“Rotte mediterranee” racconta un mare in bilico fra bellezza e crisi climatica

rotte mediterranee

Dal viaggio narrativo-scientifico dell’oceanologo Sandro Carniel emerge un Mediterraneo fragile e affascinante, minacciato dal riscaldamento globale, dall’inquinamento e dalle diseguaglianze sociali.

Titolo: Rotte mediterranee. Viaggio sull’onda del cambiamento climatico

Autore: Sandro Carniel

Editore: Ediciclo Portogruaro

Anno: 2025

Pag.: 154

Coste del Mediterraneo. Un recente autunno. Il nostro mare, da sempre crocevia di culture commerci migrazioni, non è in gran forma. È un piccolo oceano aggredito da una serie di grandi problemi “figli” del riscaldamento globale del Pianeta Terra: aumento della temperatura delle acque, crescita generalizzata del livello del mare, lenta inesorabile erosione costiera, alterazione del regime di formazione delle acque dense, pesanti modifiche del ciclo idrologico e delle dinamiche atmosferiche, cambiamenti nel numero e nel tipo di specie animali e vegetali.

Al contesto di cambiamenti climatici antropici globali, che agisce come un potente moltiplicatore dei rischi (qui, in sintesi, una rapida tropicalizzazione), si accompagnano altre minacce da fronteggiare: la pesca eccessiva ai danni di alcune specie, il multiforme traffico marittimo che mette a rischio la vita dei grandi cetacei, l’irrefrenabile invasione della plastica, fra le altre. Certo, il Mediterraneo continua a essere affascinante e intrigante, pur risultando scosso da una crisi globale che affonda le sue radici in problematiche ambientali, politiche e sociali, persistente teatro di conflitti, tensioni internazionali, instabilità e diseguaglianze economiche, flussi migratori drammatici. Acque che dovrebbero unire troppo spesso dividono, trasformandosi in barriere o, peggio, in cimiteri. Tocca soprattutto a noi, che ne abitiamo le sponde, scegliere da che parte stare. Possiamo agire per fare la differenza, tracciare e percorrere una nuova rotta fatta di rinnovamento, innovazione e crescita, oppure scivolare verso una traiettoria dall’esito più cupo, che segna la fine di un certo mondo e l’inizio di un altro, con nuove regole e (probabilmente) nuovi giocatori.

Il cambiamento climatico sta trasformando profondamente gli ecosistemi marini, ma non tutte le specie reagiscono allo stesso modo. In questo episodio di “La biodiversità al centro“, ne parliamo con Patrizia Stipcich, biologa marina dell’Università di Napoli Federico II e ricercatrice nello spoke 1 del National Biodiversity Future Center

Lo scienziato oceanologo e divulgatore Sandro Carniel (Vittorio Veneto, 1970), direttore di ricerca CNR sul rapporto tra oceani e clima, ha pubblicato vari saggi e volumi scientifici. Questa volta racconta un ciclo di rotte percorse recentemente nel Mediterraneo (da cui il titolo), toccando in sette capitoli sei emblematiche realtà costiere ventose e sensibili (da cui la copertina, che aggiunge Bonassola, nelle Cinque Terre liguri): l’Istria nella Croazia occidentale, isole greche fra lo Ionio e l’Egeo, l’italiana sarda Costa Smeralda (due capitoli), il nord della Catalogna spagnola, la spiaggia e il Bagno di Cleopatra in Egitto, la “sua” costa romagnola di foci e delta dei fiumi (diretti verso l’orientale Alto Adriatico) del nord Italia. Si tratta di istantanee avventure di mare, compiute staccando dal lavoro “vero” per rivedere e ritrovare persone e luoghi del nostro bacino finito e stremato; in libera uscita, pochi giorni ogni volta; partecipando a escursioni o ricerche; prendendo appunti personali, geografici e “turistici”, oltre che scientifici.

Così conosciamo vari vecchi e nuovi amici, colleghi e ricercatori, che lo accompagnano e gli fanno da guida: Maurizio, Gianluca, Paolo, Luca, Manel, Karim e Nour, Davide e Diana. In tutte le occasioni e le conversazioni emerge il dato strutturale incontrovertibile del riscaldamento globale e del cambiamento climatico (da cui il sottotitolo), connesso in modo articolato alla perdita o trasformazione di biodiversità, alle amplificate ingiustizia e diseguaglianza sociali, al turismo inconsapevole (forma di colonialismo moderno), alle incalzanti migrazioni climatiche delle specie e degli umani (cui spesso correttamente ci si riferisce). Emerge un quadro preciso e lucido dello stato dell’oceanografia mediterranea, con molti dati e proiezioni, all’interno di una narrazione colloquiale, fra bicchieri di vino bianco (pure grappetta o mirto) e pesci succulenti (sostenibili), senza note o bibliografia. Un libro delicato per naturalisti e viaggiatori selettivi, da gustare con acqua intorno e spirito critico, indignati e militanti il giusto.