Polveri di morte

5751

All’incirca 250 milioni di anni fa, la quasi totalità delle forme di vita sulla Terra scomparvero. In quello che è tuttora considerato il più grande evento di estinzione di massa della storia della vita sulla Terra, chiamata la Grande Estinzione del Permiano, infatti, si estinsero circa il 90% degli organismi marini e oltre il 70% di quelli terrestri, per un […]


All’incirca 250 milioni di anni fa, la quasi totalità delle forme di vita sulla Terra scomparvero. In quello che è tuttora considerato il più grande evento di estinzione di massa della storia della vita sulla Terra, chiamata la Grande Estinzione del Permiano, infatti, si estinsero circa il 90% degli organismi marini e oltre il 70% di quelli terrestri, per un totale del 57% di tutte le famiglie e dell’83% dei generi esistenti in quel periodo.

Le cause di questo tremendo evento sono state a lungo argomento di discussione e una delle ipotesi più accreditate vede le imponenti eruzioni vulcaniche come principali responsbili dell’accaduto. In concomitanza con la Grande Estinzione del Permiano, infatti, si fa risalire l’origine dei Trappi Siberiani, una gigantesca formazione basaltica frutto di una delle più imponenti attività vulcaniche note negli ultimi 500 milioni di anni. Un così cospicuo flusso di basalto fuso rilasciò elevatissime concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera che, unite con le forti emissioni di metano documentate nel periodo, dovrebbero aver influenzato drammaticamente il ciclo del carbonio a livello mondiale, con conseguenze disastrose sulla biodiversità. Questo scenario verrebbe oggi confermato da un ritrovamento in Canada, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Geoscience.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Calgary ha infatti rinvenuto elevate concentrazioni di ceneri di carbone in uno strato roccioso di poco antecedente la Grande Estionzione del Permiano, testimonianza diretta delle importanti eruzioni vulcaniche del periodo. Le polveri carboniose, estremamente volatili, si sarebbero quindi diffuse in poco tempo nell’intera atmosfera terrestre per poi ricadere ovunque su oceani e terre emerse, che al tempo era concentrate nel supercontinente Pangea. Una volta entrate in contatto con l’acqua, le ceneri di carbonio avrebbero dato origine ad una miscela tossica per gli organismi, favorendone la scomparsa.

E’ probabile, sostengono i geologi, che le ceneri carboniose andarono a compromettere ulteriormente una situazione che si stava facendo già critica a causa di un intenso riscaldamento globale. Strati di ceneri simili, infatti, sono stati rinvenuti nel medesimo luogo ma in strati rocciosi notevolmente precedenti l’estinzione di massa. In questi casi, però, non ci fu alcun crollo di biodiversità a livello globale.

Andrea Romano


Riferimenti:
Stephen E. Grasby, Hamed Sanei, Benoit Beauchamp. Catastrophic dispersion of coal fly ash into oceans during the latest Permian extinction. Nature Geoscience, 2011; DOI: 10.1038/ngeo1069

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons