Serenate notturne
Nel corso dell’evoluzione, le diverse specie animali hanno sviluppato varie strategie per evitare l’accoppiamento con individui di specie differenti che vivono nel medesimo ambiente, fatto che vanificherebbe l’investimento parentale elargito nei confronti della prole, senza alcun ritorno in termini di fitness. Queste strategie, denominate meccanismi di isolamento riproduttivo (o RIM), possono essere suddivise in base al momento in cui intervengono […]
Nel corso dell’evoluzione, le diverse specie animali hanno sviluppato varie strategie per evitare l’accoppiamento con individui di specie differenti che vivono nel medesimo ambiente, fatto che vanificherebbe l’investimento parentale elargito nei confronti della prole, senza alcun ritorno in termini di fitness. Queste strategie, denominate meccanismi di isolamento riproduttivo (o RIM), possono essere suddivise in base al momento in cui intervengono ad evitare l’ibridazione: esistono infatti RIM pre-zigotici, che impediscono l’incontro tra individui di specie differenti e non ne consentono l’accoppiamento, e post-zigotici, che impediscono lo sviluppo di un eventuale embrione ibrido o riducono la fitness di questo in caso di nascita.
Nel regno animale i meccanismi che facilitano il riconoscimento tra conspecifici possono essere svariati, come ad esempio le colorazioni tipiche di ciascuna specie o i display comportamentali messi in atto durante il corteggiamento. Nel complesso, una condizione fondamentale per l’insorgenza di queste barriere riproduttive tra specie affini, dunque potenzialmente più inclini ad ibridare, è la condivisione di un medesimo ambiente.
A tal proposito, un recente studio pubblicato sulla rivista Bmc Biology ha individuato in che modo alcune specie di lemure pigmeo del genere Microcebus, il gruppo di primati dalle dimensioni più piccole al mondo, sono in grado di riconoscere gli individui conspecifici nel cuore della notte, senza alcun supporto della vista.
L’analisi ha preso in considerazione tre specie gemelle o criptiche, che risultano morfologicamente molto simili e il cui status di buona specie è stato accertato solo tramite analisi di tipo molecolare: il microcebo grigio (Microcebus murinus), il microcebo dorato (Microcebus ravelobensis), che vivono in simpatria condividendo le medesime foreste, e il microcebo di Goodman (Microcebus lehilahytsara), che al contrario si trova in altre aree del Madagascar. I ricercatori dell’Università di Hannover che hanno condotto lo studio hanno registrato i canti di corteggiamento dei maschi di tutte e tre le specie, li hanno confrontati tra loro e li hanno infine proposti alle diverse femmine per valutarne le reazioni.
I risultati indicano, come prevedibile, che le femmine risultano maggiormente attratte dalle vocalizzazioni emesse dai maschi conspecifici; tuttavia i richiami delle specie che vivono nello stesso ambiente suscitano significativamente meno interesse di quelli della specie di microcebo allopatrica, indicando, a parità di distanza filogenetica, l’evoluzione in simpatria di meccanismi di isolamento riproduttivo pre-zigotizi che evitano l’ibridazione ed il conseguente annullamento della fitness.
Per la prima volta viene così dimostrata l’importanza di questo tipo di segnali e sistemi di riconoscimento, basati sull’udito e non sulla vista, in specie di primati.
L’articolo “Acoustic divergence in communication of cryptic species of nocturnal primates (Microcebus ssp.)” è disponibile online.
Andrea Romano
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.