Un nuovo imperatore
Rinvenuti i fossili di una specie di pinguino del tardo Eocene: è stata chiamata Inkayacu paracasensis.
La scoperta è stata annunciata con la pubblicazione su Science dove il team di ricercatori descrive una nuova specie di pinguino fossile del tardo Eocene, battezzata Inkayacu paracasensis. Per il nome del genere si è scelto di usare le parole Quechua “Inka” (imperatore) e “yacu” (acqua), mentre il nome specifico si riferisce alla località dove è stato effettuato il ritrovamento, la Reserva Nacional de Paracas in Peru.
Alcuni studi recenti avevano fornito alcune informazioni sui cambiamenti osteologici che si sono susseguiti nell’evoluzione dei pinguini e delle loro abilità nel “volo” subacqueo, ma prima di questo ritrovamento era difficile dire qualcosa sui cambiamenti avvenuti nel loro piumaggio. Oltre alla descrizione di un nuovo genere e di una nuova specie l’eccezionalità della scoperta, infatti, risiede nel fatto che si è stati in grado di osservare nel fossile delle piume conservate che preservavano la morfologia dei melanosomi, le strutture cellulari che forniscono alle piume sia il colore che la caratteristica resistenza. Tali osservazioni hanno permesso ai ricercatori di affermare che le piume di Inkayacu paracasensis variavano nel colore tra grigio, rosso e marrone, e che la forma delle ali e delle piume lo rendevano un potente nuotatore. Ma le osservazioni sul colore del piumaggio ci dicono qualcosa anche sull’ecologia e il comportamento di questi animali.
Lo stile “in smoking”, bianco e nero, delle specie di pinguino oggi viventi, infatti, sarebbe comparso in seguito nella storia evolutiva di questi uccelli. Tali colori sono associati a dei melanosomi molto grandi e dalla forma e organizzazione molto diversa rispetto a quelle che si possono ritrovare in tutti gli altri uccelli viventi, ma anche in quelli di Inkayacu paracasensis.
Sapendo che i melanosomi sono importanti sia per la colorazione che per le caratteristiche fisiche della piuma, i ricercatori sostengono che, sebbene vada meglio considerato il contesto dei predatori presenti nel mari del passato, nel corso dell’evoluzione le pressioni selettive che hanno portato alla modificazione dei melanosomi avrebbero premiando le strutture che permettevano una migliore idrodinamicità.
Il team di ricercatori che ha effettuato la scoperta è guidato da Julia Clarke della University of Texas, autrice di altri importanti studi sull’evoluzione dei pinguini, e include altri scienzati della North Carolina State, Yale University e della University of Akron.
Riferimenti:
Julia A. Clarke, Daniel T. Ksepka, Rodolfo Salas-Gismondi, Ali J. Altamirano, Matthew D. Shawkey, Liliana D’Alba, Jakob Vinther, Thomas J. DeVries, Patrice Baby, Fossil Evidence for Evolution of the Shape and Color of Penguin Feathers. Science [DOI: 10.1126/science.1193604]
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Chiara Ceci, naturalista, si occupa di comunicazione della scienza. Autrice di “Emma Wedgwood Darwin. Ritratto di una vita, evoluzione di un’epoca” (Sironi, 2013).