo denominato degli archeologi Musteriano (metà Paleolitico).


Riferimento bibliografico: 
D. Radovčić, A. Oros Sršen, J. Radovčić, D. W. Frayer (2015). Evidence for Neandertal Jewelry: Modified White-Tailed Eagle Claws at Krapina. PLOS ONE, pp.1-14 Marzo. 2015 DOI:10.1371/journal.pone.0119802


Credit image: Luka Mjeda, Zagreb; CC-BY