Recensione di “La vita di Erasmus Darwin”
Erasmus Darwin: una finestra sulla storia dell’evoluzionismo moderno
La prima annotazione che Charles Darwin inserì inaugurando il suo taccuino dedicato alla trasmutazione delle specie (Taccuino B; luglio 1837- febbraio 1838) è ‘Zoonomia’, il titolo dell’opera pubblicata da suo nonno Erasmus nel 1794. Quella di Erasmus Darwin è una figura ad oggi poco conosciuta se non in ambito specialistico. Il saggio qui recensito, a cura di Leonardo Ursillo, è inteso a far luce su un personaggio tanto ignoto al grande pubblico quanto interessante, essendo egli uno fra trasmutazionisti che, nel XVIII secolo, ebbero un ruolo non irrilevante nello sviluppo del moderno pensiero biologico.
Il libro è suddiviso in due parti: un saggio introduttivo del curatore, a sua volta composto delle sezioni Gli amori delle piante (pp. 9-52) e Zoonomia (pp. 53- 116); e La vita di Erasmus Darwin (pp. 117-229), pubblicata dal nipote Charles e qui reintegrata dei tagli ad opera di Henrietta Darwin (1843-1827), che censurò alcune delle frasi considerate ingiuriose verso la memoria del bisnonno, o eccessivamente esplicite in materia religiosa.
Nato nel 1731 Erasmus, medico di professione, coltivò interessi per la meccanica, la botanica, le scienze chimiche e fisiche, e la poesia. Scrisse, a soli ventisei anni, la sua prima pubblicazione scientifica, apparsa sulla rivista Philosophical Transactions, riguardante l’espansione dei gas (cap. IV, P.155).
Tradusse alcune delle opere di Linneo, e fondò, insieme ad altri studiosi e appassionati, la celebre Lunar Society, intorno alla seconda metà del Settecento. Oltre alla Zoonomia compose, sulla botanica, il Giardino Botanico (costituito da Gli amori delle piante (1789) ed Economia della Vegetazione (1791)) e Phytologia (1800).
E’ notevole accorgersi come Erasmus abbia elaborato molti dei temi che, seppur in forma più complessa, furono poi trattati da suo nipote Charles. Ne Gli amori delle piante, infatti, Erasmus parla della presenza di rudimenti (pp. 22-25), imperfezioni che si sarebbero mantenute in seguito alla modificazione degli organismi. Tali adattamenti, secondo Erasmus, sono prodotti a causa di tre stimoli principali (concupiscenza, fame e bisogno di sicurezza) e le modificazioni seguite all’uso e il disuso di un organo possono essere ereditate, in maniera molto simile da quanto sostenuto da Lamarck (pp. 89-91). Come spiega Ursillo ‘Ognuno di questi [L’organismo], porta con sé l’immancabile desiderio che sospinge ciascun esemplare a sforzarsi per arrivare ad ottenere il loro conseguimento (p. 100)’. La competizione osservabile in natura era innegabile agli occhi di Erasmus; una competizione che causava la lotta per l’esistenza e per ottenere l’attenzione dell’altro sesso, perchè, prosegue Ursillo ‘il conseguimento del desiderio riproduttivo spinge gli esemplari di una determinata specie a lottare fra loro, tale scontro ‘premia’ quell’animale dotato di una particolare struttura, conformazione o peculiarità, sopraggiunta attraverso modificazione per il perpetuo sforzo dettato da un simile bisogno… (p. 101)’. Proprio tale scenario di distruzione e morte lo spinse a formulare la ‘teoria della felicità organica’ (p. 50), con cui cercò di render meno cruento una simile visione della realtà; simili argomenti ‘consolatori’, saranno poi addotti anche da Charles Darwin al termine del IV capitolo de L’Origine delle specie, dove è scritto:
‘Quando riflettiamo su questa lotta ci possiamo consolare con la piena convinzione che la guerra in natura non è senza sosta, che la paura è sconosciuta, la morte è generalmente rapida e coloro che sono vigorosi, sani e felici sopravvivono e si moltiplicano (p. 89)’.
Ancora più specificatamente, Erasmus riteneva che gli organismi fossero derivati da un primordiale filamento vivente (p. 100), e che l’uomo si fosse evoluto da ancestrali primati quadrumani (pp. 108-109): la nostra specie avrebbe poi gradualmente acquisito il linguaggio articolato (pp. 78-81 e p. 109). Erasmus, come il nipote, sosteneva che la differenza d’intelletto fra uomo e animali fosse di grado e non di genere, ed era giunto a concedere un maggiore sviluppo delle facoltà mentali agli animali, che erano considerati da aristotelici e cartesiani più simili a macchine (per un approfondimento, cfr. Parravicini, 2009; pp. 105-110). Per tale ragione si fece portatore di una moderna visione dell’intelligenza animale. Era convinto che abitudini ereditarie potessero transformarsi in istinti, ma anche che gli animali fossero in possesso di un certo grado di ciò che oggi chiameremmo plasticità cognitiva, permettendo loro di far fronte a situazioni nuove e inaspettate (cfr. pp. 63-66).
Dunque, Erasmus accettava sia mutamenti geologici che biologici, quest’ultimi non visti di buon occhio dalla maggior parte dei naturalisti a lui contemporanei (tra XVI e XVIII secolo si accese l’interesse per nuove scoperte fossili; nel novembre 1755, inoltre, il catastrofico terremoto di Lisbona, diede molto da riflettere a Erasmus sulla potenza dei rivolgimenti della crosta terrestre; cfr. pp.29-31).
Un altro elemento degno di nota, evidenzia Ursillo, è il ruolo che la contingenza ha in Erasmus. Quando questi scrive dell’acquisizione dell’opponibilità del pollice nel corso dell’evoluzione umana, ne parla come di un accidente (p.109) ed è utile a ‘ridimensionare la presenza di una prospettiva finalistica all’interno del pensiero evoluzionista di Erasmus, dove non sembra manifestarsi la volonta di un “ordine generale” che ne precostituisca la direzione…(p.111)”
Per tali prospettive eterodosse, Erasmus venne a più riprese tacciato di ateismo. Ne La vita di Erasmus Darwin, Charles Darwin smentisce tali accuse (pp.194-196). E’ vero che i Darwin non furono mai una famiglia di stretta osservanza religiosa, tuttavia Erasmus era convinto che le sue teorie, invece di sminuire l’intervento divino, potessero magnificare la potenza del creatore (saggio introduttivo, p. 103; ma cfr. anche nota 154, p. 111; in una lettera scrisse di non credere che un ENS ENTIUM potesse influenzare ‘le cose con una particolare provvidenza’). Negli anni Ottanta Erasmus sostenne la causa unitariana e quella abolizionista (cfr. nota 11 p.186 e nota 31 p. 214). La sua carriera medica fu di grande successo; quella poetica subì invece un declino , tanto che Charles ricorda come al principio del XIX secolo quasi nessuno avesse più letto le sue poesie. Ciò nonostante, la figura di Erasmus è estremamente interessante per chi voglia meglio comprendere l’evoluzionismo predarwiniano. Insieme a Cuvier, Lamarck e Buffon, Erasmus può essere considerato fra coloro che sfidarono il fissismo creazionista, per far luce su una realtà che appariva sempre più mutevole e sfuggente ad ogni rigido dogmatismo.
Bibliografia:
Darwin, C. (2009 [1859]), L’Origine delle specie, a cura di Giuseppe Montalenti, pp.565, BUR
Darwin, C. (2018), La vita di Erasmus Darwin, a cura di Leonardo Ursillo, pp. 237, Mimesis
Parravicini, A. (2009), La mente di Darwin, pp. 319, Negretto Editore
Consegue la laurea triennale in Antropologia evoluzionistica presso l’Università di Liverpool (2020) e magistrale in Filosofia della biologia e delle scienze cognitive presso l’Università di Bristol (2021). Interessato alla storia delle idee, con particolare riferimento a Darwin, si avvicina alla storia della filosofia, su tutte quella medievale e moderna