Ma lo sai cos’hai nel piatto?

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Capita talvolta di pensare, mentre si mangia un buon piatto di pesce, che la volta precedente il sapore era migliore.. e se fosse che la volta precedente il pesce era di un’altra specie? Come pubblicato ad esempio da Maurizio Casiraghi e Massimo Labra (Zooplant lab, Università di Milano Bicocca), questa non è una possibilità da scartare se la vostra pietanza […]

Capita talvolta di pensare, mentre si mangia un buon piatto di pesce, che la volta precedente il sapore era migliore.. e se fosse che la volta precedente il pesce era di un’altra specie? Come pubblicato ad esempio da Maurizio Casiraghi e Massimo Labra (Zooplant lab, Università di Milano Bicocca), questa non è una possibilità da scartare se la vostra pietanza era a base di palombo

Ma possiamo capire realmente cosa mangiamo ed essere certi della specie? Possiamo dare un nome certo a ciò che finisce nei nostri piatti? Da alcuni anni la metodica del DNA barcoding è divenuta sempre più efficace per determinare a livello tassonomico un campione (sia animale che vegetale) definendone la specie di appartenenza.

In Italia possiamo contare su una vasta rete di laboratori e scienziati che operano in questo ambito come dimostrato dagli oltre 120 iscritti che parteciperanno a Modena il 12 e 13 dicembre al workshop intitolato “Il DNA barcoding: quali prospettive e applicazioni in Italia?“. 

Al fine di favorire la partecipazione, il workshop è aperto a tutti gli interessati e non è prevista alcuna quota di iscrizione, tuttavia, per fini organizzativi, l’iscrizione è obbligatoria. Chi non si fosse già iscritto e volesse partecipare, può iscriversi alla reception del workshop.


Mauro Mandrioli