Scavo sociale
L’evoluzione dell’eusocialità negli insetti imenotteri (Ordine Hymenoptera) è avvenuta in modo graduale: esistono infatti in natura numerose specie che, pur non vivendo in società suddivise in caste riproduttive nè in cui si verifica sovrapposizione delle generazioni o in cui si svolgono le cure parentali cooperative (queste sono le tre principali caratteristiche che identificano gli insetti eusociali), vivono in aggregazioni o […]
L’evoluzione dell’eusocialità negli insetti imenotteri (Ordine Hymenoptera) è avvenuta in modo graduale: esistono infatti in natura numerose specie che, pur non vivendo in società suddivise in caste riproduttive nè in cui si verifica sovrapposizione delle generazioni o in cui si svolgono le cure parentali cooperative (queste sono le tre principali caratteristiche che identificano gli insetti eusociali), vivono in aggregazioni o presentano comportamenti sociali primitivi.
Una delle possibili ipotesi dell’evoluzione dell’eusocialità è quella della cosiddetta “via parasociale”, in cui a causa della limitatezza di risorse, alcuni inidividui della stessa specie non imparentati fra loro cominciano a condividere lo stesso nido, per poi successivamente sviluppare, nel corso dell’evoluzione, i tratti tipici delle specie eusociali. Esistono tuttavia altri modelli, come quello della “via subsociale”, che cercano di spiegare l’origine dell’eusocialità e che non sono antitetici a quello sopra descritto.
Un gruppo di ricercatori, guidati dal dottor Carlo Polidori dell’Università di Milano, ha valutato se nella specie Stizus continuus, una vespa scavatrice della famiglia Crabronidae, la penuria di substrati adatti alla costruzione del nido potesse in qualche modo favorire l’aggregazione di più femmine nel medesimo luogo. Dato che la costruzione del nido rappresenta un ingente costo in termini di tempo ed energie, le femmine gravide saranno tenute a scegliere i luoghi in cui la sua fabbricazione risulterà meno dispendiosa, come il terreno umido nei pressi dei cespugli.
Dai risultati, pubblicati sulla rivista Animal Behaviour, emerge che le femmine di vespa non solo scavano tutte nei terreni umidi, ma tendono a non massimizzare la distanza tra loro. Al contrario, gli individui che giungono nel luogo di scavo sembrano costruire il proprio nido nelle vicinanze di altri attivi, in cui la proprietaria è intenta a immagazzinare prede per le larve. Questo significa che la scelta del luogo non viene effettuata solo in base al substrato adatto allo scavo, ma anche prendendo in considerazione, probabilmente mediante stimoli visivi o chimici, la presenza di altre femmine della stessa specie.
Esiste dunque una sorta di inter-attrazine tra le diverse femmine di Stizus continuus, facilitata dalla limitatezza dei substrati a disposizione. Questa situazione, concludono gli autori, si presta bene ad esemplificare una delle possibili tappe primordiali dell’evoluzione dell’eusocialità degli imenotteri mediante la via parasociale.
Andrea Romano
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.