Un manuale originale sull’ecologia marina: “Il mare che vive”
Pikaia ha letto per voi “Il mare che vive” di Elena Fumagalli e Jacopo Sacquegno, uscito a maggio per i tipi di Espress
Autori: Elena Fumagalli, Jacopo Sacquegno Titolo: Il mare che vive Anno di pubblicazione: 2022 Editore: Espress edizioni Pagine: 219 Il mondo della divulgazione scientifica, in Italia, sta assumendo varie identità, sperimentando nuovi linguaggi e soluzioni comunicative. Sempre più spesso assistiamo alla commistione tra l’intrattenimento, la satira e la conoscenza, rinunciando talvolta alla precisione e al dettaglio della comunicazione. Viceversa, chi vuole trattare un tema in maniera esaustiva, rischia di sovraccaricare il contenuto di informazioni e dettagli tecnici, di fronte ai quali un pubblico di non esperti potrebbe sentirsi spaesato. Con Il mare che vive Elena Fumagalli (biologa) e Jacopo Sacquegno (biologo e illustratore) raccolgono una sfida importante, poiché vogliono spiegare a quasi tutti, giovani e adulti, l’ecosistema più complesso e ampio del pianeta, quello marino e oceanico.
Il libro può essere a tutti gli effetti considerato una biografia degli oceani e dei mari del mondo. Si presenta come un manuale alla portata di tutti o come un compendio per i più esperti del settore, nel quale gli autori ci spiegano con un linguaggio semplice e lineare la complessa e fitta rete di interazioni che caratterizza questo ecosistema e la vita che lo abita, oltre alle sue caratteristiche fisico-chimiche e geomorfologiche. Durante la lettura prendiamo consapevolezza che l’intero sistema terrestre dipende in larga misura dai preziosi servizi ecosistemici che gli oceani, i mari, e soprattutto la vita che in essi prospera, ci offrono. Questo emerge con chiarezza nei capitoli conclusivi, nei quali viene trattato il nostro rapporto con gli oceani attraverso la pesca e le attività inquinanti.
Abbiamo ormai compreso che l‘esistenza della vita dipende dall’ambiente. Il mare che vive lo mostra bene, ma un lettore attento può cogliere anche l’altra faccia di questa verità. L’idea secondo la quale un ambiente, senza vita al suo interno, non è un ambiente ma “solo” uno spazio nel quale si verificano eventi fisici. É relativamente alla presenza di vita che si può parlare di inquinamento, sostenibilità e infine invocare il tanto desiderato rispetto.
È sul valore della vita che dovrebbe concentrare l’attenzione chi vuole fare divulgazione con l’intenzione non solo di istruire e informare, ma anche sensibilizzare e modificare i comportamenti, poiché solo in un mondo di valore possiamo riconoscere noi stessi come esseri (persone) di valore. È dunque una scelta mirata quella di farci conoscere nel dettaglio le caratteristiche e le abitudini di quelle “infinite e meravigliose forme” che abitano gli oceani, dalla zona epipelagica agli abissi più profondi, dai poli all’equatore. In un manuale destinato a un pubblico vasto (circa il 62,9 %della popolazione ha almeno un titolo secondario), occorre trovare un espediente che lo renda il più possibile leggero e appetibile, senza rinunciare alla precisione dei contenuti. Classicamente questo espediente è l’utilizzo delle foto o dei disegni, che soprattutto nei manuali naturalistici sono di complemento o corredo al testo. Anche in questo senso Il mare che vive raccoglie una sfida, affidando al visual thinker Jacopo Sacquegno il compito di rendere visivamente accattivante e originale il libro, allargando ancora di più la fetta di pubblico a cui si rivolge. Il suo pensiero visuale non è un semplice supporto visivo al testo, ma un libro dentro il libro. Seguendo le sue “infografiche illustrate”, nelle quali è riassunto il contenuto di ogni capitolo, si può leggere l’intero libro dall’inizio alla fine, navigando tra i suoi concetti fondamentali e familiarizzando con il vastissimo vocabolario dell’ecologia (non solo quella marina e oceanica). Il visual thinking non va confuso con l’illustrazione o l’infografica. È uno strumento di comunicazione che permette di tradurre i concetti in simboli grafici e disegni semplici, affiancandoli a parole scritte a mano con lo scopo di facilitarne la comprensione e l’apprendimento. È evidente, leggendo il testo, che gli autori si sono domandati cosa significa fare di divulgazione scientifica. Il mare che vive fornisce quindi descrizioni accurate con un linguaggio accessibile a tutti. Questa è una qualità assolutamente richiesta per finalità didattiche e divulgative, e in questo senso il libro fa centro. Non è facile rendere contro della complessità e della fragilità di un sistema come quello marino e oceanico, con le sue infinite forme di vita e le sue incessanti trasformazioni. Altrettanto difficile è creare un compromesso tra la volontà di fornire una descrizione il più possibile completa e attendibile e la volontà di conquistare l’attenzione del lettore. Dal punto di vista didattico, il manuale illustrato di Elena Fumagalli e Jacopo Sacquegno non lascia nulla di intentato. È un libro che può facilmente essere trovato nella libreria di un professore universitario, come in quella di un giovanissimo studente o di un lettore semplicemente curioso. In generale, quasi nessuno ha voglia di ritornare sui banchi di scuola, a meno che non ci sia già o non gli venga espressamente chiesto quel tipo di sforzo. L’equilibrio tra il registro linguistico utilizzato, l’efficacia delle immagini e la brevità del testo (219 pagine), risolve questo problema. Tuttavia, se si vuole educare oltre che istruire o sensibilizzare a determinati temi, occorre coinvolgere non solo cognitivamente ma anche emotivamente il lettore. Questo compito, che per buone ragioni viene solitamente affidato alle narrazioni, (indipendentemente che raccontino di fatti reali o di finzione) è solo in parte assolto dal pensiero visuale di Jacopo Sacquegno, che riesce splendidamente a tradurre in immagini il filo logico del discorso. Viviamo costantemente immersi in un universo narrativo, e di questo occorre tener conto se si fa divulgazione con l’intenzione di educare. Non è un caso che la favola di Cappuccetto Rosso abbia probabilmente ucciso più lupi di quanti non ne abbiano salvati i manuali di scienze naturali. Non bisogna, a mio modo di vedere, commettere l’errore di voler eliminare i sistemi di credenza, bensì sostituirli con dei nuovi, che siano fondati su conoscenze verificabili anziché su miti o principi soggettivi. Una persona può non sapere nulla di etologia, di ecologia e di ambiente, ma riconoscersi comunque nei valori che un sistema di credenze scientificamente fondato muove. La conoscenza scientifica, in questo senso, non è il fine della divulgazione, ma uno strumento utile a fissare determinati valori all’interno della cultura. Il mare che vive di Elena Fumagalli e Jacopo Sacquegno prova a ottenere questo obiettivo ritraendo la realtà nel modo più fedele possibile e sperimentando nuovi linguaggi per farlo, senza mai abbandonarsi a frasi moraleggianti o che tradiscono un amore ingenuo verso la natura. Il mare che vive fa parte di una collana che comprende Il Bosco che vive e La Montagna che vive (di prossima uscita), un manuale semplice e ordinato, arricchito dall’utilizzo del visual thinking, da affiancare a volumi più narrativi, come il recente memoir Sotto la soglia delle tenebre.
Laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, sto completando un Master in comunicazione ambientale presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Il mio interesse è rivolto alla filosofia della biologia, all’ambiente e alla filosofia della mente in riferimento alle questioni neuroscientifiche.