Sempre uguale ma con geni diversi

3647

Il tuatara (Sphenodon punctatus), un rettile che attualmente vive solamente in piccole isole a largo della Nuova Zelanda, è una delle due specie sopravvissute dell’ordine Rhynchocephalia e, date le sue caratteristiche morfologiche arcaiche, è considerato un fossile vivente. Nonostante il suo aspetto sia molto simile a quello delle lucertole, le linee evolutive di questi due rettili si separarono ben 250 […]

Il tuatara (Sphenodon punctatus), un rettile che attualmente vive solamente in piccole isole a largo della Nuova Zelanda, è una delle due specie sopravvissute dell’ordine Rhynchocephalia e, date le sue caratteristiche morfologiche arcaiche, è considerato un fossile vivente. Nonostante il suo aspetto sia molto simile a quello delle lucertole, le linee evolutive di questi due rettili si separarono ben 250 milioni di anni fa, anche se dai resti fossili emerge che il tuatara ha subito pochissimi cambiamenti morfologici rispetto alle specie affini risalenti a milioni di anni fa.

Un gruppo di biologi dell’Allan Wilson Centre for Molecular Ecology and Evolution ha finalizzato la propria ultima ricerca a comprendere se al bassissimo livello di modificazione fenotipica corrispondesse un altrettanto lento tasso di mutazione nel genoma. Per tale scopo hanno prelevato e sequenziato DNA da alcune ossa di esemplari risalenti a 8.000 anni fa e lo hanno confrontato con quello ricavato da individui viventi.

L’articolo che riporta i risultati, che ha meritato la copertina dela rivista Trends in Genetics, indica un tanto inaspettato quanto veloce tasso di mutazione molecolare. In particolare, i ricercatori hanno sottolineato che il tasso di mutazione riscontrato nel tuatara non era mai stato rilevato in nessun’altra specie fino ad ora. Questa specie, che manifesta tassi metabolici molto lenti, così come quelli riproduttivi, non si pensava potesse presentare una velocità di cambiamento delle sequenze di DNA tanto rapida.

Ad una lenta modificazione fenotipica corrisponde, contrariamente alle aspettative, una serie di rapidi e costanti cambiamenti genetici, situati in regioni che non codificano proteine. La maggior parte delle mutazioni rinvenute nel genoma di questo fossile vivente sono dunque da considerarsi neutrali, quindi non responsabili di modificazioni fenotipiche.

Un esempio di come spesso evoluzione molecolare e morfologica non corrano parallelamente, ma al contrario possano essere disaccoppiate.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons