Perché i dinosauri non aviani si estinsero mentre uccelli e mammiferi conquistarono la Terra

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I dinosauri erano al massimo del loro splendore ecologico alla caduta dell’asteroide e occupavano nicchie ecologiche stabili. Gli altri vertebrati e in particolare i mammiferi, allora già molto diversificati e adattati a condizioni più instabili, colsero al meglio l’occasione offerta dal cataclisma. Lo afferma un nuovo studio su Science Advances

Nuovi dettagli sull’ecologia dei dinosauri, in particolare lo studio degli habitat e delle catene alimentari di questi ambienti del passato, rivelano come gli ecosistemi di fine Cretacico godessero di piena salute prima di quell’impatto fatale che decretò la fine dell’era Mesozoica. Questi nuovi risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Science Advances, forniscono le evidenze più robuste finora che questi animali preistorici furono colti nel pieno del loro splendore ecologico, e non fossero in declino prima che l’asteroide colpisse la Terra. L’estinzione dei dinosauri non aviani e il trionfo dei mammiferi
Gli scienziati hanno a lungo dibattuto sul perché i dinosauri non aviani come il Tyrannosaurus rex e il Triceratops si estinsero mentre mammiferi e altre specie come tartarughe e coccodrilli sopravvissero all’estinzione di massa provocata dall’asteroide.
Il nuovo studio, condotto da un gruppo internazionale di paleontologi, ha analizzato 1600 fossili provenienti dal Nord America, per ricostruire le reti trofiche e le abitudini ecologiche di tutti gli animali terrestri e di acqua dolce che vissero durante gli ultimi milioni di anni del Cretacico e i primi milioni di anni del Paleogene, il periodo seguente la grande estinzione. I paleontologi conoscono da tempo i piccoli mammiferi che vivevano ai piedi dei dinosauri. Quello che questa ricerca dimostra per la prima volta è che questi mammiferi stavano andando incontro a una grande diversificazione ecologica, adattando dieta e abitudini a diversi ambienti, diventando dei componenti importanti dei loro ecosistemi fin dal Cretacico. Intanto, i dinosauri occupavano stabilmente le principali nicchie ecologiche, a cui erano straordinariamente ben adattati. A seguito della caduta del famoso meteorite e alla crisi biotica che ne seguì, i mammiferi non si avvantaggiarono solamente della scomparsa dei dinosauri non aviani, dicono gli esperti. I nostri antenati stavano già seminando il loro successo evolutivo attraverso questa marcata diversificazione ecologica, per esempio occupando nuove nicchie ecologiche ed evolvendo diete e comportamenti molto diversificati, adattandosi ai più repentini cambiamenti climatici.
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Evoluzione delle nicchie climatiche dei dinosauri (sopra) e degli altri vertebrati terrestri e d’acqua dolce fra Cretacico e Paleogene. I dinosauri non aviani (sopra) occuparono nicchie stabili mentre gli altri vertebrati (sotto) si adattavano come potevano a condizioni molto più instabili, cercando di evolvere adattamenti per compensare a fluttuazioni anche repentine del clima. Questo fattore potrebbe aver giocato un ruolo chiave nel determinare la sopravvivenza di questi gruppi a discapito dei dinosauri non-aviani, in quanto mammiferi, uccelli, coccodrilli, tartarughe e anfibi risultarono “preadattati” a cambiamenti radicali e repentini come quelli avvenuti alla fine del Cretacico. Immagine: comunicato stampa


La fortuna dei sopravvissuti e l’adattabilità dei mammiferi
Primo autore dello studio, il Dr Jorge García-Girón, dell’Università di Oulu in Finlandia e dell’Università di León in Spagna, afferma:
“Il nostro studio restituisce un nuovo quadro degli ecosistemi, reti alimentari e nicchie ecologiche degli ultimi ecosistemi con i dinosauri non-aviani e dei primi ambienti dominati dai mammiferi dopo l’estinzione di massa di fine Cretacico. Questo ci aiuta a risolvere uno dei più antichi misteri della paleontologia: perché tutti i dinosauri non aviani si estinsero, ma gli uccelli e i mammiferi no.”

Co-primario dello studio, il Dr Alfio Alessandro Chiarenza, dal Dipartimento di Ecologia e Biologia Animale dell’Università di Vigo in Spagna, ha dichiarato:

“Sembra che gli ultimi dinosauri godessero di un’ecologia stabile da milioni di anni che però ho fornito uno svantaggio quando l’asteroide cambiò le regole ecologiche in maniera inaspettata e improvvisa. Al contrario, animali come gli uccelli, i mammiferi, i coccodrilli e le tartarughe avevano già evoluto da tempo adattamenti a cambiamenti ambientali radicali e repentini, una sorta di ‘preadattamento’ che consentì a questi gruppi di sopravvivere quando le cose si misero male dopo la caduta dell’asteroide.”

Il Professor Steve Brusatte, cattedratico di Paleontologia ed Evoluzione all’Università di Edimburgo in Scozia e coautore dello studio commenta:


“I dinosauri erano nel pieno del loro successo ecologico, con ecosistemi stabili e fiorenti fin quando l’asteroide non ne determinò la repentina estinzione. Nel frattempo, i mammiferi avevano raggiunto un livello di diversificazione delle loro diete, ecologie e comportamenti già da quando condividevano il pianeta con questi imponenti rettili. Non si trattò solo di opportunismo dei mammiferi: i nostri antenati si costruirono la loro fortuna evolvendo ecologie variegate e adattabili ai più strani sconvolgimenti, una carta che si rivelò fortuita quando le nicchie ecologiche rimasero vacanti per la scomparsa dei dinosauri non-aviani.”

 

Figura 3

Dinamiche ecologiche attraverso l’intervallo fra fine Cretacico e inizio Paleogene. Durante il Campaniano (83.6–72.1 milioni di anni fa), i ruoli ecologici erano primariamente occupati da dinosauri di grandi dimensioni (sopra) mentre durante il Maastrichtiano (72.1–66 milioni di anni fa), le nicchie degli erbivori erano principalmente occupate da dinosauri di piccola e media taglia, al contrario dei predatori di grandi dimensioni, come il Tyrannosaurus rex che occupavano stabilmente un ruolo apicale nelle catene alimentari. Altri gruppi animali, come i mammiferi, subirono un’espansione ecologica graduale dal Campaniano e attraverso il Maastrichtiano, diversificandosi in tutte le nicchie ecologiche, che dominarono da 66 milioni di anni fa in poi. Gli ecosistemi di acqua dolce rappresentarono gli ambienti più stabili durante questo intervallo di tempo, rappresentando gli habitat meno perturbati durante l’episodio di estinzione di fine Cretacico e garantendo la sopravvivenza ai gruppi che li abitarono, come tartarughe, anfibi e coccodrilli.

La ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation Americana, dall’Accademia di Finlandia, il Next Generation European Research Council (ERC) Starting Grant della Comunità Europea, il programma di Ricerca e Innovazione “Horizon 2020” della Comunità Europea e dal fondo di ricerca Juan de la Cierva Formación 2020 del Ministero della Scienza e dell’Innovazione spagnolo.

Riferimenti: García-Girón et al., “Shifts in food webs and niche stability shaped
survivorship and extinction at the end-Cretaceous” Sci. Adv. 8, eadd5040 (2022) Doi: 10.1126/sciadv.add5040 Immagine in apertura: Un’istantanea dall’estinzione: un esemplare di Triceratops prorsus si ciba di alcune foglie di cicadacee (Nilsonniacladus), spaventando un piccolo mammifero placentale (sinistra) e un marsupiale (destra), mentre una tartaruga dal guscio molle si arrampica su un tronco, inconsapevole che la sua ecologia dulcacquicola la salverà dall’apocalisse che di lì a poco giungerà dallo spazio. (Illustrazione © Henry Sharpe, utilizzata su licenza). Fonte: Comunicato stampa Associazione Paleontologica Paleoartistica Italiana www.paleoappi.it