Non c’è competizione, i migliori cantanti di yodel sono le scimmie del Nuovo Mondo

scimmie yodel

I ricercatori dell’Anglia Ruskin University (ARU) e dell’Università di Vienna hanno svelato il segreto alla base delle performance delle scimmie del Nuovo Mondo, che superano ampiamente i migliori yodelers conosciuti

Immensi prati verdi, sullo sfondo montagne che svettano contro un cielo azzurro e limpido e uomini vestiti di tutto punto, con camicia bianca, gilet e pantaloni al ginocchio, talvolta con bretelle, che cantano il classico “Jol-hol-à-hi-hu”: questa è l’immagine che salta alla mente quando si parla dello yodel.

Chi avrebbe mai detto che, in realtà, ci sbagliamo? Le scimmie del nuovo mondo (ordine dei Platyrrhini) originarie del Centro e del Sud America, sono più talentuose dei migliori yodelers conosciuti! Ebbene sì e ce lo dimostra la ricerca “Monkey yodels’—frequency jumps in New World monkey vocalizations greatly surpass human vocal register transitions” a opera di esperti dell’Anglia Ruskin University (ARU) e dell’Università di Vienna e pubblicata sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B.

Voce di petto e voce di testa, la loro conoscenza non è prerogativa unicamente dei cantanti

Prima di addentrarci nei dettagli della fonazione degli animali, è utile comprendere i principi alla base di questa particolare modalità di canto. I registri vocali coinvolti sono due, in quanto lo yodel è generato da un brusco passaggio da quello chiamato “di petto”, che utilizziamo tutti nel linguaggio parlato, al registro definito “di testa”, la cui padronanza costituisce la base per i cantanti. La differenza principale tra questi due registri, originati nella laringe, è che il primo, detto anche M1, è prodotto prevalentemente dalla vibrazione a bassa frequenza delle corde vocali, accompagnata da una loro rotazione grazie alle cartilagini aritenoidi, mentre M2, la voce di testa, è prodotta tipicamente con una più alta frequenza di vibrazione senza una rotazione pronunciata. Per comprendere come le scimmie del nuovo mondo padroneggino il passaggio tra questi due registri vocali, I ricercatori hanno registrato e analizzato i richiami di dodici esemplari di primati, appartenenti a sei specie differenti (Alouatta caraya, Alouatta sara, Ateles chamek, Cebus albifrons, Saimiri boliviensis e Sapajus apella) presso il santuario della fauna selvatica di La Senda Verde, in Bolivia. Sono inoltre state studiate due laringi appartenenti a maschi di scimmia cappuccina dal ciuffo (Sapajus apella), prelevate da individui che hanno subito eutanasia, in quanto in condizioni impossibili da recuperare.

Per analizzare la produzione vocale delle scimmie, i ricercatori hanno combinato registrazioni acustiche con l’elettroglottografia (EGG), una tecnica che consente di monitorare in tempo reale il contatto tra le corde vocali. L’EGG ha permesso di evidenziare i cambiamenti nei meccanismi vibratori anche in condizioni ambientali rumorose, dove i semplici segnali acustici risultavano meno chiari.

Il segreto nascosto delle scimmie yodeler

Il richiamo di una scimmia cappuccina dal ciuffo ascoltato in tempo reale e rallentato, mentre il Dr. Christian Herbst dell’Università di Vienna spiega i salti di frequenza che avvengono durante l’emissione. Crediti: Dr Christian Herbst, University of Vienna, via Eurekalert

Le registrazioni hanno messo in evidenza che i versi prodotti da queste scimmie possono presentare salti di frequenza fino a cinque volte più ampi rispetto a quelli riproducibili dalla voce umana e che, mentre gli yodelers umani coprono tipicamente un’ottava o meno, le scimmie in analisi sono in grado di superare tre ottave musicali! Un altro aspetto interessante osservato è il fenomeno di isteresi: il passaggio da una modalità vibratoria all’altra non avviene sempre con gli stessi parametri di controllo. Questo significa che, a seconda della “direzione” del cambiamento, il salto di frequenza si verifica in momenti leggermente diversi, un comportamento analogo a quello riscontrato nei cambi di registro vocali degli esseri umani.

Le osservazioni anatomiche hanno svelato il trucco di questi portentosi cantanti, ovvero la presenza di sottili membrane vocali a livello della laringe, che sono state perse nel processo evolutivo dell’essere umano, forse per consentire la produzione di una fonazione più stabile e ricca di armoniche per il parlato.

Oltre alle osservazioni anatomiche, i ricercatori hanno utilizzato un modello computazionale ispirato al comportamento laringeo (il “modello di Neubauer”) per simulare le oscillazioni delle membrane vocali. Questa simulazione ha confermato che i salti di frequenza osservati nei richiami sono causati dall’entrata in vibrazione delle membrane vocali, in modo analogo a quanto registrato negli esperimenti diretti.

È possibile invece che questa peculiarità si sia evoluta nelle scimmie specificamente per arricchire il loro repertorio di richiami, potenzialmente utilizzati per attirare l’attenzione e segnalare l’individualità. I risultati ottenuti in questa ricerca mettono in evidenza come una maggiore complessità nella produzione vocale non sempre sia determinata a livello del sistema nervoso centrale, ma possa derivare da una variazione anatomica.

Questi risultati suggeriscono che la perdita evolutiva delle membrane vocali negli esseri umani potrebbe aver favorito una fonazione più stabile, necessaria per l’emergere del linguaggio articolato. Al contrario, nelle scimmie del Nuovo Mondo, la presenza delle membrane potrebbe essersi evoluta per ampliare la varietà e complessità dei richiami, aumentando la loro capacità comunicativa e individualizzante.

Riferimenti:

Christian T. Herbst et al., “‘Monkey yodels’—frequency jumps in New World monkey vocalizations greatly surpass human vocal register transitions”, 03 April 2025, proceedings of Philosophical Transactions of the Royal Society B doi: 10.1098/rstb.2024.0005

Immagine: “Black and gold howler monkeys (Alouatta caraya)” – photo by Dr Jacob Dunn, Anglia Ruskin University via Eurekalert