Odissea 200.000 a.C.
Sull’isola di Naxos sono state trovate evidenze della presenza dell’uomo già da 200.000 anni fa, decine di migliaia di anni prima di quanto si credesse. La scoperta mette in discussione quello che prima si credeva sulla navigazione delle specie umane precedenti Homo sapiens e le rotte migratorie dell’uomo preistorico dall’Asia all’Europa
Fino a tempi recenti la comunità scientifica era convinta che ambienti particolari come isole, deserti e alte quote fossero stati colonizzati solo da Homo sapiens, a causa di condizioni ambientali estreme o per la posizione difficile da raggiungere. Questa convinzione sta venendo smantellata un po’ alla volta grazie a scoperte che la smentiscono, come il ritrovamento dell’uomo di Denisova sull’altopiano tibetano (Pikaia ne ha parlato qui).
È questo il caso anche per l’isola di Naxos, Isole Cicladi, Grecia, dove, nella località di Stelida, un team di ricerca internazionale ha trovato evidenze della presenza umana circa 200.000 anni fa, decine di migliaia di anni prima di quanto si credesse. Nel loro studio i paleoarcheologi dimostrano come i primi frequentatori dell’isola non siano stati gli uomini anatomicamente moderni, ma i Neanderthal o, forse, altri ominidi precedenti.
Nonostante la prima colonizzazione dell’Europa continentale sia databile ad almeno 1 milione e mezzo di anni fa (sito di Pirro Nord, Apricena, Foggia, scavato dall’Università di Ferrara), la conquista umana delle isole veniva ipotizzata soltanto a partire dal neolitico o dal tardo mesolitico. Secondo gli autori di questo studio però il bacino dell’Egeo sarebbe stato accessibile molto prima di quanto si credesse, grazie all’abbassamento del livello marino durante le ere glaciali. Questo avrebbe reso attraversabile a piedi grandi porzioni di terra altrimenti occupata dal mare. Il territorio reso accessibile sarebbe stato di grande interesse per i cacciatori raccoglitori del Pleistocene medio, in quanto ricco di risorse naturali e materie prima, come la selce di ottima qualità presente a Stelida. È anche grazie a quest’ultima che gli archeologi hanno potuto retro datare così tanto la frequentazione dell’isola. L’analisi della scheggiatura ha infatti evidenziato la presenza di industrie litiche di tipo musteriano, un tipo di scheggiatura tipicamente associato all’uomo di Neanderthal.
I ricercatori ipotizzano inoltre che la frequentazione del bacino dell’Egeo non fosse limitata ai periodi glaciali, ma che avvenisse anche durante i momenti temperati tramite la navigazione. Non ci sono prove dirette a favore della teoria della navigazione marina dei Neanderthal, ma gli autori propongono un modello graduale, almeno nel caso dell’isola di Naxos. Abituati ad utilizzare le ricche risorse presenti sull’isola (che in quel momento non era tale) i Neanderthal avrebbero continuato ad approvvigionarsi lì anche quando, col riscaldamento climatico, il mare non avesse iniziato ad innalzarsi, trovando adattamenti che sarebbero infine sfociati in una rudimentale navigazione marina.
Non è ancora possibile essere certi della capacità di navigare delle specie umane precedenti la nostra. Quello che però può essere ipotizzato in maniera affidabile è una via di accesso alternativa per gli ominidi che migravano verso l’Europa dall’Asia. Le ricostruzioni sui modelli migratori degli uomini preistorici hanno sempre mostrato il ponte di terra della Tracia come unica via d’accesso all’Europa continentale dall’Asia minore. Ora sappiamo che l’attraversamento del bacino dell’Egeo doveva essere una possibilità concreta, indipendentemente dal metodo di spostamento.
Riferimenti:
Tristan Carter, Daniel A. Contreras, Justin Holcomb, Danica D. Mihailović, Panagiotis Karkanas, Guillaume Guérin, Ninon Taffin, Dimitris Athanasoulis, Christelle Lahaye. Earliest occupation of the Central Aegean (Naxos), Greece: Implications for hominin and Homo sapiens’ behavior and dispersals. Science Advances, 2019; 5 (10): eaax0997 DOI: 10.1126/sciadv.aax0997
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Dopo la laurea magistrale in Quaternario, Preistoria e Archeologia, conseguita presso l’Università di Ferrara, si iscrive al master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza, grazie al quale inizia a collaborare con Pikaia. Con l’intenzione di continuare la divulgazione della scienza, in particolare della paleontologia, ha partecipato alla fondazione dell’associazione La Lampada delle Scienze.