Scimpanzè e collaborazione tra estranei
La complessità del comportamento degli scimpanzè (Pan troglodytes) ormai non stupisce più. Solo da pochi mesi si è venuto a conoscenza dell’esistenza di una comunità che fabbrica strumenti simili a lance per la caccia attiva delle prede. Oggi, come si può leggere sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, emerge che gli scimpanzè collaborano con individui anche non […]
La complessità del comportamento degli scimpanzè (Pan troglodytes) ormai non stupisce più. Solo da pochi mesi si è venuto a conoscenza dell’esistenza di una comunità che fabbrica strumenti simili a lance per la caccia attiva delle prede. Oggi, come si può leggere sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, emerge che gli scimpanzè collaborano con individui anche non strettamente imparentati. L’ennesimo esempio di comportamento sociale di questa specie che si avvicina a quello umano.
Lo studio, durato alcuni anni, è stato condotto dall’antropologo Kevin Langergraber e colleghi dell’Università del Michigan di Ann Arbor su una comunità di scimpanzè che vive presso Ngogo, nel Parco Nazionale di Kibale, in Uganda, con lo scopo di capire l’influenza dei legami di parentela sui comportamenti cooperativi di individui maschi. La ricerca ha previsto sia osservazioni etologiche di campo che analisi molecolari sul DNA ricavato da campioni fecali, utilizzate per l’identificazione di ciascun individuo e del grado di parentela.
Dai risultati emerge che molti episodi cooperativi avvengono tra individui che condividono la madre, mentre non si assiste a collaborazione preferenziale tra maschi con il padre in comune. La spiegazione è semplice: il padre, al contrario della madre, non concorre alla crescita dei piccoli perciò per i fratelli che hanno lo stesso padre sarebbe più difficile riconoscersi reciprocamente rispetto a quelli con la medesima madre. Stupisce, tuttavia, la presenza di numerose interazioni cooperative tra scimpanzè imparentati lontanamente o per nulla. Le attività svolte insieme sono le più disparate, dalla caccia di piccole scimmie alla difesa di territori da intrusi fino alla condivisione di risorse alimentari.
Questi comportamenti, dicono i ricercatori, sarebbero messi in atto in quanto conferirebbero benefici in termini di fitness individuale e poco importa se la cooperazione avviene con individui non strettamente imparentati. Sarebbe quindi una ragione egoistica a spingerli a collaborare reciprocamente.
La foto è tratta da Wikipedia
Andrea Romano
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.