Una riflessione sul male in chiave evoluzionistica
Giorgio Macellari, Una riflessione sul male in chiave evoluzionistica, Anthropos & Iatria N° 4, anno 14 (2010) Ci sono date storiche indelebili. Tutti sappiamo cosa significano 12 ottobre 1492 e 20 luglio 1969. Probabilmente le generazioni future manderanno a mente il 20 maggio 2010. In quel giorno di primavera un annuncio ha solcato l’etere del mondo, approdando sui media e […]
Ci sono date storiche indelebili. Tutti sappiamo cosa significano 12 ottobre 1492 e 20 luglio 1969. Probabilmente le generazioni future manderanno a mente il 20 maggio 2010. In quel giorno di primavera un annuncio ha solcato l’etere del mondo, approdando sui media e scuotendo gli animi di molti. Cos’è successo di così straordinario, quel giorno? Che Craig Venter & C. dell’Università di San Diego, in California, hanno concluso – dopo 15 anni di lavoro – il progetto di costruzione di un germe, utilizzando il contenitore di un comune batterio e infilandoci dentro una sequenza artificiale di geni (un DNA sintetico). Per la precisione, hanno assemblato pezzo per pezzo (circa tre milioni di coppie di basi) un genoma quasi identico a quello del Mycoplasma mycoides e l’hanno trasferito nel contenitore di un altro germe, il Mycoplasma capricolum, dopo averlo privato del suo genoma. Il risultato si chiama Mycoplasma laboratorium: un batterio prima non esistente in natura. Oltre al primato di essere uno degli organismi viventi più piccoli, tale creatura ha anche la capacità di riprodursi.