Quali piante mangiare? La dieta vegetale dei primati
Realizzato il database più accurato di sempre sulle piante consumate dai diversi primati, con informazioni sulle famiglie di pianta e sulle parti di pianta scelte: questi aspetti della dieta potrebbero aver influito sottilmente sull’evoluzione dei primati
Siamo quel che mangiamo: l’abbiamo sentito tutti, spesso alzando gli occhi al cielo per il luogo comune. Resta il fatto che, oltre a essere in gran parte vero nel suo senso più letterale, la dieta condiziona in maniera fondamentale l’evoluzione degli animali. Persino scelte in apparenza poco importanti, come quali piante e quali parti di queste piante introdurre nella dieta, possono avere importanti ramificazioni evolutive.
È per questo che ricercatori delle Università di Amsterdam e dell’Indiana hanno raccolto dati sulle abitudini alimentari dei primati da più di 230 studi, e le hanno organizzate in un database. Si tratta del primo, nel suo genere, a specificare non solo quali parti delle piante sono l’alimento preferito di ogni specie (frutta, foglie, semi, fiori o altro), ma anche le famiglie di piante consumate preferenzialmente dai diversi primati. Due famiglie, in particolare, erano presenti nelle diete dei primati: Moraceae, che comprende gelsi e fichi, e Fabaceae, il gruppo dei legumi. Lo studio, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, è stato coordinato da Daniel Kissling, professore di scienze della biodiversità all’Università di Amsterdam.
Aggrappati alle piante
Lo studio di Kissling e colleghi, in realtà, si riferisce alle angiosperme, il clade di piante maggiormente diffuso sul nostro pianeta: sono le piante che producono fiori e frutti. Le storie di angiosperme e primati si sono intrecciate tanto tempo fa. Le angiosperme hanno visto la propria diffusione durante il Cretaceo, e si pensa che i primati si siano differenziati alla fine dello stesso periodo. Nel 1991, il primatologo Robert Sussman avanzò l’ipotesi che i primati ancestrali, piccoli animali arboricoli, si adattarono a vivere sui sottili rami terminali degli alberi proprio per raggiungere i frutti, mentre le angiosperme adattavano questi frutti perché i primati ne spargessero i semi.
Le piante, però, possono offrire anche altre fonti di cibo. La preferenza per i frutti o per le foglie è un fattore importante nella dieta dei primati: i primi contengono abbondanti zuccheri, mentre le seconde forniscono in prevalenza proteine ma hanno un basso contenuto energetico. Una dieta di foglie, quindi, si adatta meglio ad animali con metabolismo più lento. Questo è uno dei motivi per cui i primati più folivori sembrano avere dimensioni maggiori (che si accompagnano, in generale, a metabolismi più lenti); un’altra ragione è che le foglie necessitano di lunghi sistemi digerenti per essere smaltite.
Un’altra caratteristica da considerare è l’home range, l’area totale occupata da un animale. Sembra aumentare con la massa corporea dell’animale, ma anche la dieta potrebbe influire: i primati più frugivori, a parità di dimensioni, sembrano avere home range maggiori, forse perché si devono spostare in cerca di frutta o cibi di ripiego, anche in base alle stagioni. Questa necessità di adattarsi potrebbe aver contribuito a selezionare cervelli più grandi.
Cosa mangiano i primati?
I dati raccolti da Kissling e colleghi, dopo gli opportuni filtri, riguardano le diete di 112 specie di primati. Tali diete si sono dimostrate molto varie, sia riguardo alle parti di pianta preferite sia riguardo alle famiglie di pianta consumate. Le famiglie registrate sono 205, ma i ricercatori hanno osservato che soltanto 10 sono consumate dalla maggior parte delle specie di primati; tra queste, Moraceae e Fabaceae vantano (per così dire) i numeri maggiori. Delle Moracee i primati mangiavano soprattutto i frutti, delle Fabaceae le foglie. Questa preferenza, nel caso delle Moraceae, potrebbe spiegarsi per la loro abbondanza in tutti i tipi di ecosistemi tropicali. Qui i frutti delle piante di Ficus, il genere più consumato, si possono trovare tutto l’anno. In effetti, il consumo di frutti di Moraceae ha mostrato una correlazione con home range minori. Quella delle Fabaceae, invece, non solo è la famiglia più comune nelle foreste tropicali sudamericane e africane, ma alcune specie hanno foglie con alti livelli di proteine per una singolare simbiosi con batteri fissanti azoto.
I dati raccolti supportano le correlazioni tra home range e caratteristiche dei primati: sembra crescere con la massa corporea, ed essere minore nei primati più folivori. È possibile, però, che queste correlazioni con la dieta non siano vere per tutti i primati, ma più che altro per la loro famiglia più numerosa, i Cercopitecidi. Kissling e colleghi si augurano che altri scienziati continuino ad arricchire i dati sull’argomento; questo studio si è occupato di ordinare e sistematizzare quelli già disponibili, un passaggio necessario per arrivare a nuove scoperte.
Riferimenti:
Lim, Jun Ying, et al. “Ecological and evolutionary significance of primates’ most consumed plant families.” Proceedings of the Royal Society B, vol. 288, no. 1953, 30 June 2021, p. 20210737, doi:10.1098/rspb.2021.0737. Immagine:
Christel SAGNIEZ da Pixabay
Lim, Jun Ying, et al. “Ecological and evolutionary significance of primates’ most consumed plant families.” Proceedings of the Royal Society B, vol. 288, no. 1953, 30 June 2021, p. 20210737, doi:10.1098/rspb.2021.0737. Immagine:
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Ho un master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara, e ho scritto per le riviste online Il Tascabile e Agenda17, oltre che per Pikaia. Sono medico e lavoro come specializzando in Genetica medica con l’Università di Pavia. Scrivo anche narrativa, e ho pubblicato due racconti nelle raccolte dei concorsi Caratteri di uomo e di donna del 2018 e Oltre il velo del reale del 2022.