Quanti sono? Te lo leggo negli occhi
Il senso del numero modula il diametro delle nostre pupille. Pubblicati su Nature Communications i risultati di una ricerca coordinata dall’Università di Pisa, a cui hanno collaborato i ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze, area del farmaco e salute del bambino
“Quando ci guardiamo attorno percepiamo immediatamente le forme, le dimensioni, il movimento e il colore di ciò che ci circonda. Con altrettanta immediatezza percepiamo anche il numero di oggetti o persone che abbiamo di fronte – spiega David Burr, docente del Dipartimento di Neuroscienze, area del farmaco e salute del bambino (Neurofarba) Unifi e corresponding author del lavoro – Questa abilità, che condividiamo anche con altri animali, è molto importante da un punto di vista evolutivo: in base a quanti nemici ho di fronte posso decidere se attaccare o scappare, oppure posso scegliere di stare o meno in un luogo in base alla quantità di cibo o di partner che stimo di poter trovare. L’informazione numerica è così importante che si pensa esista un vero e proprio “senso del numero” che ci consente di stimarla rapidamente”.
Data l’importanza di saper percepire le quantità numeriche in modo immediato, i ricercatori si sono chiesti se questa abilità fosse in grado di guidare delle risposte fisiologiche automatiche anche molto primordiali. Per trovare una risposta, hanno mostrato ad alcuni volontari adulti le immagini con punti isolati o collegati da linee, generando un’illusione per cui, quando i punti sono collegati da linee, vengono percepiti come se fossero meno di quanti non siano in realtà. Mentre i volontari osservavano passivamente queste immagini i ricercatori misuravano il loro diametro pupillare, senza che fosse loro specificato di dare attenzione al numero di punti.
“I risultati hanno mostrato che sebbene il numero di pixel (bianchi o neri) fosse lo stesso in tutte le immagini e la luce totale fosse quindi costante, il diametro della pupilla variava in base al numero percepito di punti – racconta Paola Binda, dell’Università di Pisa – La variazione del diametro della pupilla era massima quando i volontari osservavano insiemi molto numerosi e minimo quando osservavano quelli poco numerosi. Inoltre la risposta pupillare era uguale quando i volontari osservavano insiemi con un numero diverso di punti che però venivano percepiti come uguali grazie all’illusione”.
“Questo risultato ci fa capire che l’informazione numerica è intrinsecamente collegata alla salienza percettiva: uno stimolo più numeroso è percepito come più forte – conclude Elisa Castaldi, ricercatrice Unifi del Dipartimento Neurofarba, che ha appena concluso nell’Ateno pisano un progetto Marie Curie Individual Fellowship proprio su questo argomento – Inoltre, questi risultati mostrano come l’informazione numerica venga percepita in modo talmente immediato e spontaneo da riuscire a modulare una risposta totalmente involontaria come quella pupillare alla luce. I risultati di questa ricerca hanno importanti implicazioni in quanto dimostrano che il diametro della pupilla può essere utilizzato come indicatore oggettivo di come percepiamo i numeri. Questa abilità è compromessa in persone con discalculia, un disturbo specifico dell’apprendimento della matematica e con questa tecnica in futuro potrebbe essere possibile identificare precocemente bambini che svilupperanno questo disturbo, anche prima che venga insegnata loro la matematica a scuola. Il metodo è infatti molto semplice: la persona deve solo guardare lo schermo e le risposte vengono registrate automaticamente senza che debba fare o dire niente.”
Gli altri ricercatori coinvolti nello studio sono Antonella Pomè, dell’Università di Firenze, e Guido Marco Cicchini, del CNR, esperti nel campo della percezione della numerosità specialmente con l’illusione di connessione.
Riferimenti: Castaldi, Elisa, et al. “The pupil responds spontaneously to perceived numerosity – Nature Communications.” Nature Communications, vol. 12, no. 5944, 12 Oct. 2021, pp. 1-8, doi:10.1038/s41467-021-26261-4.
Immagine: Unifimagazine
Fonte: Unifimagazine – Università degli Studi di Firenze, pubblicato sotto Licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0).