Un evoluzionista particolare: Daniele Rosa
In occasione del Darwin Day 2022 Wonder Why, un progetto di Fondazione Airc, dedica un articolo all’evoluzionista Daniele Rosa
La storia dell’evoluzionismo è segnata anche da scienziati che, in particolari periodi storici, avanzarono teorie diverse da quelle di Darwin e Wallace. Uno di questi fu lo studioso italiano Daniele Rosa, che propose la teoria dell’ologenesi: in occasione del Darwin Day ripercorriamo la sua storia.
“Il 27 aprile a Novi Ligure, ove si era ritirato per trascorrere in quiete gli ultimi anni, giunto al termine naturale della sua vita, Daniele Rosa si spegneva come una fiamma che, dopo aver arso fino all’ultimo, improvvisamente si affiochisce e si estingue. Con lui cessava di esistere uno degli uomini più insigni del nostro secolo: la lucidità della sua mente non venne meno che nell’ora in cui venne preso dal sonno per l’ultima volta”.
Cominciava così un articolo pubblicato nel 1944 da Sapere, la più antica rivista italiana di divulgazione scientifica. Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento lo zoologo Daniele Rosa è stato infatti un importante scienziato, noto a livello nazionale e internazionale e premiato per i suoi meriti con onorificenze pubbliche dall’allora Regno d’Italia. Fu a lui che l’Enciclopedia italiana Treccani affidò, nel 1932, la stesura della voce Evoluzione.
Eppure Daniele Rosa è stato oggi quasi dimenticato. Il suo nome non compare più nelle riviste divulgative e si fatica a trovarlo nei libri, divulgativi o meno, di storia della scienza. Anche quando Rosa viene citato, lo si fa quasi sempre dedicandogli una nota a piè di pagina o al massimo un breve paragrafo.
Per quale motivo? La risposta può aiutarci a guardare con occhi un po’ diversi la storia delle idee scientifiche. Prima, però, è utile ricordare un antefatto.
La rivoluzione di Darwin e Wallace La fissità delle specie cominciava a rappresentare un dogma difficile da sostenere, quando a metà Ottocento l’evoluzione cominciò ad affermarsi come fatto scientifico, dopo che in precedenza erano già state proposte alcune teorie. Charles Darwin e Alfred Russel Wallace arrivarono in modo indipendente a elaborare l’idea della selezione naturale quale principale motore dell’evoluzione, ovvero del cambiamento nel tempo delle specie. I due scienziati comunicarono pubblicamente le loro idee, nel 1856 e, soprattutto dopo la pubblicazione de L’origine delle specie di Darwin stesso, rivoluzionarono la scienza.
Ciò nonostante, il peso da dare alla selezione naturale nell’evoluzione continuò a essere a lungo oggetto di discussione. Persino l’anatomista Thomas Henry Huxley, inventore del termine “darwinismo” e detto “il mastino di Darwin” per quanto difendeva l’amico in pubblico, non era del tutto convinto delle nuove teorie. Darwin stesso ammetteva, peraltro, che la selezione naturale non poteva spiegare qualsiasi cambiamento evolutivo, lasciando aperta la porta ad altri meccanismi come, per esempio, l’uso e il disuso delle parti (che ritroviamo nel lamarckismo).
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“Il 27 aprile a Novi Ligure, ove si era ritirato per trascorrere in quiete gli ultimi anni, giunto al termine naturale della sua vita, Daniele Rosa si spegneva come una fiamma che, dopo aver arso fino all’ultimo, improvvisamente si affiochisce e si estingue. Con lui cessava di esistere uno degli uomini più insigni del nostro secolo: la lucidità della sua mente non venne meno che nell’ora in cui venne preso dal sonno per l’ultima volta”.
Cominciava così un articolo pubblicato nel 1944 da Sapere, la più antica rivista italiana di divulgazione scientifica. Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento lo zoologo Daniele Rosa è stato infatti un importante scienziato, noto a livello nazionale e internazionale e premiato per i suoi meriti con onorificenze pubbliche dall’allora Regno d’Italia. Fu a lui che l’Enciclopedia italiana Treccani affidò, nel 1932, la stesura della voce Evoluzione.
Eppure Daniele Rosa è stato oggi quasi dimenticato. Il suo nome non compare più nelle riviste divulgative e si fatica a trovarlo nei libri, divulgativi o meno, di storia della scienza. Anche quando Rosa viene citato, lo si fa quasi sempre dedicandogli una nota a piè di pagina o al massimo un breve paragrafo.
Per quale motivo? La risposta può aiutarci a guardare con occhi un po’ diversi la storia delle idee scientifiche. Prima, però, è utile ricordare un antefatto.
La rivoluzione di Darwin e Wallace La fissità delle specie cominciava a rappresentare un dogma difficile da sostenere, quando a metà Ottocento l’evoluzione cominciò ad affermarsi come fatto scientifico, dopo che in precedenza erano già state proposte alcune teorie. Charles Darwin e Alfred Russel Wallace arrivarono in modo indipendente a elaborare l’idea della selezione naturale quale principale motore dell’evoluzione, ovvero del cambiamento nel tempo delle specie. I due scienziati comunicarono pubblicamente le loro idee, nel 1856 e, soprattutto dopo la pubblicazione de L’origine delle specie di Darwin stesso, rivoluzionarono la scienza.
Ciò nonostante, il peso da dare alla selezione naturale nell’evoluzione continuò a essere a lungo oggetto di discussione. Persino l’anatomista Thomas Henry Huxley, inventore del termine “darwinismo” e detto “il mastino di Darwin” per quanto difendeva l’amico in pubblico, non era del tutto convinto delle nuove teorie. Darwin stesso ammetteva, peraltro, che la selezione naturale non poteva spiegare qualsiasi cambiamento evolutivo, lasciando aperta la porta ad altri meccanismi come, per esempio, l’uso e il disuso delle parti (che ritroviamo nel lamarckismo).
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