Uomo di Denisova: sempre più specie a sé stante
Solo alcuni mesi fa descrivevamo la scoperta, nella grotta siberiana di Denisova, di un dito mignolo umano risalente a circa 40.000 anni fa. Dalle prime analisi sul DNA mitocondriale, gli autori avevano ipotizzato che si trattasse di una specie ben differenziata sia dai Neanderthal sia dagli uomini moderni ma appartenente al genere Homo (Una nuova specie di Homo?). Ma la […]
Solo alcuni mesi fa descrivevamo la scoperta, nella grotta siberiana di Denisova, di un dito mignolo umano risalente a circa 40.000 anni fa. Dalle prime analisi sul DNA mitocondriale, gli autori avevano ipotizzato che si trattasse di una specie ben differenziata sia dai Neanderthal sia dagli uomini moderni ma appartenente al genere Homo (Una nuova specie di Homo?). Ma la cautela era d’obbligo e bisognava attendere ulteriori ricerche che confermassero questa ipotesi. Ebbene, nell’ultimo numero del 2010, la rivista Nature pubblica la prima di queste conferme, che rende sempre più probabile lo status di specie a parte dell’uomo di Denisova (a cui, per prudenza, non è ancora stato attribuito un nome scientifico).
Lo studio si basa su due diverse evidenze: innanzitutto, è stata confrontata la morfologia di un dente recentemente rinvenuto nella medesima grotta con quella di uomini moderni e uomini di Neanderthal. In secondo luogo, i ricercatori hanno sequenziato alcuni frammenti di DNA, questa volta nucleare, e le hanno comparate con quelle di H. sapiens e H. neanderthalensis.
Entrambe le analisi sono concordi (e in accordo con quelle precedenti condotte sul genoma mitocondriale) nel designare l’uomo di Denisova come una specie a parte rispetto alle altre due. Inoltre, sembra che questa specie fosse più strettamente imparentata con i Neanderthal piuttosto che con l’uomo moderno. Ma il risultato certamente meno prevedibile e più interessante è l’affinità tra il genoma dell’uomo di Denisova e quello delle attuali popolazioni umane che vivono nell’arcipelago della Nuova Guinea. Tra il 4 e il 6% del DNA di queste popolazioni, infatti, sarebbe derivato da questa specie siberiana, indicando fenomeni di ibridazione tra le due specie, come probabilmente avvenne anche tra H. sapiens e H. neanderthalensis (Il genoma dei Neanderthal).
Il quadro dell’evoluzione del genere Homo nel corso degli ultimi 500.000 anni, dunque, si complica ulteriormente. Ecco l’ipotesi degli autori: in un periodo compreso tra 400.000 e 300.000 anni fa, un gruppo umano ancestrale fuoriuscì dal continente africano e si separò in breve tempo in due linee, quella che diede origine ai Neanderthal che andò a occupare l’Europa e quella dell’uomo di Denisova che si spostò verso est. Successivamente, intorno a 80-70.000 anni or sono, ebbe luogo un’ulteriore migrazione fuori dall’Africa, che interessò gli uomini moderni: questi, nella loro rapida diffusione e colonizzazione dell’Eurasia, incontrarono e si ibridarono sia con i Neanderthal (in Europa), che tutt’ora contribuirebbero al patrimonio genetico degli attuali uomini non africani, che con la terza specie di Homo (in Asia), lasciando testimonianze negli abitanti della Melanesia.
L’uomo di Denisova è sempre più una specie a sé stante: il mondo, 40.000 anni fa, vedeva convivere ben 4 specie distinte del genere Homo, H. sapiens, H. neanderthalensis, H. floresiensis e l’uomo di Denisova, a cui è ormai sempre più probabile che verrà assegnato un nome scientifico.
Andrea Romano
Riferimenti:
David Reich, Richard E. Green, Martin Kircher, Johannes Krause, Nick Patterson, Eric Y. Durand, Bence Viola, Adrian W. Briggs, Udo Stenzel, Philip L. F. Johnson, Tomislav Maricic, Jeffrey M. Good, Tomas Marques-Bonet, Can Alkan, Qiaomei Fu, Swapan Mallick, Heng Li, Matthias Meyer, Evan E. Eichler, Mark Stoneking, Michael Richards, Sahra Talamo, Michael V. Shunkov, Anatoli P. Derevianko, Jean-Jacques Hublin, Janet Kelso, Montgomery Slatkin, Svante Pa¨a¨bo. Genetic history of an archaic hominin group from Denisova Cave in Siberia. Nature, 2010; DOI: 10.1038/nature09710
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.