Un prato ricco di fiori selvatici: un piccolo gesto con un grande effetto sulla biodiversità e sul cambiamento climatico

fiori biodiversità

Fiori colorati non fanno bene solo all’occhio e allo spirito, ma possono apportare un beneficio concreto. Un gesto così semplice nasconde un enorme potenziale per la tutela della biodiversità e i cambiamenti climatici.

Il King’s College, che sorge su un terreno acquistato nel 1440 da Enrico VI, si trova al centro di Cambridge. Nella parte posteriore all’edificio di Gibbs è situato il Back Lawn, un grande spazio verde confinante direttamente con il fiume Cam. Nell’autunno del 2019, l’organo direttivo del King’s College ha deciso di seminare una parte del prato posteriore con fiori selvatici: l’obiettivo era quello di favorire l’aumento della fauna selvatica e ridurre le emissioni di gas serra, fornendo al contempo maggiori benefici al college e alla più ampia comunità della città. Questo è l’ambito nel quale si è mosso il team di ricerca, di cui fanno parte anche tre studenti, condotto dalla dottoressa Cicely Marshall, ricercatrice del King. Per questo studio, ora pubblicato sulla rivista Ecological Solutions and Evidence, sono state seminate tre diverse combinazioni di sementi: un mix di semi composto da specie perenni, destinato a costituire la flora a lungo termine del prato, una combinazione di semi per piante annuali e un mix supplementare composto da specie con minore probabilità di attecchimento, ma di alto valore conservazionistico. L’obiettivo della ricerca è quello di monitorare gli effetti di queste specie vegetali introdotte sulla biodiversità e il loro potenziale effetto positivo sul clima.

Lo scenario dopo la semina è molto differente

La ricchezza e l’abbondanza medie di piante, ragni e insetti, nematodi e pipistrelli registrate nel prato nel 2021 sono state confrontate con il prato di base prima della semina e con il prato di controllo. Dai dati risulta che la ricchezza di specie vegetali era 3,6 volte superiore rispetto al prato di controllo nel 2021, accompagnato dall’aumento del numero di specie di ragni e insetti registrati, che è stato di 3,7 volte superiore. In generale la biomassa totale degli invertebrati risulta 25 volte superiore, confrontata alla situazione di partenza. In cima alla catena alimentare, i pipistrelli insettivori sono stati osservati 3,1 volte più spesso nella zona “selvatica” rispetto al prato curato, e in media sono state registrate più specie di chirotteri sull’area con i fiori selvatici ogni notte. Al contrario nel sottosuolo nulla è cambiato, non è stata riscontrata alcuna differenza nella ricchezza di specie di nematodi. Un altro dato è invece rilevante: il prato con fiori selvatici ospita 14 specie con priorità di conservazione, rispetto alle 6 specie presenti nella situazione antecedente la semina. La gestione di un prato a fiori selvatici, inoltre, richiede molti meno interventi di manutenzione e cura: è stato stimato grazie a metodi informatici su immagini ad alta risoluzione esportate dal sito web della University Map, che la conversione di tutta l’attuale area esterna del college, pari a 43,7 ettari, in un prato con fiori selvatici, ridurrebbe le emissioni annuali di gas serra di 59,55 tonnellate di CO2 equivalente all’anno e costerebbe 51.713 sterline in meno. Un manto erboso più alto inoltre riflette maggiormente la luce incidente sulla superficie, contribuendo a mantenere un microclima urbano più fresco. Anche la lunghezza del corpo degli invertebrati sembra variare in relazione alla cura del prato. La media dei dati raccolti mostra come gli invertebrati siano di più grandi dimensioni nell’area lasciata libera di crescere e questo fa pensare che la maggiore altezza del manto erboso permetta ai taxa con corpo più grande di evitare la predazione degli uccelli, aumentando la ricchezza di specie, l’abbondanza e la biomassa.

Anche gli studenti del King’s College supportano i prati selvatici

I ricercatori hanno indagato inoltre l’effetto dei prati di fiori selvatici sulle persone tramite interviste rivolte prevalentemente membri dell’università, principalmente studenti: è stato registrato un forte sostegno per il prato incolto. La comunità di Cambridge si è infatti dimostrata favorevole all’aumento di prati più ecologicamente preziosi e belli nelle proprietà del college, le persone si sono rivelate sensibili al tema, supportando la piantagione di prati ricchi di selvatici in concomitanza con il mantenimento o l’aumento dell’accesso agli spazi verdi per la ricreazione. Questo tema è particolarmente sentito, visto che l’ingresso al prato è stato tradizionalmente limitato ai soli membri senior dei college. Le persone intervistate hanno ritenuto importante che l’Università e i College assumano un ruolo di leadership nella gestione delle loro proprietà per la natura e la fauna selvatica, sostenendo gli sforzi del Consiglio comunale. Questo studio adotta un approccio interdisciplinare, evidenziando il valore dei piccoli progetti per la biodiversità locale e per la riduzione di emissioni di gas serra, oltre a servizi culturali. I risultati suggeriscono che manti erbosi seminati con fiori selvatici al posto di un’area prato sia un contributo piccolo ma utile e facilmente attuabile, che porta a una notevole riduzione nelle emissioni e sostanziali benefici sia per la fauna selvatica che per le persone. Riferimenti: Cicely A.M. Marshall et Al. “Urban wildflower meadow planting for biodiversity, climate and society: An evaluation at King’s College, Cambridge”, Proceedings of British Ecological Society, 23 Mar 2023 doi:10.1002/2688-8319.12243 Immagine: Geoff Moggridge, “The meadow replaces the iconic lawn behind King’s College Chapel”, via Eurekalert