Più ti pesco o caccio, più evolvi
L’uomo è un vero e proprio fattore evolutivo! Come già dimostrato in passato, le attività umane possono influenzare direttamente l’evoluzione delle specie animali non solo attraverso le modificazioni degli habitat, ma anche direttamente attraverso caccia e pesca. Un esempio è rappresentato dalla taglia di alcuni pesci che è andata diminuendo in funzione della pressione selettiva realizzata con reti le cui […]
L’uomo è un vero e proprio fattore evolutivo! Come già dimostrato in passato, le attività umane possono influenzare direttamente l’evoluzione delle specie animali non solo attraverso le modificazioni degli habitat, ma anche direttamente attraverso caccia e pesca. Un esempio è rappresentato dalla taglia di alcuni pesci che è andata diminuendo in funzione della pressione selettiva realizzata con reti le cui dimensioni delle maglie agivano come agente di selezione.
In un recente articolo intitolato “Human predators outpace other agents of trait change in the wild” pubblicato sulla rivista PNAS, Chris Darimont (Università della California) e colleghi hanno analizzato la morfologia e le storie vitali di 29 specie (che includono pesci mammiferi e piante) mostrando che la pressione selettiva umana (caccia, raccolta,…) fa evolvere queste specie molto più velocemente di quanto non avvenga in natura o di quanto non facciano azioni indirette dovute, ad esempio, alle attività antropiche (inquinamento, alterazione di habitat, etc…). Questo dato non giunge di per sé inatteso, se non fosse per gli aspetti quantitativi, dato che le specie predate/raccolte presentano cambiamenti ad un livello pari al 300% rispetto alle popolazioni non predate/raccolte e di un 50% più elevato rispetto alle popolazioni che subiscono indirettamente gli effetti della presenza umana.
Questo indica che l’azione dell’uomo può alterare significativamente nel breve periodo alcuni tratti di una specie a livello morfologico (ed in particolare per ciò che concerne le dimensioni) o a livello di ciclo vitale (in particolar modo portando ad una anticipazione della maturità sessuale). Di conseguenza è necessario poter capire gli effetti in natura di una simile pressione evolutiva che potrebbe avere ripercussioni negative sulle possibilità delle specie predate/raccolte di sopravvivere o di rappresentare anche nel futuro una biomassa utile all’alimentazione umana.
Le osservazioni di Darimont hanno a mio avviso anche una interessante ricaduta didattica, poiché mostrare che (e quanto!) la predazione o la pesca selezionano la dimensioni degli animali può essere un ottimo esempio sia per mostrare che l’evoluzione è un processo osservabile e dimostrabile (mettendo per un po’ nel cassetto gli ormai logori esempi della Biston betularia e della resistenza dei batteri agli antibiotici), oltre che (di)mostrare agli studenti come l’evoluzione sia un processo che fa parte della nostra vita quotidiana e non è solamente una teoria da studiare sul libro di testo.
Mauro Mandrioli
Darimont CT, Carlson SM, Kinnison MT, Paquet PC, Reimchen TE, Wilmers CC. (2009) Human predators outpace other agents of trait change in the wild. Proc Natl Acad Sci U S A. 106(3):952-954.
Fonte Immagine: “Night Fishing at Antibes” di Pablo Picasso (Wahoo Art webpage)
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.