Per parlare ci vuole cervello

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Recenti studi su macachi e scimpanzè avevano dimostrato l’esistenza, nell’encefalo di queste due specie, di aree cerebrali coinvolte nella percezione e nella elaborazione di processi comunicativi omologhi a quelle adibite al linguaggio nell’uomo. Il cervello già predisposto al linguaggio verbale si sarebbe dunque evoluto prima della comparsa dell’uomo e le radici di questa caratteristica tipicamente umana erano probabilmente già presenti […]

Recenti studi su macachi e scimpanzè avevano dimostrato l’esistenza, nell’encefalo di queste due specie, di aree cerebrali coinvolte nella percezione e nella elaborazione di processi comunicativi omologhi a quelle adibite al linguaggio nell’uomo. Il cervello già predisposto al linguaggio verbale si sarebbe dunque evoluto prima della comparsa dell’uomo e le radici di questa caratteristica tipicamente umana erano probabilmente già presenti in un antenato comune.

Per comprendere l’evoluzione del linguaggio nella nostra specie, un gruppo di ricercatori del Yerkes National Primate Research Center, Emory University, ha confrontato  l’anatomia del fascicolo arcuato, un tessuto nervoso che collega l’area di Broca e l’area di Wernicke, di uomo (Homo sapiens sapiens), scimpanzè (Pan troglodytes) e macaco reso (Macaca mulatta). L’area di Broca e di Wernicke sono regioni fondamentali per la produzione e la comprensione della comunicazione verbale. Infatti, la prima, situata nel lobo frontale, è una regione che regola i processi di elaborazione e produzione delle parole, mentre la seconda, che si trova nel lobo temporale, è adibita alla comprensione del linguaggio ascoltato. L’analisi ha previsto l’utilizzo della diffusion tensor imaging (DTI), una tecnica non invasiva che riproduce un’immagine di tessuti biologici in vivo.

Dalle pagine della rivista Nature Neuroscience, si legge che, rispetto a quello di scimpanzè e macachi, il fascicolo arcuato della nostra specie presenta le proiezioni nervose molto più diffuse e di dimensione notevolemente maggiore. Inoltre, nell’uomo non raggiungono solo l’area di Wernicke, ma connettono l’area di Broca anche con il lobo temporale medio, una regione che si pensa sia coinvolta nella comprensione del significato delle parole.  

Il cervello umano, dunque, oltre che presentare le aree del linguaggio estremamente specializzate e di maggiori dimensioni rispetto alle altre specie, è carattarizzato anche da una serie più ampia e ramificata di fibre nervose di connessione, che consentono la miglior trasmissione e rielaborazione delle informazioni relative alla comunicazione verbale e, nel complesso, capacità di linguaggio notevolemente superiori.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons