L’esplosione di vita di Ediacara
Prima dell’esplosione del Cambriano ci fu quella di Ediacara
Fin dalla loro scoperta nel 1946, i fossili di Ediacara, così chiamati per la località australiana in cui furono rinvenuti in gran numero, hanno sempre suscitato interpretazioni contrastanti a partire da quando il paleontologo Martin Glaessner ritenne che rappresentassero degli esponenti primitivi di gruppi moderni. Si capì in seguito che, al contrario, costituivano una fauna che non aveva rapporti di parentela con nessuna delle attuali forme di vita pluricellulare. L’unico fatto certo riguardo gli organismi di Ediacara è che sono i più antichi organismi pluricellulari fino ad ora conosciuti, risalenti ad almeno 575 milioni di anni fa, prima della cosiddetta “esplosione del Cambriano”, l’imponente radiazione adattativa che diede origine a tutte le forme di vita odierne e ad altre ormai estinte, avvenuta tra 542 e 520 milioni di anni fa.
La fauna di Ediacara presenta, dal punto di vista morfologico, delle forme inconsuete per quella che è l’attuale percezione degli organismi animali pluricellulari. Infatti, il loro corpo molle assumeva perlopiù forme appiattite e divise in sezioni che ricordano le odierne piante, ma probabilmente sostenute da uno scheletro idraulico.
Un gruppo di paleontologi del Virginia Polytechnic Institute and State University di Blacksburg ha svolto un’analisi approfondita sui fossili di Ediacara, in seguito a cui ha ipotizzato un’evoluzione esplosiva di queste strane ed estinte forme di vita marine. Lo studio ha preso in considerazione 50 caratteri morfologici di circa 200 specie diverse, che possono essere raggruppate cronologicamente in tre differenti periodi: Avalon, White Sea e Nama, dal nome delle rispettive località in cui abbondano i ritrovamenti fossili corrispondenti. Sorprendentemente, nonostante il numero di specie rinvenute fosse inferiore, tutti i differenti piani anatomici riscontrati nel secondo e nel terzo stadio dei fossili di Ediacara sono presenti anche nel periodo Avalon. Questa corrispondenza ha suggerito ai paleontologi la possibilità che, come nel caso dell’esplosione del Cambriano, l’evoluzione di questa fauna parallela sia avvenuta in tempi molto brevi. Sulle pagine della rivista Science, i ricercatori hanno chiamato questo fenomeno “esplosione di Avalon”. Dunque, circa 30 milioni di anni prima dell’esplosione del Cambriano, vi fu un’altro importante episodio in cui in un breve intervallo di tempo si diversificarono moltissime forme di vita.
Non si conoscono le cause di questa imponente radiazione adattativa, tuttavia l’esplosione di Avalon coincide in maniera quasi perfetta ad un sostanziale aumento della concentrazione di ossigeno nelle acque degli oceani, fattore che avrebbe potuto favorire lo sviluppo della vita subacquea. Un’altra ipotesi potrebbe essere ricercata nel riscaldamento delle acque successivo ad un periodo di freddo globale.
La fauna di Ediacara fornisce due importanti insegnamenti: innanzitutto esemplifica perfettamente una delle più recenti conquiste della biologia evoluzionistica, ovvero che le novità evolutive spesso non sono il frutto di processi lenti e continuativi, bensì si originano in brevi intervalli di tempo in cui vi sono le condizioni adatte. In secondo luogo, gli organismi avaloniani rappresentano un precoce esperimento evolutivo di pluricellularità non andato a buon fine, uno degli innumerevoli tentativi evolutivi falliti, dato che nessuna forma di vita odierna può essere considerata sua discendente.
Non si conoscono le ragioni dell’estinzione di questi organismi, ma, come scrive S.J. Gould nel suo capolavoro “La vita meravigliosa”: “La vita avrebbe potuto prendere la via di Ediacara o la via moderna, ma la via di Ediacara ne uscì totalmente sconfitta, e non sappiamo perchè“. E ancora: “La vita avrebbe mai potuto evolversi sino alla coscienza lungo questa via alternativa dell’anatomia di Ediacara? Probabilmente no.”
Da qui è possibile accedere ad alcune immagini dei fossili di Ediacara.
La foto è tratta da Wikimedia Commons.
La fauna di Ediacara presenta, dal punto di vista morfologico, delle forme inconsuete per quella che è l’attuale percezione degli organismi animali pluricellulari. Infatti, il loro corpo molle assumeva perlopiù forme appiattite e divise in sezioni che ricordano le odierne piante, ma probabilmente sostenute da uno scheletro idraulico.
Un gruppo di paleontologi del Virginia Polytechnic Institute and State University di Blacksburg ha svolto un’analisi approfondita sui fossili di Ediacara, in seguito a cui ha ipotizzato un’evoluzione esplosiva di queste strane ed estinte forme di vita marine. Lo studio ha preso in considerazione 50 caratteri morfologici di circa 200 specie diverse, che possono essere raggruppate cronologicamente in tre differenti periodi: Avalon, White Sea e Nama, dal nome delle rispettive località in cui abbondano i ritrovamenti fossili corrispondenti. Sorprendentemente, nonostante il numero di specie rinvenute fosse inferiore, tutti i differenti piani anatomici riscontrati nel secondo e nel terzo stadio dei fossili di Ediacara sono presenti anche nel periodo Avalon. Questa corrispondenza ha suggerito ai paleontologi la possibilità che, come nel caso dell’esplosione del Cambriano, l’evoluzione di questa fauna parallela sia avvenuta in tempi molto brevi. Sulle pagine della rivista Science, i ricercatori hanno chiamato questo fenomeno “esplosione di Avalon”. Dunque, circa 30 milioni di anni prima dell’esplosione del Cambriano, vi fu un’altro importante episodio in cui in un breve intervallo di tempo si diversificarono moltissime forme di vita.
Non si conoscono le cause di questa imponente radiazione adattativa, tuttavia l’esplosione di Avalon coincide in maniera quasi perfetta ad un sostanziale aumento della concentrazione di ossigeno nelle acque degli oceani, fattore che avrebbe potuto favorire lo sviluppo della vita subacquea. Un’altra ipotesi potrebbe essere ricercata nel riscaldamento delle acque successivo ad un periodo di freddo globale.
La fauna di Ediacara fornisce due importanti insegnamenti: innanzitutto esemplifica perfettamente una delle più recenti conquiste della biologia evoluzionistica, ovvero che le novità evolutive spesso non sono il frutto di processi lenti e continuativi, bensì si originano in brevi intervalli di tempo in cui vi sono le condizioni adatte. In secondo luogo, gli organismi avaloniani rappresentano un precoce esperimento evolutivo di pluricellularità non andato a buon fine, uno degli innumerevoli tentativi evolutivi falliti, dato che nessuna forma di vita odierna può essere considerata sua discendente.
Non si conoscono le ragioni dell’estinzione di questi organismi, ma, come scrive S.J. Gould nel suo capolavoro “La vita meravigliosa”: “La vita avrebbe potuto prendere la via di Ediacara o la via moderna, ma la via di Ediacara ne uscì totalmente sconfitta, e non sappiamo perchè“. E ancora: “La vita avrebbe mai potuto evolversi sino alla coscienza lungo questa via alternativa dell’anatomia di Ediacara? Probabilmente no.”
Da qui è possibile accedere ad alcune immagini dei fossili di Ediacara.
La foto è tratta da Wikimedia Commons.
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.