Tre nuovi generi di scimmie estinte emergono dagli archivi dal Museo di Storia Naturale di San Diego
La famiglia di primati estinti delle Omomyidae si arricchisce di tre nuovi generi, riscoperti tra i reperti della ricca collezione fossile della Formazione Friars, conservata negli archivi del Museo di Storia Naturale di San Diego
La documentazione fossile dei primati vissuti durante l’Eocene si arricchisce di tre nuovi generi, scoperti attraverso l’analisi dei reperti fossili della Formazione Friars, localizzata lungo la fascia sud-occidentale della regione di San Diego, in California. Ad annunciare la scoperta Amy Atwater e Christopher Kirk, entrambi ricercatori dell’Università del Texas ad Austin, sulla rivista Journal of Human Evolution.
La Formazione Friars accoglie una ricca collezione fossile risalente al medio e tardo Eocene (56 mln – 39.9 mln di anni fa circa), parte della quale descrive fossili di scimmie delle famiglie Adapidae e Omomyidae, entrambe estinte durante questo periodo geologico. Data la ricchezza ma anche l’estrema frammentarietà della documentazione fossile di questa formazione, questa documentazione è stata analizzata già dalla fine degli anni ‘50 ad oggi senza che si giungesse a conclusioni condivise rispetto al numero di generi e alle relazioni filogenetiche tra essi.
In particolare, due analisi pubblicate rispettivamente nel 1980 e nel 1996 (Lillegraven, 1980; Walsh, 1996) hanno suggerito la presenza di generi non ancora classificati appartenenti alla famiglia delle Omomyidae. Dai resti fossili relativi alle scimmie appartenenti a questa famiglia, estinte durante l’Eocene, gli studi pubblicati finora hanno descritto animali dalle grandi orbite oculari, muso corto e piccole dimensioni (non oltre il mezzo chilogrammo). Sebbene la ricostruzione della sua tassonomia non sia ancora unanimemente condivisa, attualmente si descrive la famiglia estinta delle Omomyidae come progenitrice di quella degli attuali Tarsi ed appartenente ad uno dei due sottordini dell’ordine dei Primati, quello delle scimmie Aplorrine. Tale sottordine riveste per noi una certa importanza perché la sua tassonomia include anche la sottofamiglia degli Homininae, a cui appartiene anche il genere Homo.
Partendo proprio dalle pubblicazioni che descrivevano una potenziale presenza di generi della famiglia delle Omomyidae non ancora classificati, i due ricercatori si sono posti l’obiettivo di rianalizzare la documentazione fossile della Formazione Friars, conservata negli archivi del Museo di Storia Naturale di San Diego. A tal scopo, Atwater e Kirk hanno selezionato 24 campioni di denti analizzati con microtomografia computerizzata e, dopo l’analisi morfologica, hanno raccolto i campioni e li hanno interpretati con una analisi filogenetica.
I risultati, secondo quanto affermano gli autori, indicherebbero la presenza di almeno tre nuovi generi di scimmie appartenenti alla famiglia delle Omomyidae: Ekwiiyemakius, Gunnelltarsius e Brontomomys.
Il primo di questi nuovi generi, Ekwiiyemakius, è così chiamato in onore alla valle che accolse la prima tribù di nativi americani della contea di San Diego, Ekwiijemak. L’analisi morfologica dei reperti attribuiti a questo genere convergono nell’associarlo alla famiglia delle Omomyidae, condividendo uno strato di smalto dentale particolarmente liscio e un margine distale particolarmente ristretto. A distinguere questi reperti da quelli di specie già classificate della stessa famiglia (come W. woodringi), invece, sarebbe l’assenza di una doppia protuberanza sulla superficie masticatoria dei canini posteriori e di altri rilievi tipici dei molari superiori di questi primati.
Risultati simili riguardano gli altri due generi scoperti. Gunnelltarsius condivide la stesso cingolo del molare superiore dei primati fossili della famiglia delle Omomyidae, ma la taglia media dei suoi denti è maggiore rispetto a quella di generi già classificati come Washakius e lo stesso Ekwiiyemakius, oltre ad avere estremità taglienti dei molari inferiori mediamente più lunghe. Infine Brontomomys, così chiamato per le dimensioni medie superiori di tutti i reperti ad esso associati, presenta cuspidi e superfici dei molari inferiori e superiori più larghi delle specie note.
Questi dati hanno anche permesso agli autori di inferire la probabile taglia media di queste scimmie, calcolata in circa 113-125 g per Ekwiiyemakius, 275 – 303 g per Gunnelltarsius e 719 – 796 g per Brontomomys.
Le analisi filogenetiche corroborano infine l’ipotesi dei due ricercatori: oltre ad appartenere alla famiglia delle Omomyidae, i due generi Gunnelltarsius e Brontomomys deriverebbero da un progenitore comune (e sarebbero, per la cladistica attuale, gruppi fratelli) all’interno di un clade più ampio che accoglie altri cinque generi, con Ekwiiyemakius come gruppo base dello stesso.
Nelle parole degli autori, queste scoperte ampliano il quadro delle nostre conoscenze rispetto all’evoluzione dei primati durante l’Eocene e mettono le basi per una analisi ancora più approfondita della classificazione finora accettata.
Riferimenti bibliografici:
Amy L. Atwater, E. Christopher Kirk. New middle Eocene omomyines (Primates, Haplorhini) from San Diego County, California. Journal of Human Evolution, 2018; DOI: 10.1016/j.jhevol.2018.04.010
Immagine: di pubblico dominio (da Wikimedia Commons)
Mi sono laureato in Biodiversità ed evoluzione biologica all’Università degli Studi di Milano ed ho conseguito un master in Giornalismo scientifico e comunicazione istituzionale della scienza all’Università degli studi di Ferrara. Mi appassiona la divulgazione e lo studio della storia delle idee scientifiche.