Le formiche rappresentano una frazione considerevole della biomassa animale in tutti gli ecosistemi terrestri e hanno un ruolo chiave nella regolazione del loro funzionamento, dal controllo di importanti parassiti di specie vegetali, fino al ciclo degli elementi nel terreno. A dispetto della loro importanza ecologica, le formiche sono tuttavia scarsamente rappresentate negli elenchi delle specie minacciate o a rischio (le cosiddette “liste rosse”), nelle convenzioni internazionali per la conservazione della biodiversità ed in generale nella legislazione ambientale. Lo studio ha preso in esame le formiche appartenenti al gruppo Formica rufa, un insieme di specie conosciute nella letteratura anglosassone con il nome comune “Red wood ants” largamente diffuso e dominante in gran parte dell’Europa. Alcune di queste specie sono attualmente in forte regresso e ci sono chiare evidenze che le loro popolazioni abbiano subito negli ultimi decenni un forte calo fino ad arrivare, in casi estremi, all’estinzione locale. Tra le cause scatenanti sono sicuramente importanti l’alterazione dell’habitat dovuto alle attività antropiche e i cambiamenti climatici. Inoltre, a livello europeo, non solo non esiste una normativa quadro che tuteli queste specie, ma le politiche attuate nei diversi paesi sono spesso poco coerenti tra loro. La situazione italiana è particolarmente complessa ed è stata presa come modello per esaminare alcune delle contraddizioni emerse nella ricerca. Nel nostro Paese queste specie sono concentrate sull’arco alpino al di sopra dei 900 metri di altitudine, con una sola eccezione, F. pratensis, presente anche sugli Appennini, ma di cui si sa ben poco. Non esiste una legislazione nazionale e le regioni interessate hanno adottato politiche di conservazione molto diverse. In alcuni casi si è scelto di proteggere l’intero gruppo Formica rufa o solo alcune specie, in altri casi di non attuare alcuna misura di protezione.
A rendere il quadro ancora più complesso concorrono anche altri fattori. Tra questi l’introduzione, a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso, di specie alpine (in particolare F. paralugubris) al di fuori dal loro areale naturale di distribuzione, soprattutto in varie località appenniniche. Questi interventi, che oggi non sarebbero più possibili, erano mirati a utilizzare queste specie come strumenti di lotta biologica contro alcuni parassiti di conifere. Alcune di queste popolazioni hanno prodotto un forte impatto negativo sulle altre specie. Ciò nonostante sono tutelate in varie regioni dell’area appenninica dalle leggi forestali, mentre invece la specie autoctona F. pratensis, che è in forte regresso in tutta Europa ed è già estinta in alcuni paesi, non gode di alcuna protezione. La salvaguardia delle “Red wood ants” è particolarmente importante perché decine di specie di altri invertebrati vivono in associazione con queste formiche e sono minacciate di estinzione.
In tanti paesi e anche nel nostro mancano molte informazioni basilari sulla reale distribuzione di queste formiche e sulla dimensione delle loro popolazioni. Una rara eccezione è rappresentata dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, col quale abbiamo avviato recentemente un monitoraggio delle popolazioni relittuali di F. pratensis e dell’introdotta F. paralugubris. Per quest’attività sono stati impiegati anche strumenti di “Citizen Science” coinvolgendo i visitatori del Parco e gli appassionati di natura.
Riferimenti: Balzani, P., Dekoninck, W., Feldhaar, H., Freitag, A., Frizzi, F., Frouz, J., …Santini, G. (2022). Challenges and a call to action for protecting European red wood ants. Conservation Biology, n/a(n/a), e13959. doi: 10.1111/cobi.13959
Immagine in apertura: da sinistra Alberto Masoni, Giacomo Santini, Paride Balzani, Filippo Frizzi, foto da Unifimagazine
Fonte: Unifimagazine – Università degli Studi di Firenze, pubblicato sotto Licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0).