Per favore, non chiamatelo Darwinismo

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Il 2009 sarà sicuramente occasione per parlare di Darwin ed evoluzione e per molti è anche occasione per parlare (bene o male, dipende dalla fonte) di Darwinismo. Ma cos’è il Darwinismo? Da questa domanda partono Eugenie C Scott e Glenn Branch (National Center for Science Education) nel loro articolo intitolato “Don’t call it Darwinism” in corso di pubblicazione sulla rivista […]

Il 2009 sarà sicuramente occasione per parlare di Darwin ed evoluzione e per molti è anche occasione per parlare (bene o male, dipende dalla fonte) di Darwinismo. Ma cos’è il Darwinismo? Da questa domanda partono Eugenie C Scott e Glenn Branch (National Center for Science Education) nel loro articolo intitolato “Don’t call it Darwinism” in corso di pubblicazione sulla rivista Evolution, Education & Outreach.

Il termine “Darwinismo” viene spesso usato per indicare il nucleo originale delle proposte di Darwin ed in questo contesto ha ancora una precisa valenza storica. Come però Scott e Branch sottolineano il termine “Darwinismo” perde immediatamente di utilità quando lo si utilizza come fosse un sinonimo di biologia evoluzionistica, poiché è evidente che la biologia evoluzionistica moderna non è solo “Darwinismo”. Questo non significa, affatto, che il “Darwinismo” sia stato abbandonato, ma semplicemente che al nucleo originale formulato da Charles Darwin sono stati aggiunti tanti elementi che al tempo di Darwin erano semplicemente impensabili. Elementi nuovi quindi e non Darwiniani perché derivanti da discipline che al tempo di Darwin non erano neppure nate. Basti pensare all’epigenetica e alla biologia molecolare applicata allo studio dello sviluppo per vedere quanto profonde sono state le innovazioni in materia di comprensione dei meccanismi tramite cui agisce l’evoluzione. Elementi nuovi, ma non incompatibili con la teoria dell’evoluzione, anzi, in grado di dimostrare sempre con maggior forza come le fondamenta gettate da Darwin siano solide ed ancora oggi rappresentino le basi su cui poggia l’evoluzione.

Ogni tanto capita di leggere “questa scoperta scuote il Darwinismo” oppure “una scoperta che mostra la crisi del Darwinismo”, ma perché rimanere al “Darwinismo” dimenticando 150 anni di lavoro sulla teoria dell’evoluzione? In realtà già la sintesi moderna introduceva concetti nuovi, ma nessuno di questi concetti scuoteva le fondamenta della teoria dell’evoluzione, anzi, al contrario andava a consolidarne la basi.

E’ curioso osservare che mentre la comunità scientifica usa prevalentemente i termini sintesi moderna, biologia evoluzionistica e teoria dell’evoluzione, preferendo queste espressioni al termine Darwinismo, i detrattori dell’evoluzione rimangono saldamente legati alla critica al “Darwinismo” cercando di mostrare le apparenti contraddizioni che le moderne bioscienze solleverebbero rispetto al “Darwinismo”. Carenza di aggiornamento o volontà di evidenziare finte debolezze? Entrambe le risposte sono forse vere, ma, come evidenziato da Scott e Branch, l’utilizzo del termine Darwinismo cerca di evidenziare le componenti ideologiche della teoria dell’evoluzione, in modo da fare risultare la teoria dell’evoluzione in toto come una forma di dogmatismo o di ideologia, priva di supporti sperimentali a cui si dovrebbe fare necessariamente riferimento se si parlasse di biologia evoluzionistica moderna.

Questo non significa che la teoria dell’evoluzione non si basa o non è più basata sul lavoro di Darwin (sarebbe una sciocchezza pensarlo, figurarci scriverlo) ma che l’evoluzione è oggi “qualcosa di più” del solo “Darwinismo”. Come suggeriscono quindi gli autori “Il 2009 sarà l’anno dei festeggiamenti per Darwin e università, musei, scuole, giornali popolari e scolastici ed altre istituzioni organizzeranno conferenze, numeri speciali e mostre speciali dedicate a Darwin e all’evoluzione. In parallelo  però i lettori di questo giornale possono anche attendersi l’aumento dei cori antievoluzionistici, come il creazionismo che utilizzerà questa grande attenzione come gancio per le loro critiche. Se mai c’è stato un momento utile per favorire l’insegnamento della biologia evoluzionistica, questo sarà il 2009. Insegnanti e scienziati devono cogliere l’opportunità di pensare come è meglio presentare le proprie idee sull’evoluzione, che sono nate e germogliate a partire da u incredibile e brillante scienziato dell’ottocento. Semplicemente però, non chiamatelo Darwinismo!”.

Mauro Mandrioli