Per attirare l’attenzione
Quando si pensa ai camaleonti (famiglia Chamaeleonidae) salta subito alla mente la loro straordinaria capacità, quasi unica nel regno animale, di cambiare aspetto ed assumere colorazioni criptiche, mimetizzandosi così con l’ambiente circostante. In questo modo, essi sono in grado di sfruttare tale caratteristica per cacciare gli insetti e nascondersi da potenziali predatori. Ma furono questi motivi a guidare l’evoluzione di […]
Quando si pensa ai camaleonti (famiglia Chamaeleonidae) salta subito alla mente la loro straordinaria capacità, quasi unica nel regno animale, di cambiare aspetto ed assumere colorazioni criptiche, mimetizzandosi così con l’ambiente circostante. In questo modo, essi sono in grado di sfruttare tale caratteristica per cacciare gli insetti e nascondersi da potenziali predatori. Ma furono questi motivi a guidare l’evoluzione di questo tratto caratteristico?
Secondo un gruppo di ricercatori della University of the Witwatersrand, Johannesburg, e della University of Melbourne, l’abilità di cambiare colore deriverebbe dalla necessità di fornire rapidi segnali ai conspecifici e solo in seguito sarebbe stata utilizzata per mimetizzarsi. In particolare, nell’articolo pubblicato sulla rivista open acess PLoS Biology, i ricercatori ipotizzano che i cambiamenti di colore si sarebbero evoluti in contesti di corteggiamento e competizione aggresiva tra individui dello stesso sesso (i maschi) per la conquista di un partner riproduttivo.
Lo studio ha testato se i cambiamenti di colori sono associati alla costituzione del substrato su cui gli esemplari si trovano oppure alle interazioni competitive tra duellanti. Due esemplari maschi per volta sono stati posizionati l’uno di fronte all’altro su substrati di diversa colorazione e sono state misurate le variazioni cromatiche degli animali. I gradi di cambiamento che si sono verificati sui corpi dei camaleonti, appartenenti ad alcune specie del genere Bradypodion, non possono essere predetti dalla variazione del substrato, bensì dall’aggressività dimostrata dai contendenti. In particolare, gli esemplari delle specie che presentano un più accentuato dimorfismo sessuale sembrano incrementare l’intensità e la brillantezza della colorazione durante il “duello”, ad indicare un coinvolgimento di questo comportamento nelle dinamiche legate alla riproduzione. Le variazioni cromatiche dei camaleonti si sarebbero dunque evolute in un contesto di selezione sessuale e, almeno inizialmente, puntavano ad aumentare la visibilità, piuttosto che a ridurla.
Nello studio si sostiene che solo in seguito la selezione naturale avrebbe agito su questa capacità preesistente, favorendo quegli individui che, oltre a primeggiare nelle dispute con i rivali mediante cambiamenti cromatici, erano in grado di modificarsi in modo da rendersi poco visibili ai predatori. Selezione sessuale e selezione naturale, contrariamente a quanto avviene in molte specie di vertebrati che presentano caratteri sessuali secondari molto accentuati, avrebbero successivamente agito in modo concorde fino a promuovere l’evoluzione delle complesse transizioni cromatiche che si osservano oggi in questi straordinari rettili.
L’articolo “Selection for social signalling drives the evolution of chameleon colour change” è liberamente disponibile on-line.
Andrea Romano
L’immagine è tratta da Wikimedia Commons.
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.