L’aumento delle popolazioni di ratti nelle città: come il riscaldamento globale, l’urbanizzazione e la popolazione umana influenzano i roditori

Uno studio internazionale rivela i fattori chiave che favoriscono l’aumento delle popolazioni di ratti nelle città: dal clima alle dinamiche urbane
I roditori sinantropici del genere Rattus rappresentano un esempio straordinario di adattamento evolutivo. Due specie chiave, Rattus norvegicus e Rattus rattus, hanno conquistato quasi tutti i continenti, con l’unica eccezione dell’Antartide. Questa diffusione globale testimonia la loro incredibile plasticità ecologica e la capacità di sfruttare le risorse umane per prosperare.
L’urbanizzazione e il riscaldamento climatico stanno modificando profondamente gli ecosistemi urbani, creando nuove opportunità per i ratti. Con l’aumento della densità umana, cresce la disponibilità di cibo e ripari artificiali, favorendo la proliferazione di queste specie. Comprendere le dinamiche delle popolazioni di ratti e i fattori ambientali che ne influenzano la crescita è essenziale per prevedere l’evoluzione futura di questi animali altamente adattabili e porteli gestire correttamente.
Va in questa direzione una recente ricerca, pubblicata su Science Advances, che ha studiato come sono cambiate le popolazioni di ratti nelle città negli ultimi anni e a quali fattori è associato questo cambiamento.
Il metodo
Lo studio nasce negli Stati Uniti d’America dove i ricercatori hanno raccolto i dati sugli avvistamenti di ratti, principalmente attraverso database municipali pubblici, esaminando segnalazioni e ispezioni relative ai roditori. Per ampliare la portata dello studio, sono stati contattati ricercatori e funzionari municipali di città al di fuori degli Stati Uniti, ottenendo dati utilizzabili da tre città (Amsterdam, Toronto e Tokio).
Le segnalazioni pubbliche non equivalgono a indagini sistematiche, ma alcuni studi precedenti hanno dimostrato una forte correlazione tra segnalazioni e abbondanza effettiva di ratti. Dopo la raccolta, questi i dati sono stati confrontati con le variazioni della densità della popolazione, delle temperature, della copertura vegetale e del suolo urbano. Le informazioni climatiche sono state ottenute da agenzie meteorologiche nazionali, mentre le immagini satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sono state utilizzate per analizzare la copertura urbana e vegetale delle città tra il 1992 e il 2020.
L’arco temporale indagato varia tra i 7 e i 17 anni (media di 12,2 anni) su un totale di 16 città del mondo. In 11 città (il 69%) il numero di ratti è aumentato significativamente. Tra le città con la crescita più marcata si trovano Washington D.C., San Francisco, Toronto, New York City e Amsterdam. Al contrario Tokyo, Louisville e New Orleans hanno registrato un declino delle popolazioni di ratti. Le città di Dallas e Saint Louis non mostrano differenze significative nel tempo.

L’analisi ha mostrato che il 40,7% della variazione nelle tendenze di crescita dei ratti era correlata all’aumento delle temperature registrate nell’ultimo secolo. Le città che si sono riscaldate di più hanno visto un’espansione più rapida delle popolazioni di ratti, mentre le città con più spazi verdi hanno avuto un incremento più contenuto. Questo suggerisce che l’urbanizzazione influisca direttamente sulla proliferazione di questi roditori: le città che nel periodo considerato hanno perso più aree verdi hanno visto un aumento più rapido della popolazione dei roditori. Questo potrebbe aver inciso per il 34,3% in termini di peso relativo. La densità della popolazione umana ha invece un peso del 19,4% e risulta anch’essa correlata positivamente alla crescita delle popolazioni murine. Sono invece risultate non correlate all’aumento del numero dei ratti il PIL (GDP nella figura successiva), e la temperatura media minima annuale della città. Il risultato relativo al PIL è particolarmente interessante, poiché indica che la ricchezza relativa di ogni città non la mette di per sé al riparo dalla proliferazione di roditori.

L’aumento medio della temperatura nelle città sul lungo periodo è quindi il principale fattore ambientale associato alla crescita delle popolazioni di ratti. Il riscaldamento climatico prolunga i periodi di attività e riproduzione dei ratti e riduce la mortalità invernale, soprattutto alle alte latitudini, dove normalmente mostrano una marcata stagionalità. Diversi studi evidenziano che specie come Rattus norvegicus e Rattus rattus stanno espandendo il loro areale in risposta a temperature più miti, con possibili implicazioni ecologiche e sanitarie, inclusa una maggiore diffusione di malattie zoonotiche. Il riscaldamento globale è destinato a continuare (dal 1975 procede a un ritmo di 0,2°C per decennio) ma se le temperature diventeranno eccessivamente elevate si verranno a creare problemi non solo per le persone ma anche, per le popolazioni di roditori che vedrebbero ridursi la propria fitness a causa di anomalie fetali, danni cardiaci e minore fertilità.

Le città con meno aree verdi e maggiore urbanizzazione hanno registrato un aumento delle popolazioni di ratti. Questo fenomeno è legato sia alla disponibilità di cibo, sia alle preferenze di habitat dei ratti. Sebbene le aree verdi offrano rifugi naturali, spesso offrono meno risorse alimentari rispetto alle zone urbane con rifiuti abbondanti. Studi precedenti hanno però dato risultati contrastanti: in alcune città la presenza di spazi verdi è associata a un minor numero di ratti, mentre in altre, l’abbondanza di vegetazione favorisce la loro proliferazione.
In questo lavoro la perdita di vegetazione tra il 1992 e il 2020 è stata collegata a un aumento dei ratti, probabilmente a causa della creazione di nuove infrastrutture urbane che offrono ripari e cibo. Inoltre, la riduzione delle aree verdi intensifica l’effetto isola di calore urbana, rendendo le città ambienti più favorevoli ai ratti. Non è stata però trovata una correlazione diretta tra la perdita di vegetazione e l’aumento delle temperature urbane. Quello che appare chiaro è che preservare gli spazi verdi e limitare l’urbanizzazione può contribuire a contenere la crescita delle popolazioni di ratti.

Anche la densità della popolazione umana è correlata all’aumento del numero di ratti nelle città analizzate. Infatti, dove ci sono più esseri umani, tende ad aumentare anche la disponibilità di rifiuti alimentari, oltre che di infrastrutture che i ratti possono utilizzare come rifugio e habitat. Studi condotti in diverse città hanno evidenziato una relazione positiva tra densità abitativa e presenza di questi roditori, specialmente in aree con un’alta concentrazione di ristoranti e unità residenziali. Tuttavia, questa correlazione non è uniforme: a Chicago è stata trovata un’associazione tra densità di popolazione e segnalazioni di ratti, a New York City questa relazione non è emersa in modo chiaro.
Non è stata riscontrata alcuna correlazione tra il PIL pro-capite e l’aumento della popolazione di ratti. Sia le città più ricche che quelle meno abbienti vivono il medesimo problema: questo potrebbe dipendere non solo dalle risorse disponibili per ogni città ma anche da come queste risorse vengono spese nei programmi di controllo dei roditori o sulle strategie di gestione adottate che potrebbero non essere ottimali. Una delle problematiche in questo caso potrebbe essere l’insorgenza di resistenze ai più comuni prodotto rodenticidi che limitano l’efficacia dei piani di controllo degli infestanti (si veda l’articolo “Sulle isole italiane i topi stanno diventando resistenti ai rodenticidi”)
Perché le popolazioni di ratto potrebbero essere un problema e come gestirle.
L’aumento della popolazione di ratti potrebbe alterare le reti trofiche urbane, già meno complesse rispetto agli ecosistemi naturali. Sebbene i ratti non siano una fonte primaria di cibo per i predatori urbani, essi possono rappresentare una risorsa alimentare per mesopredatori come canidi e rapaci, favorendone la sopravvivenza e la riproduzione. Tuttavia, molti predatori evitano le aree urbane densamente popolate, creando un disallineamento spaziale tra prede e predatori. Inoltre, i ratti urbani, esposti a rodenticidi anticoagulanti (i prodotti più ampiamente utilizzati), possono trasmettere agenti anticoagulanti ai loro predatori che possono bioaccumularli nel tempo e portarli potenzialmente alla morte (si veda l’articolo “Anticoagulanti e fauna selvatica: il caso dei lupi”).
Il cambiamento climatico e la crescita urbana sono fenomeni difficili da controllare a livello locale, le città devono adottare strategie mirate per contenere la crescita delle popolazioni di ratti. Le misure più efficaci includono una gestione moderna dei rifiuti, la regolamentazione edilizia per ridurre i rifugi dei ratti e un aumento delle risorse destinate alla sorveglianza e al controllo delle infestazioni. Esperienze di successo, come quelle di New Orleans e Tokyo, dimostrano che la prevenzione, l’impiego di nuove tecniche di controllo (come rodenticidi non anticoagulanti o postazioni multikill) e il coinvolgimento della comunità giocano un ruolo fondamentale ridurre il problema delle infestazioni.

È laureato in Biodiversità ed Evoluzione presso l’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna. Esperto in Integrated Pest Management (IPM), ha un’importante esperienza di campo in tutto il territorio italiano con particolare riferimento al settore agro-industriale e di lotta agli insetti vettori di malattie. Si occupa di assistenza tecnica per le Imprese professionali di servizi di Pest Management e supporto alla ricerca e sviluppo di nuovi sistemi e prodotti. Svolge regolarmente formazione in materia di disinfestazione, derattizzazione e sanificazione.