Più cashmere? Meno leopardi delle nevi
Pubblicata su Biological Conservation una ricerca dell’Università di Firenze, in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, su globalizzazione ed ecologia in Mongolia
“L’obiettivo delle nostre analisi – spiega il primo autore dello studio, Marco Salvatori, dottorando di ricerca presso l’Università di Firenze e il MUSE – era di capire se le mandrie di animali domestici, fotografate da oltre la metà delle foto-trappole piazzate, agissero da fattore di attrazione, quale fonte aggiuntiva di prede, o di repulsione per i due grandi carnivori dell’area, il leopardo delle nevi e il lupo, e se inibissero la presenza dello stambecco siberiano, principale preda del leopardo delle nevi in queste aree”.
“I nostri risultati parlano chiaro – afferma il coordinatore Francesco Rovero –: la pastorizia diffusa disturba il leopardo delle nevi, felino sfuggente e adattato a predare animali selvatici in terreni scoscesi, spingendolo ad evitare le zone utilizzate dalle grandi mandrie di bestiame, che sono però sempre più diffuse anche all’interno delle aree protette. Al contrario il lupo sembra essere attratto dagli animali domestici e questo genera il rischio di conflitti con i pastori.” “Il leopardo delle nevi – precisa Valentina Oberosler, ricercatrice post-doc del MUSE, che ha contribuito allo studio – è il meno conosciuto e tra i più rari dei grandi felini: la sua distribuzione è frammentata, le sue popolazioni in diminuzione. Vive solo in catene montuose remote dell’Asia centrale, dal Nepal alla Siberia: si stima che ne sopravvivano poche migliaia di individui. Per questo è importante capire le cause principali del suo declino e fornire raccomandazioni utili alla corretta gestione dell’ambiente in cui vive”.
“Per il futuro – conclude Rovero – per non rischiare di compromettere i fragili equilibri biologici, sarà importante favorire pratiche di allevamento maggiormente compatibili con la sopravvivenza a lungo termine dei grandi mammiferi delle montagne dell’Asia centrale”.
La ricerca è frutto di una collaborazione tra varie istituzioni europee: oltre all’Università di Firenze e il MUSE, vi hanno partecipato il CNR, l’Università di Lubiana, l’Università di Losanna e alcuni enti in Mongolia tra cui la ONG Wildlife Initiative, che ha coordinato la logistica in loco, e le autorità nazionali competenti. Tra i principali finanziatori del programma la Fondazione statunitense Panthera e, in Italia, la Fondazione Arca del Parco Natura Viva.
Riferimenti: Salvatori, Marco, et al. “Co-occurrence of snow leopard, wolf and Siberian ibex under livestock encroachment into protected areas across the Mongolian Altai.” Biological Conservation, vol. 261, 1 Sept. 2021, p. 109294, doi:10.1016/j.biocon.2021.109294.
Immagine: MUSE/Unifi
Fonte: Unifimagazine – Università degli Studi di Firenze, pubblicato sotto Licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0).