Secondo Concorso Internazionale per la Poesia Scientifica
Secondo Concorso Internazionale per la poesia scientifica in lingua italiana Primo Premio Una rana di Nino Zampieri Una rana del settecentoVisse una vitaInsignificanteIn uno stagno sonnolento,una vita appunto stagnante.Per ironia della sorteSoltanto dopo la morteEbbe un’esperienza elettrizzante. Secondo Premio Io sono qui, tu dove sei?o Ballata dell’etologia cognitivadi Dario Martinelli C’era un’ochetta, grigia e vienneseOca per specie, non per preteseAnser di nome, Anser di […]
Secondo Concorso Internazionale per la poesia scientifica in lingua italiana
Primo Premio
Una rana
di Nino Zampieri
Una rana del settecento
Visse una vita
Insignificante
In uno stagno sonnolento,
una vita appunto stagnante.
Per ironia della sorte
Soltanto dopo la morte
Ebbe un’esperienza elettrizzante.
Secondo Premio
Io sono qui, tu dove sei?
o Ballata dell’etologia cognitiva
di Dario Martinelli
C’era un’ochetta, grigia e viennese
Oca per specie, non per pretese
Anser di nome, Anser di fatto
Sapeva tedesco e latino in astratto
Giunse il momento di schiuder le uova
Prese un microfono, audio a manetta
Un “Quack!” tipo Mina, altro che ochetta
I piccoli intesero, urlando in delay:
“Io sono qui – tu dove sei?”
C’era in Australia un uccello di raso
Vestito di blu, pensava vastaso
“Voglio una donna!” gridò felliniano
E chiese al catasto una copia del piano
In cerca d’azzurro, dall’una alle sette
Raccolse frammenti, mirtilli e mollette
Finì il pergolato con tre ghirigori
Si mise in vetrina, aggiunse dei fiori
La donna arrivò, un palmo di naso:
“Minchia che bravo, l’uccello vastaso!”
Felici e focosi, chiosaron lui e lei:
“Io sono qui – tu dove sei?”
C’era anche un’ape, più grossa di un gallo
Che dava la colpa alle righe ed al giallo
“Di nero soltanto, sarei un figurino!”
Ma intanto affogava le pene nel vino
La fecero scout, per ritrovar passo
Viaggiando e danzando andrà via tutto il grasso
Partì per i prati, ma scorse un vitigno
Bevve per ore e senza ritegno
Tornò in alveare e i numeri dette
E invece dell’8, danzò un diciassette
Fin quando le chiesero sul trentasei
“Noi siamo qui – tu dove sei ?”
C’era un gibbone, sapeva cantare
Sua moglie promise per sempre di amare
Scriveva per lei e cantavano assieme
Le gioie di coppia, platoniche o estreme
Un po’ nauseato, un altro gli disse
Ch’eran patetici più dei Jalisse
Ma lui non demorse, compose un gran brano
Un po’ blueseggiante, un po’ beatlesiano,
Fu un grande successo, in ogni top ten
Che tutti cantarono in coro il refrain
Dalle oche ai vastasi, dalle api agli atèi:
“Io sono qui – tu dove sei?”
Terzo Premio Darwin 2010
Il Discorso sul Metodo Scientifico
di Elena Tosato
Per il concorso “Scientifico Verso”
Si riuniron scienziati alla rinfusa
Distolti dal ponzare in stanza chiusa
Sulla lagrangiana dell’universo.
“Non credo che sarebbe tempo perso”
L’uno disse, invocando
“Ché nelle Leggi di Natura è infusa
Più arte che in un lindo cielo terso”.
E quanto si armarono l’ingegno
Quei saggi ed illustrissimi scienziati
A buscar informazion dall’entropia!
E tanto vi si misero d’impegno
Da trovar rime e motteggi ritmati
Già compresi nei gruppi di simmetria.
Darwin disse subito, riguardo la tenzone:
“Scriviamo dei bei versi, ci sarà selezione”.
Temendo Galileo delle censure nuove
Si limitò a proporre “Beh, eppur si muove”.
Heisenberg disse che il tutto gli era insulso:
“Non so prender posizione, io, così d’impulso”.
Einstein assieme a Newton: “Avanti, fate i bravi:
siam soliti discutere di cose ben più gravi!”
Il verso perfetto lo avea trovato Eulero:
“ E alla i pi greco, più uno, ehi! fa zero”.
Ciò dette la stura a un poetare forsennato.
Sopra di tutti Maxwell: sembrava indiavolato.
E giù diagrammi e formule, pur sigle iupàc
In rime e allegorie, e notazione di Diràc!
Versi sui pensieri, di tale intelligenza
Che Turing macchinò felice una sentenza.
Versi sulle azioni, tanto che allegramente
Proruppe Emmy Noether: “Conservo una corrente”.
Insomma, fu invero un successo indiscusso.
“Che idee” fè Gauss “non ne gestisco il flusso”.
“Questione di principio: da questo e quel concetto”
Sintetizzò Archimede, “traiamone un sonetto”.
“Ragion ci dette un metodo diverso
Che ‘l mito scalza, e ogn’altra scusa
Che rende la mente per fede illusa.
Metodo d’ogni dogmatismo avverso!
Pur se talvolta procede all’inverso
Dal senso comun, la logica inclusa
Con l’esperimento sopporta l’accusa
Così che ogni sapere ne è emerso.
A questo metodo si paga pegno
Quando s’adegua un modello ai dati
O parlar si vuol di massa ed energia.
Egli sol della natura è degno:
per quanti vi si son affaccendati
la scienza di per se stessa è poesia.”