Peni e predatori
Dove ci sono tanti predatori, i gonopodi dei maschi di gambusia delle Bahamas si allungano: un adattamento per meglio fecondare le femmine in condizioni ambientali in cui il rischio di morire è molto alto
Con i predatori nei paraggi, il pene si allunga. No, non si tratta di una commedia hollywoodiana, ma di un divertente caso di adattamento osservato in un pesciolino caraibico. Il protagonista di questa vicenda è la gambusia delle Bahamas (Gambusia hubbsi), specie d’acqua dolce, le cui dimensioni dei genitali maschili variano al variare della presenza di predatori.
La scoperta porta la firma di due ricercatori della North Carolina State University, che sulle pagine della rivista Journal of Evolutionary Biology hanno dimostrato che nei laghi in cui vi è un’alta concentrazione della specie Gobiomorus dormitor, il loro principale predatore, i gonodpodi maschili diventano mediamente più lunghi e robusti rispetto a quelli delle popolazioni che vivono in acque più tranquille. Il gonopodio è l’organo copulatore maschile che si ritrova solo in alcune famiglie di pesci a fecondazione interna, tra cui quella dei Poeciliidae a cui appartengono le gambusie. La funzione principale di questa struttura, localizzata in prossimità della pinna anale, è dunque il trasferimento degli spermatozoi alle femmine. E’ evidente che un gonopodio più lungo è in grado di meglio adempiere a questo compito, favorendo dunque la fecondazione.
Vivendo in un ambiente pericoloso, le probabilità dei maschi di essere cacciati sono molto elevate: sarebbe questa la forza selettiva che ha promosso una tale modificazione morfologica. Sotto la costante minaccia di diventare un veloce pasto dei voraci predatori, infatti, la selezione naturale ha pertanto favorito un meccanismo più efficace per ingravidare le femmine, anche quando queste non sono particolarmente predisposte all’accoppiamento. Questo adattamento assicurerebbe così ai maschi un elevato successo riproduttivo nonostante una vita media più corta.
Non è solo, dunque, la selezione sessuale a plasmare la variabilità nella morfologia degli organi copulatori, ma anche le differenze nelle condizioni ecologiche tra ambienti diversi possono giocare un ruolo fondamentale in questo processo, che, a lungo termine, può anche portare all’isolamento riproduttivo tra popolazioni differenti.
Andrea Romano
da OggiScienza
Rierimenti:
Justa L. Heinen-Kay and Brian Langerhans. Predation-associated divergence of male genital morphology in a livebearing fish. Journal of Evolutionary Biology, October 2013
Crediti immagine: Public domain, Encyclopedia of Life
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.