Personalità animale e rischio di predazione
E’ ormai da tempo assodato che le attività umane costituiscano tra le principali pressioni selettive in grado di modificare numerosi tratti fenotipici degli organismi selvatici anche in tempi molto rapidi. Un’ulteriore conferma di ciò giunge dalle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society B che riguarda una popolazione di wapiti (Cervus elaphus canadensis), il cervo canadese, nell’Alberta sud-occidentale. Lo studio […]
E’ ormai da tempo assodato che le attività umane costituiscano tra le principali pressioni selettive in grado di modificare numerosi tratti fenotipici degli organismi selvatici anche in tempi molto rapidi. Un’ulteriore conferma di ciò giunge dalle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society B che riguarda una popolazione di wapiti (Cervus elaphus canadensis), il cervo canadese, nell’Alberta sud-occidentale.
Lo studio ha indagato se la personalità degli individui possa influenzare la probabilità di rimanere vittima dei cacciatori e, viceversa, ha valutato gli effetti della pressione venatoria sul comportamento dei cervi adulti. Gli autori dello studio hanno suddiviso una popolazione di circa 100 wapiti in due gruppi sulla base delle loro abitudini di foraggiamento: gli individui del primo gruppo, gli audaci, sono soliti andare in cerca di cibo coprendo lunghe distanze e preferendo le praterie aperte, mentre quelli del secondo, gli schivi, prediligono foraggiare in zone più nascoste, come radure riparate da fitta vegetazione. Queste diverse abitudini, sostengono i ricercatori, sono da attribuirsi alle diverse ‘personalità’ degli individui in quanto le differenze si mantengono in tutto l’arco dell’anno, anche prima della stagione venatoria.
Dai risultati emerge chiaramente come le diverse abitudini degli erbivori espongano i due gruppi in diverse condizioni di suscettibilità ad essere cacciati: infatti, il 33% dei maschi, dotati di collare GPS e seguiti per tutto il corso dello studio, sono caduti preda dei cacciatori e tutti erano attribuibili al gruppo degli audaci. Gli schivi, invece, con i loro movimenti limitati e la loro frequentazione di ambienti meno aperti sono in grado di superare la stagione venatoria con pochi problemi. Lo stesso pattern si osserva per le femmine di età compresa tra i 2 e i 9 anni, mentre tra quelle più anziane si evidenzia un’interessante trend: quelle ‘schive’ limitano ancor più i propri movimenti, mentre quelle ‘audaci’ non modificano il proprio comportamento, esponendole per tutto il corso della loro vita ai cacciatori.
E’ possibile, concludono i ricercatori, che questa tendenza possa favorire a livello di popolazione gli individui dal temperamento schivo: la pressione venatoria sembra dunque agire come pressione selettiva direzionale. Dal momento che non si evidenzia però alcuna effettiva selezione a favore degli schivi (forse si osserverà in futuro), è possibile che altre forze, questa volta naturali come i predatori, possano controbilanciare l’effetto della caccia sulle popolazioni di cervi canadesi.
Andrea Romano
Riferimenti
S. Ciuti, T. B. Muhly, D. G. Paton, A. D. McDevitt, M. Musiani, M. S. Boyce. Human selection of elk behavioural traits in a landscape of fear. Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, 2012; DOI: 10.1098/rspb.2012.1483
Immagine da Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.