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Da due sacchi dell’inchiostro risalenti ad oltre 160 milioni di anni fa, un’interessante scoperta: l’inchiostro dei cefalopodi non si sarebbe modificato nella sua struttura biochimica dal Giurassico ad oggi.Un gruppo di ricercatori ha infatti rinvenuto in un giacimento fossile due sacchetti d’inchiostro, appartenenti a cefalopodi giganti giurassici ed estremamente ben conservati, uno dei quali assolutamente intatto. Grazie a sofisticate procedure […]


Da due sacchi dell’inchiostro risalenti ad oltre 160 milioni di anni fa, un’interessante scoperta: l’inchiostro dei cefalopodi non si sarebbe modificato nella sua struttura biochimica dal Giurassico ad oggi.

Un gruppo di ricercatori ha infatti rinvenuto in un giacimento fossile due sacchetti d’inchiostro, appartenenti a cefalopodi giganti giurassici ed estremamente ben conservati, uno dei quali assolutamente intatto. Grazie a sofisticate procedure di pulizia e analisi, il loro contenuto di melanina, un pigmento biologico estremamente diffuso tra le forme viventi e molto resistente alla degradazione, è stato esaminato dal punto di vista chimico e la struttura confrontata con quella della seppia comune (Sepia officinalis).

Dai risultati, pubblicati su PNAS, emerge un’evidente similarità tra le melanine degli inchiostri delle due specie, ad indicare un bassissimo livello di evoluzione di questa struttura nei cefalopodi. E’ probabile che in questa classe di molluschi l’inchiostro abbia ricoperto sempre un simile ruolo di elusione dei predatori, e che il sistema fosse molto efficace fin dalla sua origine. In questo contesto, l’inchiostro si è mantenuto molto simile nel corso del tempo e non ha dunque subito sostanziali modificazioni dall’azione della selezione naturale, che si è limitata a stabilizzarne una strattura già esistente.

Andrea Romano


Riferimenti:
Keely Glass, Shosuke Ito, Philip R. Wilby, Takayuki Sota, Atsushi Nakamura, C. Russell Bowers, Jakob Vinther, Suryendu Dutta, Roger Summons, Derek E. G. Briggs, Kazumasa Wakamatsu, and John D. Simon. Direct chemical evidence for eumelanin pigment from the Jurassic period. PNAS, May 21, 2012 DOI: 10.1073/pnas.1118448109

Immagine da Wikimedia Commons