Perché ai creazionisti non piace Noah
Il film di Aronofsky deve affrontare un’autentica crociata da parte delle organizzazioni creazioniste, ricche, agguerrite e ben finanziate
L’ultimo film di Darren Aronofsky, Noah, non è proprio piaciuto ai fondamentalisti religiosi. E dire che il tema, cioè il mito del diluvio universale, fa parte del folclore di moltissime culture in giro per il mondo e la sua versione più famosa, con protagonista appunto Noè e la sua arca, è condiviso dalle tre religioni abramitiche: religione ebraica, cristianesimo e Islam.
Se il film, tutto sommato, non ha sconvolto nemmeno i rabbini, diversi paesi islamici ne hanno invece proibito l’importazione, mentre tra i fondamentalisti cristiani, soprattuto negli Stati Uniti, c’è persino chi invita al boicottaggio.
Che cos’ha di così blasfemo il film? Sicuramente agli ultraconservatori, da sempre a braccetto con i negazionisti del cambio climatico, non è andato giù l’ingenuo messaggio ecologico del film, e il regista nel 2007 aveva infatti definito Noè come “il primo ambientalista”. I religiosi non erano poi certo preparati a un uso così creativo degli effetti speciali: gli “angeli caduti” che vegliano sugli uomini, nominati nell’apocrifo Libro di Enoch, qui diventano mostri di roccia simili nell’aspetto e nei movimenti ai Transformers portati sul grande schermo da Michael Bay. Deve essere stato spiazzante anche osservare gli animali nel film: grazie soprattutto ai prodigi della computer grafica, il regista ci mostra infatti animali simili a quelli a cui siamo abituati, ma non esattamente uguali. Serpenti, uccelli, e quattro zampe assortiti, sono tutte variazioni su tema di animali esistenti, che non trovereste in un documentario.
Ed eccoci al problema: nell’anno del Signore 2014 ci sono persone fermamente convinte che i loro testi sacri debbano essere trattati come libri di storia e quindi gli evangelici americani in particolare si aspettavano, anzi pretendevano, che un film come Noah si attenesse rigidamente ai quattro capitoli della Genesi che ne parlavano. A osservare le reazioni scomposte dei commentatori in forza al network conservatore FoxNews sorge però anche il dubbio che, invece che dagli antichi testi più o meno sacri provenienti dal medioriente, studiati per anni dal regista durante la lavorazione della sceneggiatura, il loro film ideale avrebbe dovuto attingere alle pubblicazioni riservate all’educazione religiosa dei più piccini. Ecco in proposito il divertente commento del comico Jon Stewart.
Questo fondamentalismo fa naturalmente rima con creazionismo, in particolare quello della Terra giovane. A differenza dei creazionisti più furbetti, quelli per intenderci che tentano comicamente di negare l’ispirazione religiosa della loro crociata contro il complotto evoluzionista ordito dai biologi, i creazionisti della Terra giovane hanno almeno l’onestà di mettere il loro credo bene in chiaro: la Terra ha poche migliaia di anni e tutti gli organismi, nessuno escluso, sono stati creati uno ad uno e tali sono rimasti.
Aspettate a ridere: che ci crediate o no, questo creazionismo ha qualche supporter anche in Italia. Nel febbraio del 2009 l’allora vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (sic) Roberto de Mattei ospitò nei locali del Cnr Evoluzionismo: il tramonto di un’ipotesi. Spacciato come convegno scientifico presentava come insigni accademici i creazionisti biblici arruolati nelle file del Kolbe Center for The Study of Creation. Tra gli atti, pubblicati a spese del Cnr, spicca l’autorevole contributo di Guy Berthault, secondo cui il Grand Canyon si sarebbe formato in un solo anno per effetto del Diluvio universale.
E come potevano dunque questi signori tollerare che nel film di Aronofski, mentre Noè narra ai propri figli la storia della Creazione del mondo in sei giorni, le immagini sullo schermo mostrassero chiaramente la storia di un pianeta molto più vecchio, dove le vita era cominciata con semplici cellule che (orrore!) cambiavano in altre forme? L’evoluzione che vediamo è chiaramente diretta verso la creazione dell’essere umano, ed è quindi profondamente antiscientifica, ma per i creazionisti hardcore deve essere stato comunque un brutto colpo.
Il telepredicatore Ray Comfort, più noto ai bene informati come The Banana Man, ha sfidato Hollywood girando in risposta a Noah un docufilm di mezzora, Noah and the last days, corredato da un e-book dove sostanzialmente ci viene spiegato perché la maggior parte di noi è destinata alle fiamme dell’inferno (a partire probabilmente dai produttori di Noah).
Kem Ham, presidente di Answer in Genesis, una delle più potenti organizzazione creazioniste americane, ha invece detto chiaramente che Noah è “probabilmente il peggior film che io abbia mai visto”.
C’è da credergli sulla parola, visto che Answer in Genesis, non contenta di aver costruito in Kentucky il parco giochi creazionista battezzato Creation Museum, ha da tempo il sogno nel cassetto di costruire un altro costoso carosello, questa volta sul tema dell’Arca. Ark Encounter dovrebbe diventare una specie di grande zoo con gli animali vivi stipati nei famosi 300 cubiti di volume commissionati a Noè dal Signore.
L’impresa, come del resto il Creation museum, costituisce di fatto un attentato all’istruzione dei ragazzi americani, cioè il pubblico di riferimento, e si può quindi anche vedere come una violazione del principio della separazione tra Chiesa e Stato garantito dalla Costituzione Usa.
Come se questo da solo non bastasse, la biologa Gwen Person ha anche spiegato in dettaglio come il progetto sia profondamente inumano: non siamo più nell’età del bronzo, e abbiamo sviluppato regole molto precise per proteggere il benessere degli animali di cui facciamo uso.
Anche riducendo moltissimo i 16mila animali che, secondo i calcoli dei creazionisti sarebbero entrati nell’Arca (per la cronaca, anche escludendo le specie marine il numero delle specie animali attualmente viventi è stimato in qualche milione) una struttura come quella non può assolutamente essere usata per stabulare a tempo indeterminato tante specie diverse.
Le organizzazioni creazioniste sono ricche e godono naturalmente di ingenti agevolazioni fiscali, ma fortunatamente il progetto per la costruzione di Ark Encounter sembrava essersi arenato: nemmeno Answer in Genesis sembra riuscire a mettere assieme i 172 milioni di dollari necessari.
A sbloccare la situazione sembra aver contribuito, almeno in parte, il dibattito dello scorso febbraio fra Bill Nye e Ken Ham. Nye, celebre divulgatore scientifico noto soprattutto per il programma Disney Bill Nye the Science Guy ha, come era prevedibile, spazzato via le favole di Ham. Peccato che il risultato di un dibattito che contrappone fatti scientifici e fantasie anti-scientifiche è di per sé irrilevante mentre non lo è il prestigio e la pubblicità che si riflette sul creazionista di turno quando viene messo sul medesimo piano di stimati professionisti. Lo avevano capito bene i biologi e divulgatori Richard Dawkins e Stephen Jay Gould: “[i creazionisti] non hanno alcuna speranza di convincere rispettabili scienziati con i loro ridicoli argomenti. Ciò a cui aspirano è invece l’ossigeno della rispettabilità. Perché possano godere di questo ossigeno è sufficiente che noi accettiamo di AVERE A CHE FARE con loro. A queste persone non importa essere battute negli argomenti. Ciò che conta è che noi concediamo loro un riconoscimento prendendoci il disturbo di discutere con loro in pubblico”.
Stando ad Ham il dibattito ha appunto portato questo ossigeno sotto forma di nuovi finanziamenti per Ark Enkounter, che ora avrebbe raccolto abbastanza fondi per iniziare finalmente la costruzione.
Se questi sono i risultati quando si dà corda ai creazionisti, forse è meglio lasciare la parola ai comici: ecco un approfondito debunking dell’Arca di Ricky Gervais.
Stefano Dalla Casa
da Wired
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo o ho scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Curo la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collaboro dalla fondazione con Pikaia, dal 2021 ne sono caporedattore.