Uno pterosauro ficcanaso
Dall’infuocato deserto del Marocco provengono i resti di uno pterosauro finora sconosciuto. Nominato Leptosomia begaaensis, il nuovo arrivato aveva un becco appiattito adatto a cacciare sondando il terreno, una caratteristica mai vista prima nei rettili volanti
Dal Marocco provengono i fossili di un piccolo pterosauro. Oltre a essere una specie finora sconosciuta, il nuovo arrivato aveva un becco molto lungo, utilizzato probabilmente per sondare il terreno alla ricerca di prede. Nominato Leptosomia begaaensis, si tratta del primo pterosauro conosciuto a possedere questo adattamento. La descrizione è stata pubblicata in un articolo sulla rivista Cretaceous Research.
La scoperta è avvenuta sull’altipiano di Aferdou N’ Chaft, nel sud-est del Marocco. I resti fossili risalgono al Cretaceo medio, tra i 113 e i 94 milioni di anni fa, e provengono dallo straordinario ricettacolo che è il Kem Kem group (delle eccezionali scoperte effettuate in questa formazione geologica Pikaia ha parlato qui e qui).
Finora sono stati riconosciuti solo due reperti, frammenti del becco dell’animale provenienti dalla mascella (nota come rostro) e dalla mandibola. La struttura ossea è consistente con quella degli pterosauri, e l’osso è molto liscio, suggerendo che si tratti di un individuo adulto. Non doveva avere dimensioni impressionanti, circa le stesse di un tacchino, ma il suo becco presenta caratteristiche finora mai riscontrate in altri rettili volanti. Era, da quanto è possibile ricostruire, molto lungo e snello, e appiattito in senso dorso-ventrale. Tramite l’uso di tomografia computerizzata ai raggi X è stato possibile mappare il network di canali presenti all’interno del becco, che dovevano ospitare numerose terminazioni nervose.
Queste strutture sono compatibili con una strategia di caccia finora mai vista negli pterosauri. Leptosomia avrebbe usato il becco lungo e robusto per sondare il fango, o altri tipi di sedimenti, alla ricerca di vermi, insetti, crostacei ed altri piccoli animali. Le terminazioni nervose presenti nel becco dovevano essere di grande aiuto per percepire le prede, altrimenti invisibili. Questa ipotesi è corroborata dal paragone con uccelli moderni dotati di un becco simile a quello dell’antico pterosauro, come il kiwi, il chiurlo o le varie specie di ibis, che adottano tattiche simili.
Gli pterosauri erano un ordine ampissimo di specie, al cui interno di possono contare numerose tipologie di adattamenti ad altrettanto numerose strategie di caccia e approvvigionamento. Leptosomia begaaensis è un altro tassello nella ricostruzione di questo variegato gruppo di rettili, i primi vertebrati ad aver mai spiccato il volo.
Riferimenti:
Roy E. Smith et al. 2021. A long-billed, possible probe-feeding pterosaur (Pterodactyloidea: Azhdarchoidea) from the mid-Cretaceous of Morocco, North Africa. Cretaceous Research 118: 104643; doi: 10.1016/j.cretres.2020.104643
Riferimenti immagine: Image credit: Megan Jacobs, University of Portsmouth.
Dopo la laurea magistrale in Quaternario, Preistoria e Archeologia, conseguita presso l’Università di Ferrara, si iscrive al master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza, grazie al quale inizia a collaborare con Pikaia. Con l’intenzione di continuare la divulgazione della scienza, in particolare della paleontologia, ha partecipato alla fondazione dell’associazione La Lampada delle Scienze.