Tre ulteriori consigli per migliorare l’insegnamento della biologia evoluzionistica

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Nel numero di giugno della rivista Evolution, David M. Hillis (Alfred W. Roark Centennial Professor, Università del Texas) presentava dieci proposte volte a migliorare la qualità dei libri di testo relativamente ai capitoli di biologia evoluzionistica. Nonostante il target dichiarato dall’autore, i dieci suggerimenti si prestavano ad essere proposti anche per docenti che affrontano questa tematica a livello scolastico. A […]

Nel numero di giugno della rivista Evolution, David M. Hillis (Alfred W. Roark Centennial Professor, Università del Texas) presentava dieci proposte volte a migliorare la qualità dei libri di testo relativamente ai capitoli di biologia evoluzionistica. Nonostante il target dichiarato dall’autore, i dieci suggerimenti si prestavano ad essere proposti anche per docenti che affrontano questa tematica a livello scolastico.

A distanza di pochi giorni dalla pubblicazione di questo articolo, mi sono giunti tre ulteriori suggerimenti da parte di colleghi e lettori di Pikaia, motivo per cui le proposte di Hillis potrebbero essere integrate dai seguenti suggerimenti:

1. Evoluzione non significa solo mutazioni. Le mutazioni giocano sicuramente un ruolo chiave nell’evoluzione dei viventi. Può essere, tuttavia, utile presentare anche altri meccanismi implicati nel generare variazioni genetiche. Tra i possibili esempi, molto importante è il ruolo giocato dalle duplicazioni (sia di porzioni geniche che di geni o genomi completi) poiché i tratti duplicati, essendo privi di costrizioni funzionali, possono evolvere più in fretta dei tratti originali, che sono sottoposti ad elevati vincoli.

2. Il genoma non è un insieme di geni indipendenti, ma un’intricata e complessa serie di network genici che interagiscono l’uno con l’altro. La piena comprensione di questo concetto permetterà quindi di capire che una mutazione in un gene, non necessariamente si tradurrà solamente nella presenza di una proteina con sequenza modificata, quanto nella possibilità di avere alterazioni di più ampia scala, dovute alla perturbazione dei network genici, indotte dalla mutazione.

3. L’estinzione non è un fenomeno marginale nell’evoluzione, né una deviazione patologica dei processi evolutivi, ma una parte importante del gioco della vita. Come suggeriva a tale riguardo David Raup, nel suo libro intitolato L’estinzione. Cattivi geni o cattiva sorte? (Einaudi, 1994), i fenomeni di estinzione sono assai più frequenti di quanto non si pensi e si può stimare pari al 99.9% il numero delle specie estinte rispetto a quelle comparse nel corso della storia della vita sulla Terra.

Non concordi o non ritieni realizzabili uno o più dei suggerimenti proposti? Hai ulteriori suggerimenti che vorresti integrassero l’elenco iniziato da Hillis? Ti piacerebbe applicare i suggerimenti, ma hai difficoltà a reperire il materiale necessario? In tutti questi casi, puoi contattarmi all’indirizzo e-mail mailto:mandrioli.mauro@unimo.it  per suggerire le tue proposte o indicare i tuoi dubbi. Serviranno ad arricchire l’elenco che continueremo a pubblicare su Pikaia.

 

Ecco l’elenco aggiornato dei suggerimenti:

1. mostrare che la ricerca in ambito evoluzionistico è vitale ed in continuo aggiornamento;

2. spiegare che l’evoluzione non significa solamente selezione naturale;

3. usare esempi nuovi;

4. mostrare come l’evoluzione non sia solo un capitolo di un libro di testo, ma sia rilevante nelle nostre vite;

5. fare ricorso, quando possibile, ad esempi provenienti dalla science fiction;

6. includere esempi sperimentali;

7. mostrare come la biologia evoluzionistica non sia una disciplina indipendente, ma piuttosto un approccio che permea tutte le discipline biologiche;

8. enfatizzare l’idea della comune discendenza;

9. enfatizzare l’importanza della biodiversità, mostrando che non consiste solamente nella catalogazione e memorizzazione di numerosissimi nomi scientifici;

10. mostrare la scala del tempo su cui agisce l’evoluzione;

11. spiegare che l’evoluzione non significa solamente mutazioni;

12. mostrare che il genoma non è un insieme di geni indipendenti, ma un’intricata e complessa serie di network genici;

13. spiegare che l’estinzione non è un fenomeno marginale nell’evoluzione.

 

Mauro Mandrioli

 

Per ulteriori approfondimenti su Pikaia:

Mauro Mandrioli (14-06-2007) – Dieci modi per migliorare l’insegnamento della biologia evoluzionistica