Suggerimenti di lettura

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Questa non è una recensione, ma appunto un consiglio (vivace). Quante volte ci capita di avere a che fare con giovani che ci chiedono cosa sia la ricerca e se sia la scelta giusta per loro? Credo che, per chi fa l’insegnante sia un’esperienza quasi quotidiana.  Ora avremo una risposta in più da dar loro: consigliare da lettura de L’imperatore […]


Questa non è una recensione, ma appunto un consiglio (vivace). Quante volte ci capita di avere a che fare con giovani che ci chiedono cosa sia la ricerca e se sia la scelta giusta per loro? Credo che, per chi fa l’insegnante sia un’esperienza quasi quotidiana.  Ora avremo una risposta in più da dar loro: consigliare da lettura de L’imperatore del male – Una biografia del cancro di Siddharta Mukherjee, Neri Pozza, 2011 e I virus non aspettano di Ilaria Capua, Marsilio, 2012.

Son due libri assai diversi uno dall’altro. Il primo è un libro di grande mole, scritto da un oncologo ricercatore, attualmente alla Columbia di New York, che è una sorta di enciclopedia del cancro da tutti i punti di vista: dalla storia dei primi casi segnalati, nell’antico Egitto, al dilagare della malattia ai giorni nostri,  ma anche della storia della lotta dell’uomo contro il cancro, di come sono cambiate le nostre idee sulla malattia, delle vite di quelli che lo hanno combattuto e di molti che ne hanno sofferto, che ne sono guariti, o che ne sono morti. Ma la protagonista vera è la ricerca, e il  bello è che il  libro ce la presenta così come la vive un ricercatore: non come la marcia grandiosa verso il progresso e la conoscenza, come spesso ci viene divulgata, ma come una strada complessa e intricata, piena di vicoli ciechi, di sorprese inaspettate, di delusioni e successi, ma soprattutto della fatica quotidiana dell’artigiano appassionato.

Non fatevi spaventare dalla mole: mi sento di dire che questo libro si fa leggere come un romanzo, poliziesco, nel caso specifico. La sua leggibilità gli ha fatto guadagnare il Premio Pulitzer nel 2011. Il secondo libro è una raccolta di storie narrate da Ilaria Capua, forse la veterinaria italiana più famosa del momento, che dirige un gruppo di una settantina di ricercatori italiani e stranieri all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Ilaria Capua è diventata famosa in tutto il mondo per aver sequenziato il primo ceppo africano di influenza H5N1 e per aver deciso di depositare la sequenza di DNA in una base dati ad accesso aperto allo studio dei ricercatori di tutto il mondo. Una decisione del genere è abbastanza rivoluzionaria da parte di una ricercatrice che ha scelto di mettere a disposizione dei dati prima di avere la priorità della pubblicazione (e di eventuali sviluppi). Per questi risultati le è stato attribuito nel 2011 il Penn Vet Leadership Award in Animal Health dalla University of Pennsylvania.

Il motivo per il quale vi voglio suggerire la lettura di I virus non aspettano, tuttavia, non è per imparare qualcosa dei virus animali. Né perché sia propriamente un’autobiografia: è una raccolta di storie che capitano ad una donna che si impegna nella ricerca e “diventa qualcuno”. Vi leggiamo di successi e sconfitte, di viaggi (tantissimi!), di incontri coi più disparati personaggi anche fuori del mondo della scienza, come politici e amministratori. Dell’incapacità di molti del mondo “di fuori” di capire cosa sia la scienza (soprattutto in Italia!). E così, pian piano, impariamo come è grandioso, coinvolgente, difficile, e entusiasmante fare la ricercatrice. Uso il femminile apposta non solo perché Ilaria Capua è una donna, ma soprattutto perché una parte non trascurabile del libro è dedicata al tema “come si fa a essere donna e madre e moglie e ricercatrice assieme”, un tema che non può non toccare tutti noi: le donne, in prima persona, e gli uomini per le responsabilità che portiamo nei loro confronti. E non lo fa proponendo ricette, ma anzi trasmettendo un senso di difficoltà, mai però dissociarlo dal messaggio “ce l’ho fatta”.   

(avete notato quella strana abitudine degli italiani di storpiare i titoli nelle traduzioni? Il libro di Mukherjee in originale si chiamava L’imperatore di tutte le malattie, una bella differenza)

Marco Ferraguti