Tre teste per una specie

A volte capita che organismi considerati filogeneticamente lontani risultino in realtà forme diverse della stessa specie, o per effetto della variabilità naturale (specie politipica) e del dimorfismo sessuale (differenza tra maschi e femmine) oppure per fenomeni di sviluppo che portano a consistenti modificazioni anatomiche durante la crescita (in questo caso gli individui giovani sono molto differenti dagli adulti). Recentemente Pikaia […]
Ma le sorprese in questo senso arrivano anche dal passato, in particolare dal Cretaceo e riguardano un gruppo di dinosauri molto conosciuti, i pachicefalosauri, letteralmente “rettili dal cranio spesso”. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista on-line PLoS One, ipotizza infatti che i resti fossili che fino ad ora erano stati assegnati a tre specie di generi diversi, ma imparentate tra loro, non rappresentino altro che fasi successive della crescita di una di esse, il Pachycephalosaurus wyomingensis. Le altre due specie, Dracorex hogwartsia e Stygimoloch spinifer, rappresenterebbero rispettivamente la fase giovanile e quella subadulta della medesima specie.
I tre dinosauri presentano caratteristiche del cranio molto differenti (nell’immagine): Pachycephalosaurus ha infatti una grossa testa liscia, che forse veniva utilizzata nelle interazioni competitive tra maschi; Dracorex, invece, presenta una superficie del cranio liscia contornata, però, da alcune piccole corna situate ai due lati della testa nella regione posteriore; la testa di Stygimoloch, infine, è ricca di piccole estroflessioni simili a spine. Per il resto, l’anatomia facciale e corporea è molto simile tra le tre specie, fatta eccezione per alcune differenze di taglia, per cui Dracorex risulta di dimensioni intermedie tra quelle di Pachycephalosaurus, più grande, e di Stygimoloch, più piccolo.
Tutte queste informazioni, unite al fatto che i resti delle tre specie sono stati rinvenuti negli stessi depositi fossiliferi, ad indicare una possibile convivenza nei medesimi luoghi, hanno portato un gruppo di paleontologi statunitensi a testare l’ipotesi della conspecificità, andando ad analizzare la struttura interna delle ossa. Come gli attuali vertebrati, anche le ossa dei dinosauri giovani, in continua a rapida crescita, dovevano essere ricche di vasi sanguigni, quindi lacunose, mentre quelle degli individui adulti più dense e meno ricche di pori e canali. Dall’analisi emerge che i tessuti ossei di Pachycephalosaurus risultano estremamente compatti, tipici dunque di esemplari adulti, al contrario di quelli di Dracorex e Stygimoloch, più simili a quelli di giovani in fase di crescita.
La possibilità che Pachycephalosaurus, Dracorex e Stygimoloch non siano altro che diversi stadi di sviluppo del primo dei tre è forse più di una semplice ipotesi, anche se andrà verificata da futuri studi.
Andrea Romano
Riferimenti:
John R. Horner, Mark B. Goodwin, Extreme Cranial Ontogeny in the Upper Cretaceous Dinosaur Pachycephalosaurus, Plos One

Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.